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Enzo Bettiza - Wikipedia

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Enzo Bettiza

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato5 luglio 1976 –
19 giugno 1979
LegislaturaVII
Gruppo
parlamentare
Socialdemocratico-liberale (1976-1977)
Misto (1977-1979)
CircoscrizioneLombardia
CollegioMilano I
Incarichi parlamentari
  • VII commissione permanente (istruzione pubblica)
  • Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
  • Rappresentanza italiana al Parlamento Europeo
Sito istituzionale

Europarlamentare
Durata mandato17 luglio 1979 –
18 luglio 1994
LegislaturaI, II, III
Gruppo
parlamentare
LD/LDR (1979-1989)
SOC/PSE (1989-1994)
CircoscrizioneI; III: Italia nord-occidentale
II: Italia nord-orientale
Incarichi parlamentari
  • Presidente della delegazione per le relazioni con la Jugoslavia (1983-1984)
  • Presidente della delegazione per le relazioni con la Repubblica Popolare Cinese (1985-1987, 1989-1994)
  • Presidente della delegazione per le relazioni con l'Unione Sovietica (1987-1989)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Liberale Italiano (1976-1989)
Partito Socialista Italiano (1989-1994)
ProfessioneGiornalista

Enzo Bettiza, all'anagrafe Vincenzo Bettiza (Spalato, 7 giugno 1927Roma, 26 luglio 2017[1][2]), è stato un giornalista, scrittore e politico italiano.

Il padre apparteneva all'allora nutrita minoranza italiana di Spalato. La fortuna economica della famiglia Smacchia Bettiza risaliva all'epoca napoleonica, quando il governo francese delle province illiriche appaltò proprio all'impresa del bisnonno dello scrittore la costruzione della strada carrabile da Spalato a Ragusa. Ancora negli anni venti la fabbrica cementifera Gilardi e Bettiza[3] era la più importante industria della Dalmazia. La madre era di origini montenegrine e proveniva dall'isola di Brazza, a poche miglia da Spalato. Negli anni venti, come consentito dal trattato di Rapallo, la famiglia aveva optato per la cittadinanza italiana, pur risiedendo in territorio jugoslavo. Dopo la seconda guerra mondiale l'industria fu nazionalizzata dal nuovo governo comunista e la famiglia Bettiza si trasferì in Italia:

«La mia famiglia faceva parte della aristocrazia mercantile già dai tempi di Venezia. Ma il padre del mio bisnonno sfruttò le grandi opportunità del periodo napoleonico, quando il duca di Ragusa promosse l'industrializzazione della zona. Ho ancora gli appunti di mio padre, un po' joyciani dal punto di vista stilistico, tra italiano, dialetto veneto e altre lingue, e le memorie in serbo-croato del fratello di mia mamma, che fu un celebrato cantante d'opera. La prima lingua è stata il serbo-croato di mia mamma. Ma all'età di cinque, sei anni è intervenuto il papà, che pure parlava benissimo il serbo croato, col suo dialetto veneto. A 11 anni ero già a Zara, per il ginnasio italiano. Insomma, nasco quasi trilingue, perché non bisogna dimenticare il tedesco. Per me era normale vivere così. Solo quando sono diventato un esule ho capito che ero cresciuto in un posto molto complicato, e mi sono reso conto che era un ginepraio. Per me l'infanzia e l'adolescenza in Dalmazia furono un'epoca d'oro. Vivevo in una famiglia agiata, e in un ambiente naturale bellissimo. Un paradiso perduto. Potevo diventare cittadino italiano, jugoslavo o austriaco. L'esilio ha fatto di me un europeo convinto[4]

Le vicende familiari dei Bettiza e l'universo della Dalmazia nel XIX e primo XX secolo sono narrate da Bettiza in Esilio (Mondadori, 1996), in cui scrive di se stesso:

«Segnato da iniziali influssi serbi nell'infanzia, poi italiani nella pubertà, quindi croati nell'adolescenza, ai quali dovevano aggiungersi più tardi innesti germanici e russi, ho lasciato concrescere poco per volta in me multiformi radici culturali europee; non ho mai dato molto spazio alla crescita di una specifica radice nazionale[5][6]

Con la guerra e l'occupazione jugoslava, il padre perse tutto[7]. Giunto in Italia su «un peschereccio pugliese di fortuna, pericolosamente sovraccaricato di ebrei ungheresi, slovacchi, polacchi, romeni, fuggiti dall'Est»[8], il giovane Bettiza fuggì da un campo profughi in Puglia e si fermò a Roma. Si iscrisse all'Accademia di belle arti della capitale con l'intenzione di divenire pittore, ma non vi trovò la sua strada e visse per qualche anno di lavoretti precari[5], tra cui contrabbandiere, giocatore di poker e venditore di libri a rate[9].

Successivamente salì a Milano, dove aderì al PCI. L'esperienza fu così negativa che Bettiza se ne distaccò in poco tempo per passare a posizioni liberali e anticomuniste[5].

Poliglotta (parlava veneto, italiano, serbocroato, russo, francese e tedesco), di modi raffinati e di sconfinata passione per le letture e le discussioni[10], nel 1953 è assunto dal settimanale Epoca e nel 1957 passa al quotidiano La Stampa, per cui è corrispondente da Vienna e poi da Mosca, da dove è il primo corrispondente occidentale a scrivere non solo che i sovietici avevano rotto con i cinesi ma anche che quella frattura avrebbe aiutato gli Stati Uniti a vincere la guerra fredda[11]. Darà di Chruščëv un giudizio controcorrente: «Era un contadino ucraino che giocò il sopravvalutato Kennedy. Gli eresse il muro di Berlino sotto il naso ed evitò la guerra nucleare, nonostante Castro la sollecitasse: era pronto a vedere distrutta Cuba pur di distruggere l'America»[11]. Resterà a Mosca fino a quando sarà licenziato dal direttore Giulio De Benedetti per troppo attivismo nel 1964[9] [12].

Bettiza passò quindi al Corriere della Sera per il quale lavora, sempre come corrispondente dall'estero, per dieci anni, fino ad andarsene in polemica per la svolta a sinistra impressa da Piero Ottone[9].

Riguardo ai suoi anni al Corriere, Bettiza si espresse senza mezzi termini su Giulia Maria Crespi, la comproprietaria del giornale:

«Presumeva di poter fare e disfare le direzioni e le strategie politiche del quotidiano di cui non capiva nulla: assolutamente nulla. [L'entourage di persone fidate di cui si circondava], col suo sinistrismo festaiolo, ha avuto una parte di responsabilità nella diffusione degli impulsi autodistruttivi che dovevano percorrere la società italiana dopo la vacanza utopica del 1968[13]

Anche i rapporti con Piero Ottone furono pessimi, sia sul piano umano che su quello professionale. Dal punto di vista personale descrisse il direttore del Corriere come un uomo «doppio, sfuggente, infido, privo di scrupoli»[13], mentre su quello professionale «non v'era alcun nesso fra la lezione anglosassone e il giornale di denuncia, quasi scandalistico, che Ottone, con innegabile inventiva, confezionava quotidianamente»[13]. Bettiza raccontò poi l'esperienza di redazione in maniera abrasiva nel libro di memorie Via Solferino.

Bettiza a colloquio con Nicolae Ceaușescu nel 1969.

Negli anni sessanta prende forma anche la sua produzione letteraria, narrativa (a partire da Il fantasma di Trieste, Longanesi, 1958) e saggistica. La sua attività è incentrata soprattutto sullo studio dei paesi mitteleuropei e sulla critica all'ideologia comunista e ai regimi del socialismo reale. Nel 1970 vince il premio letterario isola d'Elba con il libro, edito da Longanesi, Diario di Mosca. Il suo lavoro di maggior impegno teorico è Il mistero di Lenin, antropologia dell'homo sovieticus a partire dalla figura del fondatore del bolscevismo, che Bettiza definisce spregiativamente «un ominide meccanico, duro, opaco, capace di esistere unicamente e interamente nel presente socialista, privo di memoria, di dubbi, di rimorsi». Più tardi si dimostra particolarmente scettico rispetto alle esperienze riformatrici di Michail Gorbačëv[5].

Nel 1974 Indro Montanelli chiese a Bettiza di aiutarlo nella fondazione di un quotidiano indipendente. Bettiza accettò e uscì da via Solferino. Secondo Bettiza, Giulia Maria Crespi e il direttore Piero Ottone volevano fare del Corriere «un quotidiano d'assalto tipo "manifesto" o "Lotta Continua[13]. Il comitato di redazione, «giacobinizzandosi, tendeva sempre più a diventare un comitato di salute pubblica»[13].
Bettiza fondò con Indro Montanelli il Giornale nuovo, di cui fu condirettore vicario dal 1974 al 1983. Il sodalizio durò quasi dieci anni. Si sciolse a causa di alcuni contrasti sulla linea politica: Bettiza era sostenitore convinto del patto lib-lab, l'accordo tra liberali di Valerio Zanone e socialisti craxiani, che apprezzava per la distanza dai comunisti. Montanelli invece era molto più scettico nei confronti del leader socialista e non credeva ad un socialismo liberaleggiante. il pretesto scatenante fu il rifiuto di Montanelli di pubblicare un articolo filocraxiano di Francesco D'Amato (allora caporedattore della sede romana del Giornale), pezzo che era già stato approvato da Bettiza[14].

Dopo reciproca rottura, Bettiza e Montanelli non si parlarono per anni, fino al 1996, quando di Bettiza uscirà Esilio: Montanelli, in occasione dell'uscita del nuovo libro dell'antico amico, disse che fosse giunto «il momento di riconoscere che Enzo è un grande scrittore mitteleuropeo»[15]; e Bettiza gli telefonò per ringraziarlo. Seguì un pranzo di riconciliazione. Successivamente all'uscita del libro, Montanelli dichiarò: «Fu un litigio a binario unico, un equivoco, nel senso che fu lui a litigare con me. Io con lui, mai. [...] La sua partenza io l'ho vissuta come un lutto»[16].

Quando è ancora al Giornale nuovo entrò in politica. Fu eletto senatore della Repubblica dal 1976 al 1979 per il PLI, all'interno dell'alleanza laica (PLI-PRI-PSDI), e prese parte all'elezione di Sandro Pertini al Quirinale, su cui poi scrive il Diario di un grande elettore. Dal 1979 al 1989 rappresentò i liberali al Parlamento europeo, per poi essere candidato ed eletto eurodeputato nel 1989 direttamente nelle liste del PSI.

Nel frattempo, nel 1987 aveva iniziato a collaborare al quotidiano La Stampa, diventandone editorialista e commentatore politico fino alla morte[9]: in precedenza, dopo avere lasciato il Giornale, fu brevemente direttore editoriale de il Resto del Carlino e La Nazione[17] , facendo ritorno al Corriere della Sera tra il 1985 e il 1987.

Negli anni novanta e duemila Bettiza si dedicò completamente alla scrittura, con vari testi, dedicati alle vicende dell'Europa orientale e alla fine del blocco sovietico. Tra le sue opere letterarie si ricordano Esilio (vincitore del Premio Campiello nel 1996),[18] memoria dell'infanzia e adolescenza nella natia Dalmazia dagli anni venti alla Seconda guerra mondiale, e il romanzo I fantasmi di Mosca (1993), riflessione sul totalitarismo negli anni delle purghe staliniane, considerato il più lungo romanzo mai scritto in lingua italiana. Era convinto che il XX secolo non fosse stato per nulla breve, ma al contrario «lungo, lunghissimo»[5].

Nel 1997, in seguito alle dimissioni di Vittorio Feltri, Silvio Berlusconi gli offrì la direzione del Giornale, ma Bettiza rifiutò: «Belpietro mi spiegò che lui non sarebbe stato il mio vice ma direttore come me, sia pure non responsabile. A me le querele, a lui il potere, per conto di Berlusconi. Ovviamente, rinunciai. Non avrei mai potuto fare un foglio sotto padrone»[4]. Dopo la rinuncia di Bettiza la direzione del quotidiano fu affidata a Mario Cervi[19].

Bettiza fu tra i pochi intellettuali e giornalisti a offrire sostegno politico alla Lega Nord, che nel 2010 rivelò di votare affermando che «discende dal Lombardo-Veneto asburgico. Gli antenati di Bossi sono Maria Teresa, Giuseppe II, il lato umano di Radetzky. Il suo antecedente è la buona amministrazione austriaca»[20]. Secondo Ugo Magri «conservatore Bettiza è stato sempre, ma di un'intelligenza rara»[9].

Enzo Bettiza è morto a 90 anni nel 2017[21].

Ebbe in tutto quattro figli, avuti con due donne attive nel giornalismo, prima Ludina Barzini (figlia di Luigi Barzini jr.) e poi Laura Laurenzi[7],

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— 28 maggio 2003[22].

Ordine della Danica hrvatska con effigie di Marco Marulo - nastrino per uniforme ordinaria

«Da parte del Presidente della Repubblica di Croazia su iniziativa dei giornalisti del quotidiano Slobodna Dalmacija»
— 2 dicembre 2004[23].

Nel 2017 il Comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel Famedio di Milano, all'interno del Cimitero Monumentale[24].

  • La nuova cultura tedesca. [Adorno, Augstein, Bloch, Grass, Enzensberger, Johnson, Mayer. L'ultima grande inchiesta sulla Germania], Milano, Longanesi, 1965.
  • L'altra Europa. Fisiologia del revisionismo nei paesi dell'Est, Firenze, Vallecchi, 1966.
  • Mito e realtà di Trieste, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1966.
  • L'altra Germania. [La prima inchiesta completa in Europa sulla Repubblica di Ulbricht], Milano, Longanesi, 1968.
  • Il comunismo da Budapest a Praga 1956-1968, con Ennio Ceccarini e Arrigo Levi, prefazione di Adolfo Battaglia, Roma, Edizioni della voce, 1969.
  • Quale PCI? Anatomia di una crisi, Milano, Longanesi, 1969.
  • Il comunismo europeo. [Una verifica critica dell'ipotesi eurocomunista], Milano, Rizzoli, 1978.
  • Lib/Lab. Le prospettive del rapporto tra liberali e socialisti in Italia e in Europa, con Ugo Intini, Milano, SugarCo, 1980.
  • Il mistero di Lenin. Per un'antropologia dell'homo bolscevicus, note a cura di Dario Staffa, Milano, Rizzoli, 1982; con un nuovo saggio introduttivo Perestrojka o Glasnost, Milano, BUR, 1988. ISBN 88-17-16676-6.
  • Via Solferino. La vita del "Corriere della Sera" dal 1964 al 1974, Milano, Rizzoli, 1982.
  • Saggi, viaggi, personaggi, Milano, Rizzoli, 1984. ISBN 88-17-51120-X.
  • L'anno della tigre. Viaggio nella Cina di Deng, Milano, A. Mondadori, 1987. ISBN 88-04-30064-7.
  • Non una vita, Milano, Rizzoli, 1989. ISBN 88-17-85080-2.
  • L'eclisse del comunismo, introduzione di Ezio Mauro, Torino, La Stampa, 1994. ISBN 88-7783-075-1.
  • Mostri sacri. Un testimone scomodo negli anni del consenso, Milano, Mondadori, 1999. ISBN 88-04-45663-9.
  • La cavalcata del secolo. Dall'attentato di Sarajevo alla caduta del muro, Milano, Mondadori, 2000. ISBN 88-04-47480-7.
  • Corone e maschere. Ritratti d'Oriente e Occidente, Milano, Mondadori, 2001. ISBN 88-04-49951-6.
  • Viaggio nell'ignoto. Il mondo dopo l'11 settembre, Milano, A. Mondadori, 2002. ISBN 88-04-51257-1.
  • Sogni di Atlante. Memorie di un viaggiatore, Milano, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-52988-1.
  • 1956. Budapest: i giorni della rivoluzione, Milano, Mondadori, 2006. ISBN 88-04-55868-7.
  • La primavera di Praga. 1968: la rivoluzione dimenticata, Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88-04-57851-2, Premio Nazionale Rhegium Julii.[25]
  • 1989. La fine del Novecento, Milano, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-58744-6.
  • Il diario di Mosca. 1961-1962. [Una partecipazione dall'interno, un'immedesimazione avventurosa e personale con il fenomeno Russia], Milano, Longanesi, 1970.
  • Qui Mosca, Milano, Touring Club Italiano, 1974.
  • Diario di un grande elettore, Milano, Editoriale nuova, 1978.
  • Il diario di Mosca e cronache da Pietroburgo, Milano, Oscar Mondadori, 2000. ISBN 88-04-48150-1.
  • Arrembaggi e pensieri. Conversazione con Enzo Bettiza, intervista a cura di Dario Fertilio, Milano, Rizzoli, 2001. ISBN 88-17-86752-7.
  1. ^ (HR) Inoslav Bešker, Umro Enzo Bettiza, in Jutarnji list, 28 luglio 2017. URL consultato l'8 agosto 2017.
  2. ^ Necrologie, in La Stampa.it, 29 luglio 2017. URL consultato l'8 agosto 2017.
  3. ^ Pietro Veronese, Bettiza nostalgie di uno slavo, in la Repubblica, 14 febbraio 1996. URL consultato il 28 luglio 2017.
  4. ^ a b Giorgio Dell'Arti, Enzo Bettiza, in Cinquantamila giorni, 20 novembre 2014. URL consultato il 28 luglio 2017.
  5. ^ a b c d e Antonio Carioti, Morto Enzo Bettiza, il lungo esilio di un intellettuale mitteleuropeo, in Corriere.it, 28 luglio 2017. URL consultato il 28 luglio 2017.
  6. ^ Fabio Finotti, Italia. L'invenzione della patria, Milano, Bompiani, 2016.
  7. ^ a b Aldo Cazzullo, Bettiza, la penna cosmopolita, in Corriere della Sera, 29 luglio 2017. URL consultato il 2 agosto 2017.
  8. ^ Enzo Bettiza, Esilio, Milano, Mondadori, 1996.
  9. ^ a b c d e Ugo Magri, Addio all'editorialista de La Stampa Enzo Bettiza, raccontò il mondo e la fine del comunismo, in La Stampa.it, 28 luglio 2017. URL consultato il 28 luglio 2017.
  10. ^ Leonardo Coen, Bettiza, l'uomo che ci spiegò l'Urss, in il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2017. URL consultato il 2 agosto 2017.
  11. ^ a b Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo, Bologna, Minerva, 2017, p. 256.
  12. ^ Così Bettiza racconta come andarono le cose: aveva capito che De Benedetti lo avrebbe voluto in Russia per sempre. Quando lo capì, si recò da Mosca a Torino direttamente nell’ufficio del direttore per discutere le sue dimissioni. Il direttore, innervosito dal suo forte temperamento, lo licenziò in tronco. Vedi Enzo Bettiza, Via Solferino. La vita del "Corriere della Sera" dal 1964 al 1974 Rizzoli editore, 1982.
  13. ^ a b c d e Sandro Gerbi e Raffaele Liucci, Montanelli l'anarchico borghese. La seconda vita 1958-2001, Torino, Einaudi, 2009.
  14. ^ Paolo Di Paolo, Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era, Rizzoli, Milano 2014, pag. 83.
  15. ^ Dario Fertilio, Caso Bettiza, il lungo sonno della critica, in Corriere della Sera, 1º ottobre 1996. URL consultato il 1º agosto 2017 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2015).
  16. ^ Dario Fertilio, Montanelli e Bettiza si ritrovano sulla via dell'"Esilio", in Corriere della Sera, 13 novembre 1996. URL consultato il 1º agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2015).
  17. ^ Monti cede ai suoi redattori 'Siete i garanti dei giornali', in la Repubblica, 2 marzo 1985. URL consultato il 1º agosto 2017.
  18. ^ Premio Campiello, opere premiate nelle precedenti edizioni, su premiocampiello.org. URL consultato il 24 febbraio 2019.
  19. ^ Cervi nuovo direttore del "Giornale", in Corriere della Sera, 6 dicembre 1997. URL consultato il 17 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2015).
  20. ^ Aldo Cazzullo, E Bettiza confessò: voto Lega L'eredità asburgica è sua, in Corriere della Sera, 26 aprile 2010. URL consultato il 18 maggio 2012.
  21. ^ Morto Enzo Bettiza, il giornalista aveva 90 anni, in Il Messaggero.it, 28 luglio 2017. URL consultato il 28 luglio 2017.
  22. ^ Bettiza Dott. Vincenzo – Medaglia d'oro al merito civile, su quirinale.it, Quirinale.it. URL consultato il 3 febbraio 2009.
  23. ^ Silvije Tomašević, Hrvatska, Italija i Slovenija žele zaključiti bolne povijesne stranice, in Slobodna Dalmacija, 2 dicembre 2004. URL consultato il 28 luglio 2017.
  24. ^ Decise all'unanimità le 15 personalità illustri da iscrivere nel Pantheon di Milano, su comune.milano.it, comune.milano.it, 26 settembre 2017. URL consultato il 28 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2017).
  25. ^ premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com. URL consultato il 3 novembre 2018.
  • Dario Saftich, Enzo Bettiza e la "nazione dalmata", Rovigno, Centro di Ricerche Storiche, 2017, ISBN 978-953-7891-20-6.

V · D · M

Vincitori del Premio Campiello
1963-1969Primo Levi (1963) • Giuseppe Berto (1964) • Mario Pomilio (1965) • Alberto Bevilacqua (1966) • Luigi Santucci (1967) • Ignazio Silone (1968) • Giorgio Bassani (1969)
1970-1979Mario Soldati (1970) • Gianna Manzini (1971) • Mario Tobino (1972) • Carlo Sgorlon (1973) • Stefano Terra (1974) • Stanislao Nievo (1975) • Gaetano Tumiati (1976) • Saverio Strati (1977) • Gianni Granzotto (1978) • Mario Rigoni Stern (1979)
1980-1989Giovanni Arpino (1980)Gesualdo Bufalino (1981) • Primo Levi (1982) • Carlo Sgorlon (1983) • Pasquale Festa Campanile (1984) • Mario Biondi (1985)Alberto Ongaro (1986) • Raffaele Nigro (1987) • Rosetta Loy (1988) • Francesca Duranti (1989)
1990-1999Dacia Maraini (1990) • Isabella Bossi Fedrigotti (1991)Sergio Maldini (1992) • Raffaele Crovi (1993) • Antonio Tabucchi (1994) • Maurizio Maggiani (1995) • Enzo Bettiza (1996)Marta Morazzoni (1997) • Cesare De Marchi (1998) • Ermanno Rea (1999)
2000-2009Sandro Veronesi (2000) • Giuseppe Pontiggia (2001)Franco Scaglia (2002) • Marco Santagata (2003) • Paola Mastrocola (2004) • Pino Roveredo - Antonio Scurati (2005) • Salvatore Niffoi (2006) • Mariolina Venezia (2007) • Benedetta Cibrario (2008) • Margaret Mazzantini (2009)
2010-2019Michela Murgia (2010) • Andrea Molesini (2011) • Carmine Abate (2012) • Ugo Riccarelli (2013) • Giorgio Fontana (2014) • Marco Balzano (2015) • Simona Vinci (2016) • Donatella Di Pietrantonio (2017) • Rosella Postorino (2018) • Andrea Tarabbia (2019)
2020-2029Remo Rapino (2020) • Giulia Caminito (2021) • Bernardo Zannoni (2022) • Benedetta Tobagi (2023) • Federica Manzon (2024)
Premio alla carriera della
Fondazione Il Campiello
1997-2003
Anna Maria Ortese (1997) • Elio Pagliarani (1998) • Maria Corti, (1999) • Franco Lucentini (2000) • Raffaele La Capria (2001) • Michel Tournier (2002) • Edoardo Sanguineti (2003)
Premio alla carriera della
Fondazione Il Campiello
2015-oggi
Sebastiano Vassalli (2015) • Ferdinando Camon (2016) • Rosetta Loy (2017) • Marta Morazzoni (2018) • Isabella Bossi Fedrigotti (2019) • Alessandro Baricco (2020) • Daniele Del Giudice (2021) • Corrado Stajano (2022) • Edith Bruck (2023) • Paolo Rumiz (2024)
Campiello Opera primaValeria Parrella (2004) • Alessandro Piperno (2005) • Marco Missiroli (2006) • Paolo Colagrande (2007) • Paolo Giordano (2008) • Cesarina Vighy (2009) • Silvia Avallone (2010) • Viola Di Grado (2011) • Roberto Andò (2012) • Matteo Cellini (2013) • Stefano Valenti (2014) • Enrico Ianniello (2015) • Gesuino Némus (2016) • Francesca Manfredi (2017) • Valerio Valentini (2018) • Marco Lupo (2019) • Veronica Galletta (2020) • Daniela Gambaro (2021) • Francesca Valente (2022) • Emiliano Morreale (2023) • Fiammetta Palpati (2024)
Campiello GiovaniEva Luna Mascolino (2015) • Ludovica Medaglia (2016) • Andrea Zancanaro (2017) • Elettra Solignani (2018) • Matteo Porru (2019) • Michela Panichi (2020) • Alice Scalas Bianco (2021) • Alberto Bartolo Varsalona (2022) • Elisabetta Fontana (2023) • Giulia Arnoldi (2024)
Campiello JuniorAntonella Sbuelz (2022) • Nicola Cinquetti e Davide Rigiani (2023)
Campiello dei CampielliLa tregua di Primo Levi

V · D · M

Vincitori del premio Dessì
PoesiaPiero Bigongiari (1986) · Maura Del Serra (1987) · Roberto Sanesi (1988) · Giorgio Orelli (1989) · Margherita Guidacci (1990) · Silvio Ramat (1991) · Ignazio Delogu (1992) · Paolo Ruffilli (1993) · Alfredo Giuliani (1994) · Alessandro Fo (1995) · Maria Luisa Spaziani (1996) · Giuseppe Conte (1997) · Franco Marcoaldi (1998) · Franco Cocco (1999) · Roberto Mussapi (2000) · Elio Pecora (2001) · Alda Merini (2002) · Biancamaria Frabotta (2003) · Giovanni Campus (2004) · Cesare Viviani (2005) · Giancarlo Pontiggia (2006) · Patrizia Cavalli (2007) · Antonella Anedda (2008) · Fabio Pusterla (2009) · Antonio Riccardi (2010) · Eugenio De Signoribus (2011) · Gilberto Isella (2012) · Gian Piero Bona (2013) · Alba Donati (2014) · Mariagiorgia Ulbar (2015) · Milo De Angelis (2016) · Maria Grazia Calandrone (2017) · Alberto Bertoni (2018) · Patrizia Valduga (2019) · Maurizio Cucchi (2020) · Alessandro Rivali (2021) · Valerio Magrelli (2022) · Enrico Testa (2023) · Ida Travi (2024)
NarrativaGiulio Petroni (1986) · Franco Rella (1987) · Fiora Vincenti (1988) · Salvatore Mannuzzu (1989) · Massimo Griffo (1990) · Maria Corti (1991) · Roberto Barbolini (1992) · Claudio Marabini (1993) · Nico Orengo (1994) · Roberto Piumini (1995) · Laura Pariani (1996) · Marcello Fois (1997) · Elio Bartolini (1998) · Sandro Onofri (1999) · Enrcio Palandri (2000) · Diego Marani (2001) · Giuseppe Pederiali (2002) · Francesca Sanvitale (2003) · Andrea Vitali (2004) · Giulio Angioni (2005) · Cesare De Marchi (2006) · Alessandro De Roma (2007) · Simona Vinci (2008) · Michela Murgia (2009) · Francesco Cataluccio (2010) · Niccolò Ammaniti (2011) · Salvatore Silvano Nigro (2012) · Giuseppe Lupo (2013) · Antonio Pascale (2014) · Maurizio Torchio (2015) · Edgardo Franzosini (2016) · Carmen Pellegrino (2017) · Sandra Petrignani (2018) · Francesco Permunian (2019) · Melania Mazzucco (2020) · Marco Belpoliti (2021) · Fabio Stassi (2022) · Ermanno Cavazzoni (2023) · Anita Likmeta (2024)
Premio speciale
della giuria
Angelo Mundula (1987) · Marcello Cocco (1988) · Raffaele De Grada (1989) · Oreste Macrì (1990) · Luigi Pintor (1991) · Nando dalla Chiesa (1992) · Antonio Cossu (1993) · Giovanni Dettori (1994) · Maria Giacobbe (1995) · Antonio Romagnino (1996) · Alfredo Chiappori (1997) · Bachisio Zizi (1998) · Massimo Carlotto (1999) · Paolo Cherchi (2000) · Francesco Cossiga (2001) · Sergio Zavoli (2002) · Alberto Bevilacqua (2003) · Sergio Romano (2004) · Enzo Bettiza (2005) · Arnoldo Foà (2006) · Maria Lai (2007) · Giuseppe Ayala (2008) · Marco Pannella (2009) · Piero Angela (2010) · Ascanio Celestini (2011) · Giulio Rapetti (2012) · Philippe Daverio (2013) · Toni Servillo (2014) · Piera Degli Esposti (2015) · Salvatore Settis (2016) · Remo Bodei (2017) · Ernesto Ferrero (2018) · Claudio Magris (2019) · Luciano Canfora (2020) · Dacia Maraini (2021) · Emma Dante (2022) · Elena Cattaneo (2023) · Alessandro Bergonzoni (2024)
Premio speciale
della fondazione
Cristiana Collu (2010) · Paolo Grossi (2011) · Pinuccio Sciola (2012) · Vinicio Capossela (2015)
Premio speciale
della Fondazione
Sardegna
Giacomo Mameli, Coro di Neoneli (2015) · Massimo Bray, Carlo Ossola (2017) · Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli (2018) · Lina Bolzoni, Tullio Pericoli (2019) · Renata Colorni, Andrea Kerbaker (2020) · Nicola Piovani (2021) · Michele Placido (2022) · Lucio Caracciolo (2023) · Dori Ghezzi (2024)

V · D · M

Vincitori del Premio Flaiano per la narrativa
1976-1979Emma Giammattei, Renato Minore (1976) • Goffredo Parise (1977) • Guido Ceronetti (1978) • Mario Praz (1979)
1980-1989Mario Soldati (1980) • Roberto Ridolfi (1981) • Pietro Citati (1982) • Gino Bacchetti, Mimì Zorzi (1983) • Antonio Altomonte, Gesualdo Bufalino (1984) • Francesco Burdin, Raffaele La Capria (1985) • Paolo Barbaro, Piero Chiara, Mario Rigoni Stern (1986) • Gaetano Afeltra, Gian Luigi Piccioli, Franca Rossi (1987) • Lorenzo Mondo, Giorgio Soavi (1988) • Maria Corti, Carlo Fruttero e Franco Lucentini (1989)
1990-1999Claudio Magris, Luigi Malerba (1990) • John Banville, Gian Antonio Cibotto, Francesca Sanvitale, Antonio Tabucchi (1991) • Peter Handke, Giuliana Morandini, José Saramago (1992) • Jean-Marie Gustave Le Clézio, Domenico Rea, Luis Sepúlveda (1993) • Marie NDiaye, Manuel Vázquez Montalbán, Giuseppe Pontiggia (1994) • Daniele Del Giudice, Allan Folsom, Jostein Gaarder (1995) • Enzo Bettiza, Tahar Ben Jelloun, Paulo Coelho, Daniel Pennac, Abraham Yehoshua (1996) • Tom Clancy, Dacia Maraini, Patrick Robinson (1997) • Andrea Camilleri, Daniel Chavarría, Ian McEwan (1998) • Vincenzo Consolo, Edwidge Danticat, Max Gallo (1999)
2000-2009Alex Garland, Javier Marías, Daniel Picouly, Fabrizia Ramondino (2000) • Michèle Desbordes, Patrick McGrath, Roberto Pazzi (2001) • Peter Carey, Per Olov Enquist, Silvana Grasso (2002) • John Crowley, Harry Mulisch, Antonio Muñoz Molina, Elisabetta Rasy, Nikolaj Spasskij (2003) • Aziz Chouaki, Paolo Di Stefano, David Grossman (2004) • Alberto Bevilacqua, Gianni Celati, Dacia Maraini, Raffaele Nigro, Domenico Starnone (2005) • Raffaele La Capria, Amara Lakhous, Enrique Vila-Matas (2006) • Hisham Matar (2007) • Alberto Arbasino, Ismail Kadare, Alice Munro (2008) • Eraldo Affinati (2009)
2010-presenteSilvia Avallone (2010) • Margaret Mazzantini, Aurelio Picca, Sandro Veronesi (2011) • Maria Paola Colombo (2012) • Marco Balzano (2013) • Sebastiano Vassalli (2014) • Giorgio Patrizi (2015) • Jonathan Coe (2016) • Mariano Sabatini (2017) • Andrea Moro (2018) • Valeria Parrella (2019) • Gabriele Pedullà (2020) • Mariapia Veladiano (2021) • Daniele Mencarelli (2022) • Dario Ferrari (2023)

V · D · M

Vincitori del premio letterario Elba
1962-1969Carlo Magno nella Grotta di Alfonso Gatto (1962) · Introduzione a Teilhard de Chardin di Norbert Maximilian Wildiers (1963) · Lettere alla signora Z. di Kazimierz Brandys (1964) · Opinioni di un clown di Heinrich Böll (1965) · Racconti impossibili di Tommaso Landolfi (1966) · Organizzazione di una disfatta di Alexander Kluge (1967) · Un passo, un altro passo di Carlo Betocchi (1968) · Fuori di casa di Eugenio Montale (1969)
1970-1989Diario di Mosca di Enzo Bettiza (1970) · Teologia della speranza di Jürgen Moltmann (1971) · Vittorio Emanuele II di Denis Mack Smith (1972) · Nozze in cielo di Mircea Eliade (1984) · Gaspare, Melchiorre e Baldassarre di Michel Tournier (1985) · Cere perse di Gesualdo Bufalino (1986) · Milena, l'amica di Kafka di Margarete Buber-Neumann (1987) · Archetipi di Elémire Zolla (1988) · La morte di mio fratello Abele di Gregor von Rezzori (1989)
1990-1999Il manicomio di Pechino di Mario Tobino (1990) · Terre del mito di Giuseppe Conte (1991) · La religione dei romani di Renato Del Ponte (1992) · Messaggi segreti di Alberto Bevilacqua (1993) · Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini di Mario Luzi (1994) · Giacomino di Antonio Debenedetti (1995) · I fasti dell'ortica di Maria Luisa Spaziani (1996) · La malga di Sir di Carlo Sgorlon (1997) · L'armadio delle meraviglie di Alvar González-Palacios (1998) · Nascere di Maurizio Bettini (1999)
2000-2009Case, amori, universi di Fosco Maraini (2000) · L'ultimo rosa di Lautrec di Alessandro Barbero (2001) · Dal giardino murato di Luca Desiato (2002) · Lezioni napoleoniche di Ernesto Ferrero (2003) · Elogio delle donne mature di Stephen Vizinczey (2004) · Invidia di Muriel Spark (2005) · I Redenti di Mirella Serri (2006) · L'estate è crudele di Bijan Zarmandili (2007) · Ravel di Jean Echenoz (2008) · Le due ragazze con gli occhi verdi di Giorgio Montefoschi (2009)
2010-2019Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre di Benedetta Tobagi (2010) · Odore di chiuso di Marco Malvaldi (2011) · Più alto del mare di Francesca Melandri (2012) · Capo Scirocco di Emanuela Abbadessa (2013) · Ci vediamo lassù di Pierre Lemaitre (2014) · Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli (2015) · L'impostore di Javier Cercas (2016) · Scherzetto di Domenico Starnone (2017) · Resto qui di Marco Balzano (2018) · La madre americana di Laura Laurenzi (2019)
2020-2029Il bambino nascosto di Roberto Andò (2020) · Italiana di Giuseppe Catozzella (2021) · Poco a me stesso di Alessandro Zaccuri (2022) · Tasmania di Paolo Giordano (2023) · Il fuoco che ti porti dentro di Antonio Franchini (2024)
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