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Pd, la minoranza sfida Renzi. Guerini ribatte: "Ultimatum non ricevibili"

  • ️Sat Feb 18 2017

ROMA - La possibilità di mantenere il Partito Democratico unito è solo nelle mani del segretario Matteo Renzi. Dall'assemblea della minoranza dem arriva un appello-avvertimento al segretario del partito: convochi una conferenza programmatica, domani durante l'assemblea, fissi le primarie in autunno, si impegni a sostenere il governo Gentiloni, e la scissione non ci sarà. La palla sta nel campo del segretario, insomma, come sottolinea anche Massimo D'Alema. "Ultimatum non ricevibili", per la maggioranza Pd che risponde con il vice segretario, Lorenzo Guerini: "Questa mattina toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute". Rincara la dose il senatore renziano, Andrea Marcucci: "D'Alema ha già scelto la scissione radunando i suoi. Gli altri seguiranno? Sta a voi Emiliano, Rossi, Speranza, decidere". Ma è il presidente del partito Matteo Orfini a lanciare la proposta via Facebook. "Se davvero Renzi è il vero problema di questo partito - scrive in un lungo post - non possiamo deciderlo io, Bersani e D'Alema. Spetta alla nostra comunità valutarlo. È per questo che serve un congresso. Una soluzione credo possa essere di dedicare la prima parte del congresso - da quando viene indetto a quando si presentano le candidature - a una profonda discussione programmatica da svolgere in ogni federazione. Il tempo c'è, la volontà politica anche, mi impegno personalmente a garantirlo. Se lo vogliamo, possiamo andare avanti insieme".

PAURE, SPERANZE E RISCHIO SCISSIONE: IL POPOLO PD SCRIVE A REPUBBLICA 

Le ultime speranza per evitare quello che tutti definiscono "un disastro" sono affidate ai pontieri che provano a rimettere insieme i cocci. Matteo Renzi dal canto suo ha parlato ieri con il governatore della Puglia, Michele Emiliano, oggi con Roberto Speranza. "Mi ha chiamato Renzi - spiega Speranza - gli ho detto che questa scissione c'è già stata" nei contenuti "ma pare che lo vediamo solo noi. Per evitare che, oltre alla scissione sui contenuti, ci sia anche quella formale, Renzi deve rispondere domani alle istanze della sinistra interna: pieno sostegno al governo Gentiloni e congresso nei tempi dettati dallo statuto".

Pd, Speranza: "Mi ha chiamato Renzi, no a un congresso-rivincita"

D'accordo con lui, Michele Emiliano: "Se Renzi domani all'assemblea del Pd concorderà su una conferenza programmatica a maggio e sulle primarie in autunno è esclusa l'ipotesi di una scissione". Il governatore pugliese è apparso il più 'morbido' tra i tre candidati anti Renzi. In mattinata, con un post su Facebook, ha assicurato di aver convinto Renzi sulla necessità di non procedere al congresso-conta in tempi tanto rapidi e di andare a votare nel 2018. Bersani, però, lo stoppa: "A dirlo dovrebbe essere Renzi e non Emiliano". Secondo quanto si apprende, però, il segretario non ha aperto fino ad ora alla possibilità di spostare il congresso a dopo le amministrative che si terranno tra maggio e giugno.

Pd, Bersani: "Gentiloni fino al 2018? Deve dirlo Renzi, non Emiliano"

Al teatro Vittoria di Testaccio - popolare quartiere di Roma che "ha scritto la Costituzione" con il sangue versato dagli italiani nel 1943 per le sue strade, come ha ricordato il vice presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio - sono arrivati in tanti: circa cinquecento posti all'interno, oltre settecento persone all'esterno, come spiegato da Enrico Rossi. E' un successo non scontato per un'assemblea convocata pochi giorni fa, sebbene organizzata sul programma di un'altra iniziativa: la presentazione dell'associazione Democraticisocialisti, del governatore della Toscana.

In platea lo stato maggiore della sinistra dem, da Massimo D'Alema a Pierluigi Bersani, da Guglielmo Epifani a Roberto Speranza, oltre a numerosi deputati, non solo della minoranza, ma anche giovani turchi di rito orlandiano. Soprattutto, ci sono i militanti che mostrano subito una gran sete di sinistra. Le note di Bandiera Rossa ("citazione autoironica" secondo Miguel Gotor), ad apertura della manifestazione, sono accolte da un'ovazione. Tra le bandiere del Pd, ne spunta una completamente rossa, sventolata da un ragazzo. Sullo schermo che fa da sfondo al palco si susseguono le immagini dei bei tempi andati, quelli delle manifestazioni oceaniche in piazza, dei tre milioni di persone al Circo Massimo per dire 'No' all'abolizione dell'articolo 18. E anche le parole d'ordine degli interventi ricalcano lo stesso registro: uguaglianza, giustizia sociale, lavoro. Una platea che si scalda anche quando viene sottolineato che, in caso di addio al Partito Democratico, i dem continueranno a essere interlocutori e compagni di strada.

"Speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore. Qualunque cosa accada non costruiremo un soggetto avversario del Pd. Questa soluzione è facilmente evitabile con un po' di voglia di stare insieme", ha spiegato Emiliano che, nel pomeriggio, è ospite del congresso fondativo di Sinistra Italiana a Rimini.

"Il nostro avversario è la destra", ribadisce Enrico Rossi. Quella in corso "non è una battaglia sulle date", continua il presidente della Regione Toscana, "non vogliamo la trasformazione del Pd nel partito di Renzi. Ci si chiede di fare in poche settimane una conta per restituire le chiavi del partito al segretario. Noi non ci stiamo". Ecco, dunque, aprirsi la strada per "una storia nuova", nel caso dal segretario non arrivi una svolta, un cambiamento di rotta nella gestione del Pd, a partire dai temi da mettere all'ordine del giorno.

Su questo punto Roberto Speranza ha sottolineato: "Avevamo promesso più lavoro e stabilità e ci siamo ritrovati il boom dei voucher; avevamo promesso green economy e ci siamo ritrovati le trivelle e il 'ciaone'; avevamo promesso equità fiscale e abbiamo tolto l'Imu anche ai miliardari. Un passaggio che strappa applausi.

Gli applausi più scroscianti, però, sono riservati a Pierluigi Bersani, seduto in prima fila tra D'Alema ed Epifani, al quale la platea tributa una standing ovation. Emiliano lo ringrazia, dopo essersi ironicamente scusato per avere sostenuto Renzi al congresso nel 2013. "Oggi sto con Speranza e Bersani perché sono due persone perbene. Ed essere persone perbene significa non fare tattica su temi per cui ti dovresti vergognare di fare tattica".

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