it.wikipedia.org

ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb - Wikipedia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb
califfo del Califfato Rashidun
In carica634 –
644
PredecessoreAbū Bakr
SuccessoreʿUthmān b. ʿAffān
NascitaLa Mecca, 585 circa
MorteMedina, novembre 644

ʿOmar (o ʿUmar) ibn al-Khaṭṭāb (in arabo عمر بن الخطّاب?; La Mecca, 585 circa[1]Medina, novembre 644) fu il secondo califfo islamico dopo Abū Bakr. Resse la Umma dal 634 fino al suo assassinio.

Calligrafia di Omar
Umar fu inumato accanto a Maometto: onore che prima di lui fu riservato anche ad Abū Bakr. Il sepolcro si trova all'interno della Moschea del Profeta di Medina. La prima finestra da destra permette di osservarne il sacello (vuoto, in base alle usanze islamiche che prevedono l'inumazione nella nuda terra).

Appartenente al clan meccano dei Banū ʿAdi, della tribù dei Bànu Quraysh, ʿOmar non fu uno dei primissimi convertiti e, anzi, si distinse inizialmente per un acceso odio nei confronti dell'Islam (per questo è chiamato da qualche studioso il San Paolo dell'Islam). Si tramanda che la sua conversione fosse avvenuta in seguito a un apprezzamento di un suo concittadino, come lui pagano, che gli avrebbe detto che la sua ostilità nei confronti della religione predicata da Maometto avrebbe dovuto esprimersi anche all'interno della famiglia di ʿOmar e nei confronti della sorella Fāṭima, diventata musulmana.

Precipitatosi in casa, avrebbe sorpreso la sorella intenta a leggere uno scritto. Dopo averla schiaffeggiata, provocandole una sanguinosa ferita, Omar si sarebbe vergognato del suo gesto tanto vile e avrebbe chiesto di conoscere il contenuto dello scritto. Erano i primi otto versetti della sūra XX del Corano, detta Ta-Ha:

«Noi non t'abbiam rivelato il Corano perché tu patisca,
bensì soltanto come ammonimento a chi teme,
rivelazione che vien da Colui che ha creato la terra e i cieli alti.
Il Misericordioso s'è assiso in gloria sul Trono!
A Lui appartiene tutto quel ch'è nei cieli e quel ch'è sulla terra e tutto quel ch'è frammezzo, e tutto quel ch'è sotto il suolo.
È inutile che tu parli ad alta voce! Egli conosce l'intimo tuo e cose ancor più occulte! Non c'è altro dio che Lui, l'Iddio cui appartengono i nomi più belli»

Estensione del regno durante il califfato di Umar ibn al-Khaṭṭāb

Organizzò le prime incursioni nei territori arabofoni sotto diretto o indiretto controllo dei Bizantini e dei persiani Sasanidi. Di fronte all'inconsistenza della reazione i piani iniziali che prevedevano probabilmente una semplice serie di razzie e, al massimo, l'assoggettamento a tributo dei sedentari installati a ridosso della steppa (bādiya) arabo-siriana, si trasformarono in vere e proprie operazioni di conquista. Caddero così sotto il potere islamico la Siria-Palestina, l'Egitto, la Mesopotamia e la Persia occidentale.

In tali imprese si misero in luce lo stesso Abū ʿUbayda b. al-Jarrāḥ, Yazīd b. Abī Sufyān, Shuraḥbīl b. Ḥasana, ʿAmr b. al-ʿĀṣ e, più di tutti, Khālid b. al-Walīd, recente trionfatore nella guerra della ridda nel corso del precedente califfato.

ʿOmar creò la prima struttura amministrativa dello Stato islamico, tanto civile quanto militare, facendo predisporre appositi registri (dīwān, pl. dawāwīn, ovvero daftar,[2] pl. dafātir) tenuti in ordine da personale che scriveva in greco, ebraico, aramaico, copto o persiano (visto lo stato imperfetto della lingua araba scritta) che, di conseguenza, era per lo più cristiano, israelita o zoroastriano. Fu sempre ʿOmar, per le medesime finalità burocratiche, a disporre che, come anno 1 del calendario islamico, fosse fissato l'anno in cui Muḥammad aveva ordinato l'egira dei primi musulmani (622).

Con lui si cominciò a usare la fortunata espressione "Principe dei credenti" (Amīr al-muʾminīn), per evitare che la già lunga espressione Khalīfat rasūl Allāh (Successore dell'Inviato di Dio) per indicare il califfo, diventasse ancor più lunga, vista la tendenza iniziale a chiamarlo Khalīfat khalīfat Rasūl Allāh (Successore del successore dell'Inviato di Dio).

ʿOmar morì sotto i colpi di lama d'uno schiavo di nome Abū Luʾluʾa Fayrūz al-Nihāwandī,[3], preso prigioniero in guerra, un atto nel quale non è possibile scorgere una qualsiasi motivazione politica. Era però la prima fine violenta d'un successore del Profeta e non sarebbe stata l'ultima.

Fece appena a tempo, prima di morire, a disporre che il suo successore fosse designato da un Consiglio (Shūrā) formato dai Compagni del Profeta sopravvissuti. Fu sepolto accanto ad Abū Bakr che, a sua volta, era stato inumato accanto al Profeta in quella che è poi divenne la Moschea del Profeta.

La sua famosa spada, Dhū l-Wishāḥ (Quella dalla cintura gemmata)[4] fu ereditata dal figlio ʿUbayd Allāh, per poi essere comprata da Muʿāwiya b. Abī Sufyān.

L'autorità politica sovrana era il califfo. L'impero di ʿUmar era diviso in province e in alcuni territori autonomi. Le province erano amministrate dai governatori provinciali. Le province erano ulteriormente suddivise in distretti. Altri funzionari a livello provinciale furono:

  1. Kātib, funzionario principale (lett. "Segretario").
  2. Kātib al-dīwān, il segretario militare.
  3. Ṣāḥib al-kharāj, l’esattore delle imposte
  4. Ṣāḥib al-aḥdāth, il capo della polizia.
  5. Ṣāḥib Bayt al-māl, l'ufficiale del tesoro
  6. Qāḍī, il giudice capo

Al momento della nomina veniva emesso un documento di istruzioni al fine di regolare la condotta dei governatori. Assumendo un incarico, il Governatore doveva riunire le persone nella moschea principale e leggere le istruzioni davanti a loro.

Le istruzioni generali di ʿUmar ai suoi ufficiali erano:

“Ricorda, non ti ho nominato comandante né tiranno sulla gente. Ti ho inviato come leader, in modo che le persone possano seguire il tuo esempio. Dà ai musulmani i loro diritti e non opprimerli per timore di subire abusi. Non lodarli eccessivamente, affinché non cadano nell'errore di presunzione. Non tenere le tue porte chiuse lasciando che il più potente di loro mangi i più deboli. E non comportarti come se fossi superiore a loro, perché è la tirannia su di loro.”

Vari governanti e funzionari di Stato dovevano obbedire a diversi altri severi codici di condotta. I principali ufficiali dovevano recarsi alla Mecca in occasione del Ḥajj, durante il quale le persone erano libere di presentare reclami contro di loro. Per minimizzare le possibilità di corruzione, ʿUmar aveva anche aumentato i salari al personale.

Umar fu il primo a istituire un dipartimento speciale per l'investigazione delle denunce contro gli ufficiali dello Stato. Questo dipartimento agiva come tribunale amministrativo, dove i procedimenti giudiziari erano diretti personalmente da ʿUmar. A volte veniva costituita una commissione di inchiesta per indagare sull'accusa. ʿUmar era noto per il servizio di intelligence attraverso il quale rendeva responsabili i suoi funzionari. Egli era, inoltre, un pioniere in alcuni affari:

  1. Fu il primo a introdurre il sistema del ministero pubblico, dove venivano conservati i registri di funzionari e soldati.
  2. Fu il primo a nominare forze di polizia per mantenere l'ordine pubblico.
  3. Fu il primo a disciplinare le persone quando divennero indisciplinate.

Un altro aspetto importante del governo di ʿUmar era che proibiva ai suoi governatori e agenti di impegnarsi nel commercio o in qualsiasi tipo di rapporti d'affari mentre erano in una posizione di potere.

Intraprese numerose riforme amministrative e supervisionò da vicino la politica pubblica. Stabilì un'amministrazione avanzata per le terre di nuova conquista, incluse diverse nuove strutture amministrative e relative burocrazie, e ordinò un censimento di tutti i territori musulmani.

Permise anche alle famiglie ebree di stabilirsi a Gerusalemme. Ordinò che cristiani ed ebrei fossero trattati bene e fosse assegnata loro la quantità equivalente di terra nei loro nuovi insediamenti, rispetto a quella espropriata loro. Fu il primo a organizzare su base stabile l'esercito.

Nel 641, fondò il Bayt al-māl, o erario, e accordò un'indennità ai soldati e alle famiglie dei caduti. ʿUmar era noto per il suo stile di vita semplice e austero e continuò a vivere come aveva fatto in precedenza.

Nel 638, l'Arabia patì una grave carestia. Le riserve di cibo a Medina iniziarono conseguentemente a esaurirsi. ʿUmar ordinò carovane di rifornimenti dalla Siria e dall'Iraq e supervisionò personalmente la loro distribuzione. Le sue azioni salvarono numerose vite in tutta l'Arabia. Per gli sfollati, ʿUmar offriva una cena ogni sera a Medina, che secondo una stima assolutamente improbabile - visti i assai contenuti numeri degli Arabi in quell'epoca - avrebbe visto la partecipazione di oltre centomila persone.

Dai fondi raccolti nel Bayt al-māl si prelevava quanto era necessario per aiutare i poveri musulmani e non musulmani, bisognosi, anziani, orfani, vedove e disabili. Il Bayt al-mal funzionò per centinaia di anni sotto il Califfato dei Rashīdūn (632-661) e continuò anche nel periodo degli Omayyadi (661-750) e nell'età abbaside.

Quando nuovi territori furono annessi alla Umma, beneficiarono anch’essi del libero commercio, caratterizzato dalla tassazione dei guadagni di ogni individuo. I musulmani pagavano la zakāt sulle loro ricchezze per poterne lecitamente fruire. In base alla cosiddetta Costituzione di Medina, redatta da Maometto, gli ebrei e i cristiani continuarono fino al 630 a fruire di tali vantaggi e ad amministrare in modo autonomo il loro status giuridico e religioso.

ʿUmar, nel momento in cui era agonizzante per le ferite ricevute da uno schiavo, nominò un comitato di sei persone che aveva il compito di nominare il suo successore. Tutti e sei erano tra le dieci persone cui, secondo la tradizione, era stato promesso il paradiso.

Da quella shūra (Consiglio), coordinato dal figlio del Califfo, che non era candidato per volere paterno, uscì eletto 'Uthman ibn 'Affan.

  1. ^ Tabarī (s.a. 23, I, f. 2731) cita a sostegno di tale data numerosi trasmettitori, tra cui il figlio del califfo stesso, ʿAbd Allāḥ ibn ʿUmar, il mawlā di questi, Nāfiʿ, e Ibn Jurayj.
  2. ^ La parola araba ﺩﻓﺘﺮ viene dal medio-persiano dptl, presente anche in Aramaico e in Greco antico διφθέρα (difthéra).
  3. ^ Che si crede fosse uno schiavo persiano, prigioniero di guerra dei Bizantini che si era convertito al Cristianesimo. Si veda Ṭabarī, s.a. 21, I, f. 2632.
  4. ^ Ṭabarī, I, 3315.
  • Ṭabarī, Kitāb al-rusul wa l-mulūk, ed. Muḥammad Abū l-Faḍl Ibrāhīm, 10 voll. + Indici, Il Cairo, Dār al-maʿārif, 1960-69.
Predecessore Califfato dei Rashidun Successore
Abū Bakr (632–634) 634–644 ʿUthmān b. ʿAffān (644–656)

V · D · M

Maometto
MissioneIsrāʾ e Miʿrāj · Costituzione di Medina · Egira · Accordo di al-Hudaybiyya · Pellegrinaggio dell'Addio · Sermone dell'Addio · Sariyya
Battaglie guidate
(622-632)
Spedizione di Ḥamza ibn ʿAbd al-Muṭṭalib · Prima spedizione di Badr · Spedizione di Buwat · Spedizione di Dhu Al-Ushairah · Spedizione di Waddan · Battaglia di Badr · Incursione di Al Kudr · Invasione di Sawiq · Invasione di Banu Qaynuqa · Scorreria di Dhu Amar · Invasione di Buhran · Battaglia di Uhud · Battaglia di Hamra al-Asad · Invasione di Banu Nadir · Spedizione di Badr al-Maw'id · Spedizione di Dhat al-Riqa · Spedizione di Dumat al-Jandal · Battaglia del Fossato · Assedio di Banu Qurayza · Spedizione di al-Muraysi' · Invasione di Banu Lahyan · Accordo di al-Hudaybiyya · Conquista di Fadak · Conquista di Khaybar · Battaglie del Wadi al-Qura · Battaglia di Mu'ta · Conquista della Mecca · Battaglia di Hunayn · Spedizione di Tabuk · Battaglia di Autas · Assedio di Ta'if
Persone
FamigliaʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib (cugino)
MogliKhadīja bt. Khuwaylid · Sawda bt. Zamʿa · ʿĀʾisha bt. Abī Bakr al-Ṣiddīq · Ḥafṣa bt. ʿUmar · Zaynab bt. Khuzayma · Hind bt. Umayya · Zaynab bt. Jaḥsh · Juwayriyya bt. al-Ḥārith  · Ramla bt. Abī Sufyān · Rayḥana bt. Zayd · Ṣafiyya bt. Ḥuyayy · Mārya al-Qibṭiyya · Maymūna bt. al-Ḥārith
Dieci BenedettiAbū Bakr · ʿUmar b. al-Khaṭṭāb · ʿUthmān b. ʿAffān · ʿAlī b. Abī Ṭālib · Ṭalḥa b. ʿUbayd Allāh · al-Zubayr b. al-ʿAwwām · ʿAbd al-Raḥmān b. Awf · Saʿd b. Abī Waqqāṣ · Saʿīd b. Zayd · Abū ʿUbayda b. al-Jarrāḥ
SalafCompagni · Seguaci · Tabi' al-Tabi'in
LuoghiHegiaz · Jabal al-Nur · La Mecca (Kaʿba · Al-Masjid al-Ḥarām) · Medina (Moschea del Profeta)
AltroArcangelo Gabriele · Corano

V · D · M

Elenco dei Sahaba
Compagni del profeta Maometto:
ʿAbbād b. BishrʿAbd Allāh b. al-ʿAbbāsʿAbd Allāh b. ʿAbd al-AsadʿAbd Allāh b. al-ZubayrʿAbd Allāh b. ʿAmr b. al-ʿĀṣʿAbd Allāh b. Hudhafa al-SahmīʿAbd Allāh ibn JaʿfarʿAbd Allāh b. JahshʿAbd Allāh b. MasʿūdʿAbd Allāh b. SalāmʿAbd Allāh b. RawāhaAbd Allah b. Sa'd ibn Abi SarhʿAbd Allāh b. UbayyʿAbd Allāh b. ʿUmarʿAbd Allāh b. Umm MaktūmʿAbd al-Rahmān b. Abī BakrʿAbd al-Rahmān b. ʿAwfAbd Ya Layl ibn 'AmrAbū Ayyūb al-AnṣārīAbū Bakr al-ṢiddīqAbū Dharr al-GhifārīAbu DujanaAbu FuhayraAbu Hudhayfa ibn al-MughiraAbu Hudhayfa ibn 'UtbaAbū HurayraAbū l-ʿĀṣ b. al-RabīʿaAbu Lubaba ibn 'Abd al-MundhirAbū Mūsā al-AshʿarīAbu Sufyan ibn HarbAbū Sufyān b. al-ḤārithAbū l-DardāʾAbū Hudhayfa b. ʿUtbaAbu Sa'id al-KhudriAbu Talib ibn ʿAbd al-MuṭṭalibAbū ʿUbayd b. Masʿūd al-ThaqafīAbū ʿUbayda ibn al-JarrāḥAbu Umama al-BahiliʿAdī b. ḤātimʿĀʾisha bt. Abī BakrAkib ibn Usaydal-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muttalibal-Aḥnaf b. QaysAl-Qasim ibn Muhammadal-ʿAlāʾ al-Ḥaḍramīal-Bara' ibn Malik al-AnsariʿAlī ibn Abī Ṭālibal-Walid ibn 'UqbaAmina bint WahbʿAmmār b. YāsirʿAmr b. al-ʿĀṣʿAmr b. al-JamūqAnas ibn NadrAnas b. MālikʿAqīl b. Abī Ṭālibal-Arqam ibn Abi l-ArqamArwa bint KurayzAshāma b. AbjarAsmāʾ bt. Abī BakrAsmāʾ bt. ʿUmaysʿAwn b. Jaʿfaral-Barāʾ b. Mālik al-AnṣārīBashīr b. SaʿdBilāl b. RabāḥBilāl b. al-Hārithal-Ḍaḥḥāk b. QaysDiḥya b. Khalīfa al-KalbīḌirār b. al-Azwar al-AsadīFaḍl b. ʿAbbāsFākhita bt. Abī ṬālibFāṭima bint AsadFāṭima bt. HizāmFāṭimaFayruz al-DaylamiHabib ibn Zayd al-AnsariHabiba bint Ubayd AllahḤafṣa bt. ʿUmar b. al-KhaṭṭābHakim ibn HizamḤalīma al-Saʿdiyya (nutrice del Profeta)Hamna bint JahshHamza b. ʿAbd al-MuṭṭalibHanzala ibn Abi AmirHaritha bint al-Mu'ammilal-Hasan ibn AliHassan ibn ThabitHāshim b. ʿUtbaḤāṭib b. Abī BaltaʿaHishām b. al-ʿĀṣal-Hubab ibn al-MundhirHudhayfa ibn al-YamanHujr b. ʿAdīal-Husayn ibn AliIkrima ibn Abi JahlʿIyāḍ ibn GhanmJābir b. ʿAbd Allāh al-AnṣārīJaʿfar b. Abī ṬālibJulaybibJundub ibn JunadaJuwayriyya bint al-HarithKa'b ibn ZuhayrKhabbāb ibn al-ArattKhadīja bt. KhuwaylidKhālid b. SaʿīdKhālid b. al-WalīdKhawla bint HakimKhunays ibn HudhayfaKumayl ibn ZiyadKhuzaymat ibn ThabitLayla bint al-MinhalLubāba bt. al-ḤārithLubaynaMalik ibn DinarMalik al-DarMalik al-AshtarMalik ibn NuwayraMarya al-QibtiyyaMaymuna bint al-HarithMiqdād b. Aswad al-KindīMu'adh ibn JabalMu'awiya ibn HudayjMuʿāwiya b. Abī Sufyānal-Mughīra b. ShuʿbaMuhammad ibn Abi BakrMuḥammad b. Abī ḤudhayfaMuḥammad b. MaslamaMuṣ'ab b. ʿUmayrMuḥammad b. JaʿfarMuslim b. ʿAqīlal-Muthannā b. Ḥārithaal-NahdiyyaNawfal ibn KhuwaylidNu'aym ibn Mas'udal-Nuʿayman b. ʿAmral-Nu`mān b. MuqarrinNusayba bint Ka'bal-Qaʿqāʿ b. ʿAmrQatadaRab'ah ibn UmayaRabi'a ibn al-HarithRabi'a ibn Ka'bRamla bint Abi SufyanRayhana bint ZaydRumaysa bt. Milḥān (Umm Sulaym)RuqayyaSaʿd b. al-RabīʿSaʿd b. Abī WaqqāṣSaʿd b. MuʿādhSaʿd b. ʿUbadaSafiyya bint 'Abd al-MuttalibSafiyya bint HuyayySahl ibn HunayfSa'id ibn Amir al-JumahiSaʿīd b. ZaydSalama Abu HashimSalim, mawla di Abu HudhayfaSalit ibn 'Amr 'Ala b. HadramiSalman al-FarsiSa'sa'a ibn SuhanSawda bint Zam'aShuja bin Wahab al-AsadiSuhayb ibn Sinan (Suhayb al-Rumi) • Suhayl ibn ʿAmrSuraqa ibn MalikThabit ibn QaysTalha b. ʿUbayd AllāhTamim Abu RuqayyaTamim al-DariThamim AnsariThumama ibn Uthalal-Tufayl b. ʿAmr al-DawsīʿUbāda b. al-SāmitʿUbayda b. al-HārithUbayy ibn Ka'bUmama bint Abi l-'As ibn Rabi'aʿOmar ibn al-KhaṭṭābʿUmar b. SaʿdUmayr ibn Sa'd al-AnsariUmayr ibn WahbUmm AymanUmm HakimUmm Kulthum bint 'AliUmm Kulthum bint Jarwila KhuzimaUmm KulthūmUmm SalamaUmm SharikUmm UbaysUmm 'Umara NusaybaUmm WaraqaʿUrwa b. al-Zubayr b. al-ʿAwwāmUqba ibn 'AmirʿUrwa ibn MasʿūdUsama ibn ZaydUsayd b. Ḥuḍayr'Utba ibn GhazwanʿUthmān b. ʿAffānUthman ibn HunayfUthman ibn Maz'unWahb ibn ʿAbd ManafWahshī ibn ḤarbZayd b. al-KhaṭṭābZayd al-KhayrZayd ibn ArqamZayd b. ḤārithaZayd b. ThābitZaynab bt. ʿĀmirZaynab bint AliZaynab bint JahshZaynabZaynab bint KhuzaymaZiyād b. Abīhial-Zubayr b. al-ʿAwammZuhra b. al-Ḥawiyya al-TamīmīCalligrafia dei compagni di Muhammad
Controllo di autoritàVIAF (EN27868234 · ISNI (EN0000 0001 2125 5289 · CERL cnp00401090 · LCCN (ENn81042737 · GND (DE118822810 · BNF (FRcb11939742h (data) · J9U (ENHE987007269275205171