Torre Di Palme | I Borghi più Belli d'Italia
- ️kootj
- ️Thu Feb 23 2017
Borgo prediletto dai molti villeggianti che ne sanno apprezzare il fascino, Torre di Palme propone scorci urbani incomparabili; le anguste vie, strette tra le facciate in cotto delle case fiorite di gerani, inquadrano ampie vedute del mare e delle colline circostanti. Visitando le sue belle chiese medievali ci si immerge in un’atmosfera di altri tempi.
Lungo il corso, poco oltre l’antico palazzo priorale, si incontra la Chiesa gotica di S. Agostino, che conserva un pregevole polittico di Vittore Crivelli: trafugato nel 1972, è stato in seguito recuperato e restaurato, pur mancando all’appello tre scomparti della predella. Una profusione di colori smaltati, vivificati dall’oro dei fondi, definisce le icastiche immagini dei Santi schierati su due ordini ai lati del trono sul quale siedono la Vergine col Bambino. La cornice originale in legno intagliato e dorato ancora unisce le varie tavole dipinte, formando un insieme coerente, spazialmente scandito secondo il ritmo disteso e pacato che ribadisce il tono malinconico dei volti.
Proseguendo lungo il corso si giunge alla chiesa di Santa Maria a Mare, le cui strutture murarie recano i segni di varie modifiche subite nel corso dei secoli che non hanno del tutto cancellato l’impianto gotico del tempio. Splendenti bacini in maiolica risalenti al XIV secolo ne decorano la facciata e il campanile, mentre all’interno, sulla parete sinistra del presbiterio, ancora si ravvisa una gentile raffigurazione della Madonna di Loreto, affrescata da un ignoro pittore locale operante nell’orbita di Paolo da Visso. Usciti dalla chiesa, un ampio belvedere consente all’occhio di spaziare lungo le rive sabbiose dominando l’abitato di Porto San Giorgio, il moderno porto turistico e l’antico santuario di Santa Maria a Mare, sin dal medioevo importante centro devozionale di grande richiamo.
Nel contesto del caratteristico borgo di Torre di Palme si inserisce la passeggiata al Bosco del Cugnolo, un breve e facile percorso (2 km) che si svolge lungo un tratto di duna fossile del Poliocene, a poche centinaia di metri dal mare, attraverso un piccolo boschetto che rappresenta uno dei pochi lembi residui di vegetazione mediterranea del litorale marchigiano ed ha un eccezionale valore botanico morfologico. Il percorso del bosco del Cugnolo è facilmente individuabile per la presenza di alcuni paletti di legno conficcati nel terreno apposti della locale sezione del CAI. Il sentiero, ampio e ben curato, dotato di parapetti e staccionate in legno,
scende nel Fosso di S. Filippo ed entra nel boschetto dominato da matricine ben cresciute e da querce secolari, offrendo scorci suggestivi su Torre di Palme e la rupe pliocenica su cui poggia sulla sponda opposta del fosso. Dopo alcuni minuti di cammino si arriva a scorgere il mare, come da un ombroso e fresco balcone. La locale vicenda della “Grotta degli amanti“ tra storia e leggenda, contribuisce a rendere più suggestiva questa bella passeggiata, che è stata recentemente recuperata grazie all’iniziativa del Comune di Fermo che, in collaborazione con la locale Sezione del C.A.I e ad alcuni volontari della zona, ha fatto ripulire ed attrezzare il sentiero, rendendolo nuovamente fruibile.
LA GROTTA DEGLI AMANTI – tra storia e leggenda
La vicenda che ha dato il nome alla “Grotta degli amanti” si svolse durante le guerre coloniali per la conquista della Libia quando un giovane di nome Antonio ebbe una licenza di pochi giorni per tornare a casa della sua famiglia e dalla promessa sposa Laurina. Trascorsi i giorni di licenza concessi al giovane militare, i due giovani non ebbero il cuore di lasciarsi e si rifugiarono nella piccola grotta di arenaria scavata nelle pareti tufacee del bosco dove vissero la loro avventura d’amore, mangiarono pane e sarde procurati loro dai vicini pescatori. Quando poi si diffuse la voce che le autorità stavano cercando Antonio perché disertore, i giovani amanti si rifugiarono nella chiesina silvestre di San Filippo Neri e dopo qualche giorno, divorati del rimorso e sentendosi braccati, piuttosto che separarsi scelsero la morte e si gettarono nel fosso di S. Filippo, strapiombo di 70 metri, legati insieme con lo scialle di Laurina e al polso con la cinta di Antonio. Il volo uccise Laurina sul colpo mentre Antonio riportò gravissime lesioni alla colonna vertebrale; morì alcuni giorni più tardi.