Vent'anni fa l'ultimo grande gelo
di Stefano Di Battista
pubblicato su Tuttoscienze de La Stampa n� 1161 del 05/05/2005
(per gentile concessione dell'autore)
Vent'anni fa, in questi giorni, l'Italia viveva una delle pi� intense ondate di gelo del XX secolo. Un'irruzione di aria artica fece sperimentare, soprattutto nell'Appenino tosco emiliano, temperature degne della steppa russa. Il gennaio 1985 � vivo nella memoria non solo per i -23,4 �C a Parma, -22,8 �C a Firenze, -22,0 �C a Piacenza o -21,5 �C a Ferrara, ma anche per la straordinaria nevicata che segu� e che paralizz� Milano.
Le due immagini qui sopra mostrano la straordinaria nevicata del gennaio 1985 a Bellinzago Novarese e sull�Allea di Novara (archivio del quotidiano " Novara Oggi" che ringrazio per la gentile concessione).
Sull'onda dell'anniversario, pu� essere curioso riepilogare la storia del record mondiale
del freddo. Che prende le mosse dalla citt� siberiana di Jakutsk dove, il 21 gennaio 1838, fu osservata una
temperatura di -48� Reamur, corrispondenti a -60 �C.
Il 17 marzo 1876, durante una spedizione nell'Artico canadese, la nave "Alert" registr� -77 �F, pari a -60,6 �C: questa
rilevazione per� non soddisfaceva le norme dell'allora "International Meteorological Organization" e non fu accettata.
Nel 1885 si stabil� un osservatorio a Verkojansk, nella regione di Jakutsk a nord del Circolo Polare Artico
dove, il 15 gennaio di quell'anno, si and� a -67,1 �C; la localit� fu definita "polo del freddo dell'ecumene" poich� nessun
altro luogo abitato raggiungeva simili valori.
Tra il 5 e il 7 febbraio 1892 Verkojansk tocc� un nuovo minimo; l'americana Monthly Weather Review nel 1958
procedette a un esame critico dei dati, concludendo che la temperatura effettiva sia stata di -67,6 �C.
Nel 1926 il geologo sovietico Sergej Obruchev scopr� un nuovo "polo del freddo" siberiano: si trattava di Ojmjakon
dove, il 6 febbraio 1933, il termometro fece segnare -67,7 �C. A questo proposito nel 1959 uno dei pi� insigni climatologi
italiani, Mario Pinna, si domand� "che significato possa avere una differenza cos� esigua, dato che con temperature tanto
basse l'errore che possono portare i termometri � certamente maggiore di 1/10 di grado".
Una diatriba che interessava ormai solo gli specialisti. Con l'Anno Geofisico Internazionale
infatti (1957-1958) gli americani avevano realizzato al Polo Sud geografico la base Amundsen-Scott dove, per la prima
volta, si osservarono temperature inferiori a -100 �F che eccitarono la fantasia del pubblico. Sarebbe lungo il dettaglio,
poich� i record erano quasi quotidiani: basti dire che, il 18 settembre 1957, si scese a -101,9 �F, pari a -74,4 �C.
L'anno dopo per�, i sovietici colonizzarono le zone pi� impervie del plateau e, da quel momento, il record fu affare loro;
si potrebbe anzi affermare che, siccome era stato usurpato in Siberia, andarono a riconquistarselo in Antartide. Dopo un
primato a -78,2 �C alla base di Sovetskaja il 2 maggio 1958, il 15 giugno a Vostok si frantum� una barriera:
-80,7 �C. Qui occorre sottolineare che, qualche mese prima, scienziati sovietici avevano stimato che tale valore fosse un
limite invalicabile. Invece a Sovetskaja, dopo ulteriori record, il 9 agosto il termometro si blocc� a -86,7 �C;
non era finita: il 25 agosto Vostok registr� -87,4 �C. Questo record fu ritoccato due volte, sempre nella stessa
base: il 24 agosto 1960 con -88,3 �C e il 21 luglio 1983 con -89,2 �C che, a oggi,
� la minima temperatura registrata sul pianeta.
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