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Confederazione della Livonia - Wikipedia

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Confederazione della Livonia
Dati amministrativi
Lingue ufficialilatino
tedesco
livone
Lingue parlatelatino, tedesco, lettone, estone, livone
CapitaleRiga
Politica
Forma di StatoMonastico
Forma di governoTeocrazia
Nascita1419 con Siegfried Lander von Spanheim
CausaLegato pontificio che realizza un compromesso tra la posizione del clero tedesco e i cavalieri teutonici
Fine1561 con Gottardo Kettler
CausaConversione del Gran maestro al protestantesimo
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEuropa orientale
Massima estensione108.500 km² nel XVI secolo
Popolazione650.000 nel XVI secolo
Religione e società
Religioni preminenticattolicesimo
Religioni minoritarieebraismo, luteranesimo, ortodossia
Evoluzione storica
Preceduto daTerra Mariana
Succeduto da Ducato di Livonia
Ducato di Curlandia e Semigallia
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La Confederazione della Livonia fu una confederazione di stati che nacque nel 1419 e durò fino al 1560.[1] Era formata da cinque paesi: il territorio dei cavalieri portaspada, l'arcivescovato di Riga, il vescovato di Dorpat, il vescovado di Ösel-Wiek ed il vescovado di Curlandia.[2]

Tale suddivisione, con alterne fortune, nacque per gestire le mire espansionistiche del clero tedesco e dei cavalieri teutonici, i quali delegarono la gestione dei Paesi baltici ai cavalieri portaspada, divenuti dal 1237 noti come Ordine di Livonia.[3] Sempre dallo stesso anno, la Confederazione entrò a far parte dello Stato monastico dei cavalieri teutonici pur venendo amministrata dall'Ordine di Livonia. Nato come branca, tale gruppo cavalleresco riuscì a garantirsi una pressoché completa autonomia dalla Prussia e dall'Hochmeister dopo il 1410.[4] Le vicende che coinvolsero i livoniani riguardarono essenzialmente le continue lotte di potere con le arcidiocesi e i vescovadi locali (soprattutto per la capitale Riga) e con i domini confinanti, in primis Granducato di Lituania, assai coinvolto nelle vicende della Confederazione di Livonia soprattutto nei primi secoli di vita della stessa, e i russi di Novgorod, Pskov e Granducato di Mosca.

La confederazione della Livonia fu frutto di un processo nato secoli prima e avviato dal legato pontificio Guglielmo di Modena nel 1228, incaricato di giungere a un compromesso tra la Chiesa e i cavalieri portaspada, ambedue guidate da tedeschi, dopo che questi avevano conquistato e sottomesso i territori di tribù indigene: Estoni, Livoni, Letgalli, Selonici, Semigalli e Curlandi. Queste terre sottomesse divennero note come Terra Mariana. La formula prescelta fu che un terzo delle terre andasse all'ordine religioso cavalleresco ed i due terzi restanti alla Chiesa. In realtà, la maggior parte del territorio era controllato dall'Ordine di Livonia (il quale subentrò ai portaspada nel 1237): tale situazione politica generò perenni contrasti con i vescovi e le città anseatiche, che misero a dura prova la vita della Confederazione, una delle più prolifere regioni dello Stato monastico dei cavalieri teutonici. Dal 1346, si ebbe l'annessione del Ducato di Estonia dalla corona danese.

Per tentare di arginare i contrasti interni, nel 1419 fu creato il Landtag, ossia un Parlamento. La città di Walk fu scelta per ospitare questo organo. A tale evento si ricollega la costituzione della Confederazione, quando la guida dei cavalieri di Livonia era Siegfried Lander von Spanheim. Tuttavia, ciò non comportò la cessazione delle ostilità.

Tutti e cinque i piccoli stati sopraccitati cessarono di esistere durante la Guerra di Livonia (1558-82). L'Ordine livoniano fu dissolto dal Patto di Wilno nel 1560. L'anno seguente, il Landtag decise di chiedere aiuto a Sigismondo II, re di Polonia e Granduca di Lituania. Con la fine del governo dell'ultimo arcivescovo di Riga Guglielmo di Brandeburgo, Riga divenne una città libera dell'Impero.

  1. ^ (EN) Alexander Theroux, Estonia, Fantagraphics Books, 2011, ISBN 978-16-06-99465-8, p. 25.
  2. ^ Giovanna Motta, Il Baltico, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 978-88-68-12158-7, p. 42.
  3. ^ (EN) Richard Humble, Warfare in the Middle Ages, Mallard Press, 1989, ISBN 978-07-92-45089-4, p. 151.
  4. ^ Anel Anivac, Storia militare delle Crociate, Soldiershop Publishing, 2015, ISBN 978-88-99-15871-2, p. 111.

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