Le elezioni politiche in Italia del 1919 si sono svolte il 16 novembre 1919. Furono le prime elezioni in Italia a fare uso di una legge elettorale proporzionale (n. 1401 del 15 agosto 1919). Le elezioni - anche a causa del forte ampliamento del diritto di voto in favore di tutti i cittadini maschi maggiorenni (analfabeti inclusi) e, tra i minori, tutti coloro che avevano combattuto in guerra - segnarono la fine dell’egemonia parlamentare del liberalismo e l’affermazione del Partito socialista e del Partito popolare. Una delle conseguenze di questa nuova legge elettorale fu una rapida successione di governi deboli, privi di solida base nel Parlamento e nel Paese[1]. Sono inoltre le prime elezioni in cui si introducono i simboli di partito nella scheda elettorale, per aiutare gli elettori analfabeti a poter esprimere la propria volontà con una "X" da apporre sopra il simbolo scelto.
Alle elezioni nessun partito riuscì a presentarsi in tutti i 54 collegi in cui era divisa l'Italia.
Solo il Partito Socialista Italiano e il Partito Popolare Italiano riuscirono a presentarsi in modo uniforme in 51 collegi col medesimo contrassegno, rispettivamente la falce e martello e lo scudo crociato; tutte le altre forze politiche si presentarono con nomi e simboli diversi da collegio a collegio. Si potevano contare 281 simboli per 1.260 candidati.
Poiché in alcuni casi le liste raggruppavano appartenenti a partiti diversi, in una tabella ministeriale vennero raggruppati gli eletti per partito effettivo, sulla base dell'appartenenza prima delle elezioni.[6]