Vittorio Vialli – Radio Caterina
- ️Sat Jun 10 2006
Vittorio Vialli ha realizzato quasi 400 fotografie all’interno dei Lager tedeschi, pubblicate inizialmente nel volume dello stesso Vittorio Vialli dal titolo “Ho scelto la prigionia, – La resistenza dei soldati italiani deportati 1943-1945” (Arnaldo Forni Editore, 1975), nel quale dedica una intera sezione del libro a Caterina. |
Nel 2005 le foto e i commenti di Vialli sono stati integrati nel volume di A. Mignemi “Storia fotografica della prigionia dei militari italiani in Germania” (Bollati Boringhieri, 2005). |
Riportiamo alcune delle immagini più sigificative e i commenti dell’autore, ringraziando i figli di Vittorio Vialli, Silvana e Bruno, per l’aiuto prestatoci e l’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna, presso il quale tutto il materiale originale di Vittorio Vialli è stato depositato dalla famiglia Vialli, per aver permesso la pubblicazione.
Invitiamo naturalmente alla consultazione dei libri indicati per poter meglio comprendere le sofferenze degli Internati. Per eventuali mostre riguardanti il materiale di Vittorio Vialli potete contattare l’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna, che ha sede a Bologna.
HO SCELTO LA PRIGIONIA
di Vittorio Vialli
Dalla presentazione, pagine 29-30
…gli I.M.I. non parlano volentieri della loro prigionia. tra le varie malattie che molti vi contrassero, manca per fortuna quella del reducismo. non aspirano a che li si giudichino eroi, e nemmeno vogliono rivendicare percentuali del ruolo di salvatori della patria. Essi desiderano soltanto che non si dica che sono stati dei “fessi” perchè in quei tempi calamitosi di grandi confusioni di idee, in cui era umano che ognuno pensasse a se stesso, non firmarono la famosa adesione. Gli I.M.I. vorrebbero, in breve, che la gente, e soprattutto i giovani, capissero che essi hanno semplicemente fatto il proprio dovere di soldati e cittadini. Con dignità. In condizioni dure. Per libera e meditata decisione personale… …Gli I.M.I. appresero, dopo la guerra, fatti che prima ignoravano o solamente intuivano in maniera molto vaga, moltissimi dei quali colpirono a morte milioni e milioni di poveri innocenti indifesi; fatti aggiaccianti ed impensabili per orrore ed efferatezza. Per quanto effetti e conseguenze delle guerre siano stati in ogni epoca terribili, non era possibile immaginare le tragedie immani dei campi di sterminio, le camere a gas, i forni crematori, la soluzione finale, gli innumerevoli assassinii in massa, freddamente attuati dagli hitleriani con burocratica efficienza. Del pari non è possibile dimenticare che, di 67.000 prigionieri italiani in Unione Sovietica, i rimpatriati, dopo anni di segregazione senza notizie, furono appena 10.000. Né si possono scordare le durissime condizioni degli italiani nei campi di concentramento francesi del Nord Africa e nemmeno le interminabili detenzioni in India… Questo, ed ovviamente non soltanto questo, ha inevitabilmente ridimensionato nel cuore degli I.M.I. le prime valutazioni fatte della propria vicenda. Essa non è più vista oggi, almeno da chi vuiol essere obbiettivo, come la più dura tra quelle sopportate dagli uomini nella seconda guerra mondiale.. Ce ne sono state di ben più tragiche, purtroppo. Ma, pur non essendo stata la più dura, essa rimane non di meno un capitolo molto triste da iscrivere nella storia contemporanea. Una vicenda da non dimenticare: non per sollecitare o rinfocolare l’odio, sia chiaro, ma per fare umanamente comprendere, a chi dall’esperienza altrui vuole imparare qualcosa, i guai che possono nascere dall’intolleranza, dal fanatismo, dalla smodata demagogia. Speriamo bene. |
Fig. 33 – Beniaminowo 8 gennaio 1944 Una copia originale della “dichiarazione d’impegno”, cioè dell’adesione alla R.S.I. |
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In questa foto, gli addetti sono tutti russi. |
Fig. 76 – Sandbostel, estate 1944. Un certo giorno, al traino dei carri M vennero adibiti militari italiani (nella foto). I russi consegnavano il veicolo vuoto all’entrata del campo e lo riprendevano quando i nostri lo riportavano pieno. Era successo che quelli della Caterina avevano fatto circolare la voce, giunta agli orecchi dei tedeschi, che le informazioni proibite sull’andamento della guerra entravano nel campo tramite i russi del carro M. Se ben ricordo, il fatto avvenne subito dopo lo sbarco degli Alleati in Normandia, 6 giugno 1944. La grande notizia fu captata dalla radio clandestina e si diffuse in un baleno tra gli I.M.I. Al mattino, i tedeschi ignari la appresero da noi, dalle facce improvvisamente sorridenti, dalle molte barchette di carta che, spettacolo del tutto insolito, galleggiavano sull’acqua del laghetto. La corvé del carro M rimase tuttavia guidata da uno “specialista” russo (a sinistra della foto). I volti dei nostri soldati esprimono chiaramente l’avvilimento della situazione. |
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LA RADIO CLANDESTINA A Sandbostel, coraggio e fortuna aiutando, passarono alle perquisizioni due radio normali, ma la Gestapo non tardò a scoprirle e i responsabili, ten. Gigi Lombardi e cap. Davolio Marani, furono condannati a due anni di carcere duro. Ma non di queste si vuole parlare, bensì della famosa Caterina, l’apparecchio ricevente costruito clandestinamente nel lager partendo dall’unico pezzo non realizzabile in quel luogo, una preziosa valvola 1G5 [1Q5 – ndr] Un affiatato gruppo di ufficiali, ognuno dei quali aveva un incarico specifico, riuscì a mettere insieme a Sandbostel la Caterina, e a Fallingbostel la Mimma, la seconda più sofisticata perchè riusciva a captare le onde corte. La Caterina era un aggeggio di cm. 9 x 10 x 5 che dopo ogni ascolto veniva smontato, e i vari pezzi opportunamete nascosti qua e là nelle baracche. Non posso in questa sede descrivere il giallo delle due radio clandestine. Mi limiterò ad alcune brevi notizie. Prima di tutto i nomi dei componenti l’eccezionale équipe, senza specificarne le varie mansioni e specializzazioni. Eccoli: Santilli, Angiolillo, Olivero, Martignago, Talotti, Tranquilli, Tarini, Tarli, Guerreschi, Develli, Balconi, Malaguti, Balladori, Cappalozza, Pisani, Lombardi, Calcaterra, Levere, Possenti, Cacciolatti, Boscaini (quest’ultimo un maresciallo dello Stalag di Fallinbostel). L’organizzazione contava su bravissimi radiotecnici, su ingegnosissimi “procacciatori” di materiali, su fabbricatori di surrogati di pezzi indispensabili, su addetti alla sorveglianza esterna ed interna, su “annunciatori” e diffusori delle notizie captate. Vennero fabbricati condensatori di vari tipi, resistenze, raddrizzatori di corrente, pile, bobine, cuffie ed altre cose, minori ma indispensabili. Furono usati (o opportunamente trattati) i materiali più impensabili e innocenti: brillantina, monete, pezzi di lamiera zincata, l’acido dei vasetti di sottaceti, chiodi, pezzi importanti a un Feldwebel, il famoso “Margarina”, venne distillato perfino il liquame dei cessi, e fuso il catrame che ricopriva le assi dei tetti delle baracche; s’inventarono artritici immaginari – a Fallingbostel – per mascherare il disagevole trasporto, tra le gambe, di un accumulatore di tre chili, portato ogni giorno a ricaricare nell’infermeria. Si inventarono e diffusero notizie false per sviare sospetti e ricerche: un vero e proprio servizio di contro-spionaggio. A questi uomini gli I.M.I. devono molto. Essi hanno saputo tenere alto il morale della gente, aiutandola a resistere, specie negli ultimi durissimi mesi. Grazie, amici. |
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Qui il ten. Cappalozza che legge le ultime novità. |
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Abbiamo voluto terminare con questa immagine, che nulla ha a che fare con radio Caterina ma ci riporta a quanto scritto da Vialli nella presentazione: “Per quanto effetti e conseguenze delle guerre siano stati in ogni epoca terribili, non era possibile immaginare le tragedie immani dei campi di sterminio, le camere a gas, i forni crematori, la soluzione finale, gli innumerevoli assassinii in massa, freddamente attuati dagli hitleriani con burocratica efficienza”. |
Pubblicato il 06/10/2006 – Ultimo aggiornamento: 06/10/2006