Eschimese - Wikipedia
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Eschimesi | |||||||||
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Popolazione | 183.500 | ||||||||
Lingua | Russo, francese, danese, groenlandese, e altre lingue eschimo-aleutine | ||||||||
Religione | Cristianesimo (Chiesa ortodossa russa, Chiesa ortodossa in America, Chiesa cattolica, Chiesa anglicana del Canada, Chiesa di Danimarca) Animismo | ||||||||
Gruppi correlati | Aleuti | ||||||||
Distribuzione | |||||||||
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Manuale |
Con il termine eschimese si indicano due principali gruppi etnici: gli Inuit (dell'estremo nord dell'Alaska, del Canada e della Groenlandia) e gli Yupik (dell'estremo occidente dell'Alaska e dell'Estremo Oriente russo). Gli Inuit e gli Yupik parlano due lingue diverse (Inuktitut e Yupik) che hanno comunque notevoli somiglianze dialettali.
Tale esonimo, adoperato da Algonchini e Cree per indicare genericamente i popoli della zona artica, è da Inuit e Yupik ritenuto dispregiativo. La parola deriva dal cree aayaskimeew, che significa "fabbricante di racchette da neve".[1] Da considerarsi invece paraetimologia, la molto pubblicizzata derivazione dalla parola anishinaabeg ashkipok che significa "mangiatori di carne cruda".[2]
Per quanto riguarda il periodo preistorico, le sculture antropomorfe e zoomorfe evidenziarono uno stile fantasioso, eseguito con dovizia tecnica.[3] Nella fase successiva, rintracciata presso la zona del Mare di Bering, si accentuò la tendenza alla simmetria e alla circolarità. Una terza fase rappresentò il punto d'incontro delle due precedenti, nella quale risaltarono la rotondità e le teste zoomorfe ormai stilizzate con l'aggiunta di elementi anatomici in bassorilievo. Gli Yupik, maggiormente influenzati dalla cultura siberiana, utilizzarono anche il ferro per la produzione di bulini e lame. Un oggetto in comunanza alla varie culture inuit fu l'oggetto alato, ossia una scultura in avorio caratterizzata da due ali decorate.
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/14/Eskimo_Family_NGM-v31-p564-2.jpg/220px-Eskimo_Family_NGM-v31-p564-2.jpg)
Dal 1700 in poi, gli oggetti di uso quotidiano vennero arricchiti di immagini rappresentanti scene di caccia o altri temi raffiguranti la vita degli inuit. Durante il Novecento sono state le maschere a esemplificare meglio di ogni altra manifestazione artistica, lo spirito e i sentimenti sia degli inuit che dei Yupik. Le maschere possono rappresentare sia lo spirito degli elementi della natura, dei luoghi e degli spiriti malvagi, sia quello degli animali da caccia. La figura più rappresentata è quella di Tunghat, il potente spirito che decide quali e quanti animali i cacciatori riusciranno a catturare.[4] Diffusi sono i canestri con radici intrecciate, le collane di gusci, le conchiglie.
La musica inuit e yupik è tradizionalmente vocale, con occasionali accompagnamenti di tamburi. Le occasioni tipiche per i canti sono le feste danzanti, il festival del tamburo, che prevede una contesa tra i vari contendenti inframezzata da dialoghi canori. Se nei momenti di festa è la donna a intonare cori, nei rituali a sfondo sacro è l'uomo che canta per espletare i riti propiziatori. Non mancano elementi polifonici e la struttura delle scale è piuttosto variabile.[3]
La letteratura è soprattutto orale e solo recentemente gli europei hanno cominciato una sua raccolta sistematica. Una caratteristica importante della letteratura Inuit e Yupik, differenziandola da quella di tanti altri popoli indigeni d'America e anche degli altri continenti, è proprio il suo carattere umano. La religione occupa uno spazio relativamente ristretto; sembra che gli Inuit non sentano il bisogno di trovare spiegazioni sull'origine della Terra e dei fenomeni naturali. Ma nonostante ciò alcuni racconti sono proprio di carattere mitologico.
In particolare due tipi di mito sembrano davvero comuni all'intero mondo inuit/yupik: il primo tratta l'origine della Luna e del Sole, il secondo l'origine della dea o donna del mare, ovvero la progenitrice di tutti gli animali marini e dunque elemento importante per questo popolo di cacciatori e pescatori. Oltre alla relativa povertà dei racconti mitico-religiosi, troviamo invece una grande ricchezza del patrimonio favolistico e narrativo[5].
Tra tutti questi racconti alcuni trattano proprio del soprannaturale o almeno dell'inverosimile e dunque sono molto collegati a racconti mitici e a quelli che riguardano la vita familiare e sociale. Altri presentano un contenuto morale, altri ancora sembrano fatti solo per divertire.
Ma gli Inuit e gli Yupik sono anche popoli di poeti e cantori; infatti la produzione di composizioni poetiche è continua. Quindi essi sono conosciuti come cantori, come gente che adora gareggiare nella "casa del canto", il luogo di ritrovo comune del villaggio; infatti le gare di canto sono uno degli aspetti più originali della cultura Inuit e Yupik.
- ^ Ives Goddard (RH Ives Goddard, III, Smithsonian Institution) Mark Israel: Eskimo Archiviato il 3 aprile 2012 in Internet Archive.
- ^ Mark Israel: Eskimo Archiviato il 3 aprile 2012 in Internet Archive.
- ^ a b Le Muse, De Agostini, Novara, 1965, Vol.IV, pagg. 387-388
- ^ Gabriel Mandel, Arte Etnica, Mondadori, Milano, 2001, pag. 169
- ^ Il teatro dei popoli primitivi Archiviato il 5 aprile 2010 in Internet Archive.
- (FR) Giulia Bogliolo Bruna, Apparences trompeuses, Sananguaq. Au coeur de la pensée inuit, Montigny le Bretonneux, Yvelinédition, 2007.
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