Il Santo del Mese: Santa Eulalia – 12 febbraio –
Il Santo del Mese: Santa Eulalia – 12 febbraio
Avete mai provato a rotolare nudi dentro una barile pieno di chiodi per una strada (in discesa) di Barcellona? Beh, in effetti se non aspirate a diventari santi e martiri, ci sono cose più interessanti da fare nella capitale catalana.
Eppure, nel 290 d.C., quando ancora non esistevano né le Ramblas, né Lionel Messi, questo fu il destino di una tredicenne di nome Eulalia. Secondo la tradizione, Eulalia apparteneva ad una nobile famiglia del villaggio di Sarrià, a pochi chilometri da Barcellona. Sarrià è stato oggi inglobato dalla crescita di Barcellona, divenendone uno dei quartieri più esclusivi, nonché il luogo in cui era sito l’omonimo stadio (ora rimpiazzato da ben più redditizi appartamenti ed uffici), in cui, il 5 luglio 1982 d.C. si giuocò la mitologica Italia-Brasile 3-2. Ma questa – come sempre – è un’altra storia.
Nel 290 d.C., Barcellona era una piccola città romana (di nome Barcino), la cui origine – secondo la leggenda – si doveva addirittura ad Annibale (il cui “cognome” era Barca). L’Editto di Milano, che concesse libertà di culto ai cristiani romani, doveva ancora tardare 23 anni e l’Imperatore romano dell’epoca, Diocleziano, era piuttosto incazzoso. Così ordinò al prefetto locale, un tale Deciano, di andarci giù duro e a Barcellona cominciarono persecuzioni spietate contro i seguaci di Cristo. Eulalia era una bambina molto religiosa, educata secondi i principi cristiani ed era molto turbata di fronte a tali accadimenti. Al punto che i suoi genitori, temendo che potesse consegnarsi spontaneamente alle autorità per affermare la forza della sua fede ed il coraggio dei cristiani, la fecero tenere sotto controllo da alcune serve. Ma Eulalia riuscì a scappare e ad arrivare in città dove si consegnò agli sgherri di Deciano. Un tipino tosto la bimba!
Eulalia era solo una tredicenne e i magistrati romani provarono anche a dissuaderla dal volersi sacrificare in nome di Cristo, ma ella si dimostrò assai risoluta: “Se siete assetati di sangue cristiano, eccomi! Le vostre divinità pagane non valgono nulla; potrete torturarmi, bruciarmi e farmi a pezzi: neanche il dolore più atroce è capace di penetrare il santuario dell’anima”. I magistrati romani non insistettero oltre e la povera Eulalia fu sottoposta a torture e sevizie. In particolare, la leggenda narra che le furono tagliati i seni, le fu rovesciato addosso piombo fuso, fu fatta rotolare dentro ad un barile pieno di chiodi e fu infine condotta alla morte su di un dispositivo di tortura composto da due legni a forma di X (come la croce su cui morì Sant’Andrea a cui poi si deve il nome) che permetteva di allungare e disarticolare gli arti.
Il suo corpo nudo fu infine esposto perché il popolo potesse vedere qual era la fine che meritavano i cristiani. Pare che, per coprire le sue nudità, un miracolo le fece crescere i capelli a dismisura o anche che cominciò a nevicare così tanto da seppellirla. Ci corre l’obbligo di sottolineare che, anche se vedere la neve a Barcellona è un evento assai raro (soprattutto in primavera quando pare morì Eulalia), nel 2010 nevicò l’8 marzo.
Santa Eulalia venne poi proclamata patrona di Barcellona e la si festeggia il 12 febbraio, ma le sue sventure non erano terminate. Le sue spoglie furono sepolte in una chiesa, sulla quale fu poi costruita l’attuale S.Maria del Mar, nel quartiere del Born. Nel 713 d.C., Barcellona fu però invasa dagli arabi e dato che – come accadde per i successivi mille anni in ogni angolo del Mediterraneo tra musulmani e cristiani – i luoghi religiosi venivano immediatamente saccheggiati e “riconvertiti” alla religione degli occupanti (da chiese a moschee oppure da moschee a chiese), le sue spoglie furono nascoste (e poi dimenticate) in una cripta dove furono ritrovate nel 877 d.c., quando gli arabi infedeli se n’erano già andati.
Si organizzò perciò una solenne processione per trasferirle nella cattedrale, dove tuttora si trovano e che – nella sua nuova costruzione – porta proprio il nome di Santa Eulalia. Durante il corteo, l’arca che conteneva i resti della Santa, in corrispondenza dell’attuale Plaça de l’Angel, dove era sita una della porte della città, diventò improvvisamente così pesante che non era possibile proseguire.
Apparve allora un angelo (da cui il nome della piazza), evidentemente piuttosto incatzato, che – spione – indicò un sacerdote che prendeva parte alla processione. Il religioso, sotto gli occhi dei suoi concittadini (e dell’angelo) fu costretto a confessare di aver trafugato un dito di Eulalia (!). Il dito venne rimesso al suo posto e la cerimonia poté proseguire: la Santa non voleva entrare “incompleta” nella sua città.
Ma non è finita qui. Nel 1687 Barcellona fu invasa dalle cavallette (anche a quell’epoca non c’erano più le mezze stagioni) e i barcellonesi si rivolsero a Sua Signora della Mercè perché facesse terminare quel flagello. Il culto della Vergine della Mercè (Vergine della Misericordia) era presente in città dal 1218 quando essa apparve a tre eminenti personalità della città affinché fondassero un omonimo ordine che aveva lo scopo di proteggere e salvare dalla fede sacrilega i prigionieri cristiani in mano ai musulmani in qualche angolo del Mediterraneo. La Mercè compì il miracolo e le cavallette abbandonarono la città.
Dopo quest’evento, i barcellonesi cominciarono ad affezionarsi molto alla Mercè, al punto da nominarla copatrona della città, in coabitazione con Sant’Eulalia. Con il trascorrere degli anni però, la Mercè acquisì sempre maggior importanza tanto che attualmente, a Barcellona, è il 24 settembre (giorno della Mercè) ad essere festivo e non il 12 febbraio (Santa ‘Eulalia). Per entrambe le ricorrenze si organizzano in città feste e processioni, ma mentre quelle per Santa Eulalia non sono nulla di straordinario e sono in parte dedicate ai bambini (anche per l’età a cui morì la Santa), le celebrazioni della Mercè sono divenute un importantissimo evento cittadino con tanto di concerti, spettacoli, fuochi d’artificio, che vanno ben oltre il significato religioso.
In altre parole, Sant’Eulalia è stata di fatto scalzata dal ruolo di patrona di Barcellona, nonostante il suo martirio. A Barcellona si dice che a questo sia dovuto il fatto che, durante le feste della Mercè, spesso piove. Le gocce di pioggia altro non sono se non le lacrime di Eulalia che piange per essere stata abbandonata dai suoi concittadini.
Un’ultima nota: la strada lungo la quale – secondo la tradizione – venne fatto rotolare il barile con dentro Eulalia (“Baixada de Santa Eulalia” = discesa di Santa Eulalia) è sita in quello che divenne poi il ghetto ebraico della città, dove per secoli gli ebrei furono segregati, vessati e perseguitati (soprattutto in occasione di qualche sventura che colpiva la città, ad esempio le epidemie di peste) dagli abitanti cristiani di Barcellona e dal quale furono poi definitivamente cacciati (come in tutta la Spagna) nel 1492 dai Re Cattolici, Ferdinando ed Isabella…
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