La Divisione Nazionale 1927-1928 è stata la 28ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, disputata tra il 25 settembre 1927 e il 22 luglio 1928 e conclusa con la vittoria del Torino, al suo primo titolo.
Capocannoniere del torneo è stato Julio Libonatti (Torino) con 35 reti.
Genova
Milano
Roma
Torino
Ubicazione delle squadre della Divisione Nazionale 1927-1928. Girone A; Girone B.
L'anno precedente, il primo impatto delle formazioni del Mezzogiorno con il nuovo campionato italiano unificato aveva avuto esiti disarmanti, poiché le tre rappresentanti laziali e campane avevano terminato il torneo in zona retrocessione; secondo il regolamento, nel 1927 la nuova edizione della Divisione Nazionale avrebbe dovuto prendere il via con una sola società proveniente da regioni al di sotto della Toscana, e cioè la Lazio, fresca neopromossa in quanto vincitrice del Gruppo Sud della Prima Divisione cadetta. Né la FIGC, né il Governofascista si mostrarono pronti ad accettare tale scenario, che avrebbe gravemente inficiato il proposito di estendere all'intera Penisola il torneo d'élite del movimento calcistico italiano.
Come se la precedente annata fosse stata una sorta di prova generale, la Federazione decise di riprovare ad avere una triplice rappresentanza meridionale nel massimo campionato ripescando le società retrocesse. Questa volta si vollero avere però garanzie che tali sodalizi fossero in grado di stare in piedi con le proprie gambe: per quanto riguardava il Napoli, il presidente uscente Giorgio Ascarelli diede ampie rassicurazioni su un deciso attivismo della società partenopea nel calciomercato estivo. Nella Capitale, la promozione della Lazio, assicurando una rappresentanza capitolina in uno dei due gironi del torneo diede la possibilità che nell'altro raggruppamento Alba Audace e Fortitudo unissero le forze insieme al cadetto Roman, in un nuovo unico sodalizio che difendesse il nome della Città Eterna: sotto la regia di Italo Foschi nacque così l'Associazione Sportiva Roma.
Ma la progressiva espansione della Divisione Nazionale sull'intero territorio italiano non era perseguibile solamente ripescando le squadre del Sud. Per coinvolgere il maggior numero di città nel massimo torneo, era pure necessario che un singolo centro urbano non occupasse troppi posti nell'organigramma del campionato con proprie plurime società: era questo il caso di Genova che, unica, aveva ben tre formazioni nella massima serie. Intoccabile per blasone, tifoseria e palmarès il Genoa, il 2 luglio le autorità fasciste decisero d'imperio che l'Andrea Doria e la Sampierdarenese dovessero fondersi allo scopo di formare una nuova società in maglia neroverde, La Dominante, antenata della moderna Sampdoria. Nell'organigramma del torneo il posto liberato da questa fusione fu così occupato dalla ripescata Cremonese.
Due gironi interregionali da 11 squadre ciascuno, di cui le prime quattro classificate accedono alla fase finale, mentre le ultime tre vengono retrocesse[1]. Lo scudetto viene assegnato alla vincitrice del raggruppamento finale composto da 8 squadre.
Forse ancora appagati dalla vittoria dell'anno precedente, i campioni in carica del Torino non partirono bene; fu forse, e paradossalmente, lo scoppio del caso Allemandi, con conseguente revoca dello scudetto vinto pochi mesi prima, a dare ai granata la spinta a riconquistare ciò che, a loro avviso ingiustamente, era stato loro tolto. Il Toro riprese il volo e, sospinto dalle valanghe di gol del Trio delle meraviglie composto da Julio Libonatti, Adolfo Baloncieri e Gino Rossetti, inanellò una serie di strepitose vittorie che gli consentirono di concludere la prima fase in testa alla classifica del proprio girone. Gli altri tre posti disponibili per il girone finale furono occupati senza problemi dalle blasonate Genoa e Milan, e da un'Alessandria sempre insidiosa in quell'epoca. Non trovò invece spazio l'ormai decaduta Pro Vercelli, la cui antica gloria non le permise che di ottenere qualche risultato di prestigio destinato a rimanere, tuttavia, un caso isolato.
Anche nell'altro raggruppamento le sorprese scarseggiarono: a primeggiare fu la forza del momento in quel periodo, cioè il Bologna, seguito a breve distanza da Juventus, Casale e Inter. In pratica, a conti fatti, l'esito dei due gironi fu una fotocopia di quello dell'anno prima, con le stesse otto squadre a primeggiare nelle posizioni di vertice.
Interessante notare come la scommessa della Federazione di riportare nel massimo campionato le rappresentanti del Sud fu abbastanza ripagata: la Roma riuscì a salvarsi sul campo, certamente non senza difficoltà, ma neanche con eccessivi patemi d'animo: battendo all'ultima giornata un Inter senza motivazioni (perché già qualificata alle Finali per il titolo) per 3-0, i capitolini riuscirono a conquistare la salvezza. La debolezza del Meridione fu comunque riprovata dall'affondamento del Napoli e della Lazio, che non riuscirono ad evitare di concludere l'annata nella zona rossa della classifica, pur scansando il posto da fanalino di coda; il Napoli pagò in particolare il pessimo rendimento nel girone d'andata, chiuso all'ultimo posto con 4 punti, e non bastò il netto miglioramento nel girone di ritorno (11 punti in 9 partite, con vittorie sulle blasonate Genoa e Pro Vercelli) per scansare la retrocessione: all'ultima giornata di campionato i partenopei persero contro il Torino per 11-0, sconfitta che, unita alla contemporanea vittoria del Padova diretto concorrente per la salvezza, li condannò al terzultimo posto e alla retrocessione. Peraltro, i sommovimenti dell'estate 1927 non portarono bene neppure a più alte latitudini, dato che nella relegazione capitò anche la neonata La Dominante, cui i dissidi interni tra le componenti originarie compromisero gli sforzi della squadra per ottenere la salvezza. Tuttavia, tutti questi discorsi furono destinati a rimanere sulla carta poiché già due settimane dopo la conclusione delle eliminatorie, il 18 marzo, in occasione della disputa della seconda giornata delle finali, la FIGC emanò un decreto che stabiliva:
«...nella stagione 1929-30 avremo in Divisione Nazionale 32 squadre delle quali 16 parteciperanno alla Serie A e 16 alla Serie B... Questo sistema in sostanza porta a quel girone unico da tanto tempo atteso, mentre crea tra la massima categoria e la Prima Divisione un utile cuscinetto. Nella stagione 1928-29 si avrà invece un campionato di transizione: verrà giocato su due gironi di 12 squadre ciascuno, cioè le attuali meno l'Hellas e la Reggiana, oltre ovviamente alle vincenti dei quattro gironi della Prima Divisione. Le prime quattro classificate di ogni girone (totale 8 squadre) disputeranno un girone finale per il titolo di campione d'Italia 1928-1929, mentre le 16 escluse disputeranno la Coppa CONI. Le prime quattro classificate di ogni girone della Coppa CONI (totale 8 squadre) andranno per la stagione 1929-30 a completare la Serie A con le otto finaliste, mentre le ultime quattro classificate di ogni girone, più le prime due classificate di ogni girone di Prima Divisione (totale 16 squadre) formeranno la Serie B della Divisione Nazionale.»
Con tale deliberazione fu stabilito dunque il ripescaggio delle terzultime e penultime classificate, che furono ammesse al campionato di transizione 1928-29 a 24 squadre, sul modello della vecchia Lega Nord, che avrebbe portato alla creazione della Serie A e della Serie B a girone unico. Dunque la retrocessione virtuale di Napoli, Lazio, Livorno e Dominante durò solo due settimane, venendo le quattro formazioni riammesse addirittura a fine marzo, prima dell'inizio della Coppa CONI, torneo di consolazione per le escluse dal girone finale. Non si può dire lo stesso per Verona e Reggiana, che, avendo terminato all'ultimo posto le eliminatorie, sarebbero dovute retrocedere comunque in Prima Divisione. Tuttavia, anche per loro, a fine giugno, arrivò il ripescaggio. In un comunicato del 28 giugno il Direttorio Divisioni Superiori deliberò infatti:
«Nella prossima stagione al campionato di Divisione Nazionale parteciperanno 32 squadre, che giuocheranno in due gironi di 16 ciascuna... Le iscrizioni si chiuderanno il prossimo 10 luglio. In base alle medesime pervenute, il Direttorio Federale stabilirà i gironi fissando di conseguenza le varie squadre da promuovere. Tuttavia possiamo finora comunicarvi che in Divisione Nazionale entreranno otto squadre più delle previste seguendo nella scelta criteri politici oltre che sportivi. Oltre alle 24 che già hanno diritto, andranno dunque nella massima categoria le seguenti squadre: Hellas, Reggiana, Triestina (indipendentemente quest'ultima dal posto che occupa in classifica, ma in omaggio agli altri titoli della nobilissima Trieste), la Fiorentina, il Legnano, la Milanese, la Venezia e la Prato, tenendo per questa in conto che la cittadina toscana ha ben 155 giuocatori tesserati...»
Come accaduto per i gironi d'apertura, anche la fase finale del campionato fu una sorta di replica del precedente torneo annullato per il Caso Allemandi. Il Torino riprese subito il comando della classifica. I gol dell'oriundo Libonatti e di Rossetti, e le parate di Vincenzo Bosia, permisero ai granata di mantenersi in costante vantaggio sul folto ed equilibrato gruppo delle inseguitrici, in cui le squadre cambiavano continuamente fra loro la posizione in graduatoria. Unico vaso di coccio era il Casale, schiacciato dalla forza delle squadre metropolitane.
Interrotto dopo le gare di andata per permettere la partecipazione della Nazionale italiana di calcio alle Olimpiadi di Amsterdam dove venne colta la medaglia di bronzo, il girone finale riprese con le gare di ritorno in piena estate. Alla penultima giornata vi fu lo scontro diretto per il titolo tra Torino (16 punti) e Genoa (15), vinto nettamente dai piemontesi. Alla fine l'ultima ad arrendersi alla fuga torinista fu l'Alessandria, in cui militavano due giovani molto promettenti, la mezzala Giovanni Ferrari e il mediano Luigi Bertolini; i mandrogni si aggiudicarono lo scontro diretto pareggiando al Filadelfia e vincendo in casa, ma nel confronto indiretto persero preziosi punti per strada, forse per inesperienza, andando ad esempio a perdere nettamente il derby sul campo del malconcio Casale. Fu così che il 22 luglio all'ultima giornata i granata andarono a San Siro a prendersi l'unico punto che mancava al loro trionfo, mentre il Genoa battendo l'Alessandria finì al secondo posto. Il Torino riconquistò così subito quello scudetto che nel corso della stagione, tra mille polemiche e recriminazioni, gli era stato tolto.
^L'aumento del numero delle retrocessioni era finalizzato a riportare il torneo all'originario format a 20 squadre, dopo il ripescaggio di Roma e Napoli dalla cadetta Prima Divisione per questa stagione. Come spiegato, questa norma fu poi disapplicata da Leandro Arpinati.
Annuario Italiano del Giuoco del Calcio Volume I 1926-27 e 1927-28 (1928) - compilazione a cura di Luigi Saverio Bertazzoni per conto della F.I.G.C. - Bologna, edito a Modena. Il primo volume è conservato presso:
Biblioteca Universitaria Estense di Modena. Presentazione delle squadre partecipanti ai campionati italiani, con consigli direttivi forniti dalle società e le classifiche finali delle stagioni sportive 1926-27 e 1927-28.
Carlo Fontanelli, Cento anni di calcio - Italia 1927/28 - Mariposa S.n.c., Fornacette (PI) - settembre 1996.