Aurea Domus - Acùleus
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VERONA, 4 SETTEMBRE 2016,
SALA CONVEGNI DEL PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA,
PIAZZA BRÀ (DI FRONTE ALL’ARENA), ORE 15,30.
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MONS. PROF. ANTONIO LIVI PRESENTA:
STREET THEOLOGY
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Il nuovo saggio del Prof. Enrico Maria Radaelli.
Saranno presenti, tra gli altri, Mons. Arcivescovo Luigi Negri,
il Prof. Ettore Gotti Tedeschi e il Prof. Giovanni Zenone.
FEDE & CULTURA EDIZIONI
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SARÀ presente l’autore a firmare le copie del libro.
* * *STREET THEOLOGY
La Scristianizzazione o Grande Fuga dalla realtà
della Chiesa post moderna dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco
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Uno schiaffo. Anzi, più di uno: adamantino, di logica stringente, di animo puro, il professor Enrico Maria Radaelli ci ha abituati così.
E non poteva esservi titolo più indovinato di Street Theology, da “Street Art”, Arte di strada, o da strada, dunque Teologia di strada, o da strada, e buttiamo via san Tommaso e tutto il resto. Questo, per rendere in due parole la drammatica situazione che sta vivendo la Chiesa dal Vaticano II a Papa Francesco, dove tra un Papa e l’altro Radaelli, con potenti argomenti, dimostra e illustra una continuità di fondo che però mette in subbuglio quella coi Papi precedenti, « come l’arte di un Giotto o di un Michelangelo – scrive – la mette con un Haring o un Basquiat ». È sempre magistero, lì, e qui è sempre arte, ma questa è Street Art, e quella, appunto, è Street Theology.
Negli anni Sessanta c’è stato un passaggio di mano della conduzione spirituale, culturale e morale del mondo, via via più accentuato, per cui oggi a condurre i popoli non è più la Chiesa, ma l’élite laicista, e infatti il mondo si è ateizzato e la Chiesa ha perso milioni di anime, che Papa Francesco sta cercando in tutti i modi di recuperare. Ma chi, come e quando ha causato questo spostamento di leadership?
E questo cambio di conduttore morale è pacifico o è in qualche misura turbolento? e poi: si è concluso con un qualche vincitore, o ha tutt’ora qualcosa da dire e da sollecitarci, proprio a noi che stiamo vivendo la vita della Chiesa e del mondo in questi momenti di cambiamento così epocali?
Perché mai l’Autore mette con tanta convinzione la necessità di avere la più forte certezza delle cose al di sopra di ogni altro valore, fosse persino l’amore, cui peraltro è in ogni riga evidente il suo attaccamento più intimo e ardente?
Chi sarà, infine, il “vincitore” di questo così profondo ribaltamento, se mai ci sarà? E deve per forza vincere qualcuno? E a noi cosa avverrà, dopo? E Dio, il Signore Gesù, che parte ha in tutto questo sovvertimento di valori?
Tutte domande cui un libro immenso, intenso, spiritoso, drammatico e serissimo come questo sa rispondere anche andando ben oltre le attese, con quella completezza e profondità che ben conosciamo del filosofo milanese.
Se Bernini, Caravaggio e Borromini raffigurano bene il valore di ciò che fu il concilio di Trento per la Chiesa, oggi potremmo dire con eguale forza icastica che a rappresentare il tipo di teologia che sgorga dalle labbra della Chiesa sono i Kendridge, i Banksy, i Giant, e non è escluso che su qualche muro, magari non dei più visibili, degli immensi giardini vaticani, si possa ammirare un loro “graffito”, forse persino quello riportato sulla copertina del libro di Radaelli.
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Scheda: Aurea Domus Edizioni. Milano, agosto 2016; in formato aureo, cm 14 x 25, su carta Pamo avorio da gr 70, pp. 208, € 28. Acquistabile con
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all’autore
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PRESENTAZIONE DEL LIBRO.
Il libro si propone come analisi cattolica – la prima non modernista – della presente crisi antropologico-religiosa che sta attanagliando la Chiesa e la civiltà occidentale. Affinché Chiesa e civiltà occidentale tornino a nutrire verso il dogma, cioè verso Cristo e la ss. Trinità, la stessa fiduciosa certezza che nutrivano fino a cinque decenni fa, certezza infusa da Dio in ogni uomo con ciò a cui il professor Antonio Livi ha restituito il nome di Senso comune, certezza poi corroborata e solidificata dalla fede nella Resurrezione di Nostro Signore. L’Autore dimostra come la Chiesa, dislocata col Vaticano II nel modernismo, si sia voluta scostare da tali doverose e necessarissime certezze, e ciò abbia fatto per paura, per viltà, intimorita dalle straripanti ma false scienze umane imbevute di illuminismo, e con tale fuga – dall’Autore definita “La Grande Fuga dalla reltà” – abbia però di certo provocato in Dio un benefico ma comunque severo sdegno, qui illustrato nelle sue quattro principali cause, che attende solo di essere placato, e al più presto. Si impone il ritorno della Chiesa alla professione piena e amorevole alle certezze disperse, cioè alla professione del dogma, ritorno per il quale nel libro sono indicate le strade da seguire, solo con le quali la Chiesa – e la civiltà che bene o male la segue – può tornare a vivere, a fruttificare, a dare figli a Dio.
A. M.
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