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'BASTA COL MOSAICO RAI' - la Repubblica.it

  • ️Thu Feb 21 1991

ROMA Uno dopo l' altro, ieri mattina, i politici si sono dati il cambio alla tribuna del convegno organizzato da Federazione della stampa e Usigrai per denunciare la tripartizione che ingessa la Rai, per proclamare che una riforma è indilazionabile e che dal servizio pubblico deve essere cacciata l' ingombrante e prepotente presenza dei partiti. E come nelle migliori tradizioni, ieri pomeriggio, il consiglio di amministrazione della Rai ha proceduto all' ennesima nomina calcolata col bilancino della spartizione: il comunista Marcello Del Bosco va a sostituire il comunista Giorgio Cingoli alla direzione della divisione Televideo e il liberale Aldo Bello ottiene la direzione della testata omonima, un incarico creato apposta per lui. Da settimane la sostituzione di Cingoli (che va in pensione) era diventata terreno di scontro tra i partiti: il Pds riteneva quel posto come ormai acquisito, ma anche i laici lo rivendicavano, ritenendosi penalizzati dalla tornata estiva di nomine. Ieri il consiglio di amministrazione ha escogitato una soluzione salomonica: le poltrone si raddoppiano e tutti possono tornare a casa soddisfatti. Eppure, ieri mattina, la parola d' ordine di riformare la riforma è stata rilanciata da tutti, anche se le ricette per cambiare l' assetto della Rai sono naturalmente le più diverse. Una, inedita, l' ha esposta l' Usigrai, il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico. Per restituire autonomia all' azienda e a quanti vi lavorano, i giornalisti vogliono che innanzitutto vengano liberati dall' influenza dei partiti la commissione di vigilanza e il consiglio di amministrazione, reclamano un' unica autorità di garanzia per tutto il sistema pubblico e privato e chiedono, tra l' altro, che i direttori di testata siano nominati in una rosa di candidati scelti da un organismo autonomo, al di sopra delle parti. L' Usigrai ha anche proposto e il presidente Manca si è subito dichiarato disponibile che entro la fine dell' anno azienda e sindacato avviino insieme una riflessione sulla riforma, una conferenza in cui tutte le componenti aziendali, sociali e politiche facciano le rispettive proposte su come cambiare la Rai. Oltre che di riforma (ormai indilazionabile, secondo il garante Santaniello) al convegno si è anche molto parlato dell' informazione Rai e delle tante polemiche sorte negli ultimi mesi. Dal presidente è arrivata una difesa a spada tratta: pur non negando i problemi del servizio pubblico, Manca ha affermato che l' informazione Rai può tuttavia essere presa ad esempio e che è più libera della carta stampata, tutta sottoposta al giogo dei potentati economici. Manca, e il suo compagno di partito Intini, hanno accusato la stampa di processare la tv pubblica per interesse privato: chi mette sotto accusa la Rai, in sostanza, sarebbero gruppi editoriali che già sono presenti nel mercato televisivo e quindi concorrenti del servizio pubblico oppure stanno per entrare in quel mercato, e hanno tutto l' interesse a indebolire l' azienda più forte. E sull' informazione militante è tornato nel pomeriggio il direttore generale della Rai Pasquarelli il quale, parlando anche a nome di Manca, ha affermato di condividere i rilievi sollevati nei giorni scorsi dal Pri contro il corrispondente dagli Usa del Tg3 Lucio Manisco. Non ci sono gli estremi per un provvedimento disciplinare, ha affermato Pasquarelli, ma il direttore del Tg3 dovrà verificare sistematicamente che le corrispondenze di Manisco siano in linea con il piano editoriale. La Voce repubblicana, invece, è intervenuta con un giudizio negativo sul documento approvato martedì dalla commissione di vigilanza per dettare nuovi indirizzi all' informazione della Rai. Quel documento, scrive l' organo del Pri, è sostanzialmente inefficace e costituisce un' occasione perduta. Dalla Dc, infine, continuano a giungere contributi diversi al tema della riforma: mentre il responsabile per l' informazione Luciano Radi chiede che, per superare la tripartizione, siano ridefiniti compiti e poteri della commissione di vigilanza, metodi di elezione del consiglio di amministrazione e criteri di assunzione dei giornalisti. Guido Bodrato, della sinistra del partito, avanza una proposta radicale: la pubblicità deve essere concentrata solo in due reti, e la terza deve essere finanziata solo dal canone e avere una programmazione caratterizzata dalla qualità del messaggio e dal fatto di rivolgersi a fasce di pubblico che non rispondono alle convenienze della pubblicità commerciale.