La sua poesia è stata spesso vietata in Grecia durante le fasi di regime autoritario per le idee di sinistra del poeta e la sua vicinanza politica al partito comunista greco (KKE). Le maggiori opere del poeta includono Trattore (1934), Piramidi (1935), Epitaffio (1936) e Veglia (1941–1953).
Ritsos ha principalmente scritto poesie dall'intento politico, "servendo il comunismo con la sua arte". Una delle sue poche opere che differiscono da questo tema politico è La sonata al chiaro di luna.
«Lo so, ciascuno cammina solo verso l'amore, solo verso la gloria e la morte. Lo so. L'ho provato. Non giova a niente. Lasciami venire con te.»
Nato il 1º maggio 1909 a Monemvasia, nel Peloponneso, Ritsos è il quarto e ultimo figlio di una famiglia di proprietari terrieri[6]. Bambino precoce, inizia a scrivere i suoi primi componimenti all'età di otto anni, coltivando al contempo la passione per la musica e la pittura, forme d'arte alle quali resterà fedele per l'intera sua vita[6]. L'infanzia e la giovinezza di Ghiannis, tuttavia, sono presto scosse da lutti e malattie: il fratello e la madre moriranno di tubercolosi, mentre il padre (consumato dalla ludopatia, che costerà alla famiglia il disastro economico) e la sorella finiranno ricoverati in un istituto psichiatrico[6].
Desideroso di ricevere un'istruzione universitaria, si trasferisce, nel 1925, ad Atene, ma, a causa delle scarse sostanze economiche, è costretto a rinunciare agli studi. Per vivere, dunque, Ghiannis si impiega come dattilografo e come copista per una banca. Colpito, nel 1926, dalla tubercolosi, trascorre tre anni in sanatorio, durante i quali matura la sua adesione al marxismo[6]. Dimesso dal sanatorio, si impegna nella direzione della sezione artistica di un'organizzazione legata al Partito Comunista, curando gli allestimenti teatrali di spettacoli cui prenderà parte anche come attore[6]. E alla carriera attoriale si dedicherà, a partire dal 1933, per diversi anni, svolgendo attività di ballerino e di comparsa nel teatro ateniese di Kypseli e in quello Nazionale, senza rinunciare all'impegno politico e alla prediletta vocazione poetica[6]. Così, nel 1934, vede la luce la raccolta Trattore seguita subito, già nel 1935, da un'altra intitolata Piramidi. Le raccolte, di contenuto sociale, sono entrambe caratterizzate — come ha evidenziato Nicola Crocetti — da una forte «ispirazione umanitaria»[6].
Scrittore particolarmente prolifico, Ritsos è autore di circa 150 raccolte poetiche, oggi ricomprese, per i tipi dell'editore ateniese Kedros, in quattordici volumi (ciononostante, molte sono ancora le opere inedite, alcune delle quali irrimediabilmente perdute, perché distrutte dallo stesso Ritsos)[7]. Fra le raccolte più significative, si distinguono:
Trattore, 1934
Piramidi, 1935
Epitaffio, 1936
Il canto di mia sorella, 1937
Sinfonia di primavera, 1938
La marcia dell'oceano, 1940
Vecchia mazurca in ritmo di pioggia, 1943
Prova, 1943
Veglia, 1954
Epitaffio e Makronissos, 1956
La sonata al chiaro di luna, 1956
Dodici poesie per Kavafis, 1963
Filottete, 1965
Oreste, 1966
Elena, 1972
Crisotemi, 1972
Ismene, 1972
Diciotto canzonette per la patria amara, 1973
Poesie di carta, 1974
Portineria, 1976
Fedra, 1978
Dal 1984 al 1986, Ristos si è dedicato alla pubblicazione, sempre per l'editrice Kedros, di 9 volumi di prose, intitolati Iconostasi di Santi anonimi (Εικονοστάσιο Ανωνύμων Αγίων).
Erotica, trad. di Nicola Crocetti, Milano, Crocetti, 2002
Il funambolo e la luna, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Ezio Savino, Milano, Crocetti, 2005
Delfi: la sonata al chiaro di luna, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Moni Ovadia, Milano, Crocetti, 2012
Quarta dimensione, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Ezio Savino, Milano, Crocetti, 2013
Il loggione, trad. ed introd. di Maria Carausi, Aiora edizioni, Atene, 2018
Ghiannis Ritsos, Pietre, ripetizioni, sbarre. Poesie 1968-1969, a cura di Nicola Crocetti, prefazione di Louis Aragon [1971], traduzione dal greco di Nicola Crocetti, Milano, Feltrinelli, 1978, ISBN non esistente.
Notizie biografiche, bibliografie e note ai testi sono riportate in Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani (a cura di), Ghiannis Ritsos, in Poeti greci del Novecento, traduzioni di Filippo Maria Pontani, Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani, Milano, Mondadori, 2010, pp. 1776-1883, ISBN978-88-04-48935-1.
Andrea Galgano, Ghiannis Ritsos. Il funambolo febbrile, in "Mosaico", Roma, Aracne, 2013, pp. 393-398.
Bruno Lavagnini, Ritsos, Vrettakos, in La letteratura neoellenica, Firenze, Sansoni, 1969 [1954], pp. 223-225, ISBN non esistente.
Costantino Sangiglio, Jannis Ritsos, Firenze, La Nuova Italia, 1975.
Simona Vinci, La prima verità, Torino, Einaudi, 2017.
Mario Vitti, Ritsos, da proletario in rivolta a giocoso cantore della vita; Le opere successive di Ritsos, in Storia della letteratura neogreca, Venezia, Cafoscarina, 2016 [1971], pp. 325-326; 342-343, ISBN978-88-7543-400-7.
(EN) Late Into the Night: The Last Poems of Yannis Ritsos, trad. Martin McKinsey (Oberlin College Press, 1995). ISBN 0-932440-71-1.