Lusia - Wikipedia
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Lusia comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Luca Prando (lista civica) dal 2012 (3º mandato dal 2022) |
Territorio | |
Coordinate | 45°06′N 11°40′E |
Altitudine | 10 m s.l.m. |
Superficie | 17,68 km² |
Abitanti | 3 313[2] (31-12-2022) |
Densità | 187,39 ab./km² |
Frazioni | Bornio, Ca' Morosini, Ca' Zen, Cavazzana[1] |
Comuni confinanti | Barbona (PD), Lendinara, Rovigo, Sant'Urbano (PD), Villanova del Ghebbo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 45020 |
Prefisso | 0425 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 029031 |
Cod. catastale | E761 |
Targa | RO |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 410 GG[4] |
Nome abitanti | lusiani |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
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Lusia (Lusia in veneto) è un comune italiano di 3 313 abitanti della provincia di Rovigo in Veneto.
Lusia è situata nella parte medio-occidentale del Polesine ed è lambita a nord dal fiume Adige che divide il suo territorio dalla provincia di Padova.
Lusia prende il nome dalla Gens Luxia, strettamente imparentata con Caio Mario, il console vittorioso sui Cimbri nella Battaglia dei Campi Raudii. La stessa figlia del console, Maria Terzia, visse nei possedimenti di famiglia nell'odierna Lusia, territori che vennero distribuiti ai veterani e in parte occupati da Mario, che fece installare qui fattorie per lo sfruttamento agricolo della fertile regione. I ritrovamenti archeologici confermano che il territorio fosse già colonizzato in età romana i cui insediamenti sono ricordati nel gonfalone, conferito alla cittadina polesana nel 1952[5], il quale raffigura l'ossuario, ovvero il contenitore dei resti, di Quinto Bebio Cardilliaco marito di Maria Terzia.
Con la fine dell'Impero Romano seguì un periodo di forte instabilità idraulica e di spopolamento.
Il mattino del 20 aprile 1945 Lusia fu sottoposta ad uno dei più terribili bombardamenti d'Italia e la città venne praticamente rasa al suolo: il municipio, gli uffici pubblici, la chiesa arcipretale, la villa Morosini vennero distrutti. Ebbe in seguito luogo un'opera di ricostruzione che vide risorgere Lusia a circa 300 metri dall'Adige[6].
Lo stemma civico venne approvato con regio decreto del 2 giugno 1889[7] e successivamente modificato con decreto del presidente della Repubblica del 24 marzo 2000.[5]
«Troncato: nel primo, di azzurro, alla fenice d'oro, sulla sua immortalità di rosso; nel secondo, d'oro, al cippo cilindrico di marmo bianco-grigio al naturale, caricato della scritta in quattro righe in lettere maiuscole di nero, la prima riga, Q. BAEBI C.F., la seconda riga, CARDILIACI, la terza riga, MARIA C.F., la quarta riga, TERTIA UXOR. Ornamenti esteriori da Comune.»
Vi è raffigurata una fenice a simboleggiare la rinascita del paese dalle ceneri della vecchia Lusia. Nella parte inferiore dello scudo è rappresentato il sepolcro di Quinto Bebio Cardilliaco.
Il gonfalone è un drappo tagliato di giallo e di azzurro concesso con DPR del 25 giugno 1952.[7]
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/10/Church_tower_ruin_%28Lusia%29.jpg/220px-Church_tower_ruin_%28Lusia%29.jpg)
- Chiesa dei Santi Vito e Modesto Martiri (XX secolo), inaugurata nel 1958, dell'architetto Orlando Veronese.[8][9]
- Ruderi della Chiesa dei Santi Vito e Modesto. Della chiesa, che venne abbattuta dal bombardamento che subì la cittadina durante la seconda guerra mondiale, rimangono le fondamenta e la base del campanile trasformato in cappella votiva, integrati nel parco in via 25 aprile.
- Chiesa di San Lorenzo Diacono e Martire, chiesa parrocchiale sita nella frazione di Cavazzana. Ricostruita, su progetto del presbitero Francesco Antonio Baccari, nel XVIII secolo sul sito della preesistente chiesa risalente al XII secolo, in un recente restauro conservativo dell'edificio ha portato alla luce scheletri di persone lì inumate, i più antichi risalenti al XV secolo.[10]
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c8/Torre_di_Villa_Morosini_%28Lusia%29.jpg/220px-Torre_di_Villa_Morosini_%28Lusia%29.jpg)
- Torre Morosini. Unica parte rimasta della Villa Morosini, anch'essa abbattuta dal bombardamento che subì durante la seconda guerra mondiale, era la torre di sinistra.
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/32/Colonna_annodata_%28Lusia%29.jpg/220px-Colonna_annodata_%28Lusia%29.jpg)
- Colonna annodata. Verso il 1400 giunse a Lusia da Costantinopoli una colonna a quattro fusti, con capitelli figurati, che ancora oggi si può ammirare sulla piazza antistante la nuova Chiesa Parrocchiale. La colonna, in stile ofitica, era stata riportata a Venezia da un viaggio insieme ad un'altra colonna. Ma la barca che le trasportava si era arenata alle foci dell'Adige, facendo sprofondare una delle due colonne. Giunta a Lusia, la colonna che si era salvata, alta circa 3,50 metri, era stata sormontata da una statuetta che la tradizione popolare identifica con San Vito e posta di fronte al castello. In origine, la colonna era sormontata da due leoncini in granito, accosciati, che nel 1882 furono asportati dagli eredi della contessa E. Morosini Gattembur. Attualmente la colonna è situata fronte la Chiesa dei Santi Vito e Modesto Martiri.[11]
Abitanti censiti[12]
L'economia del territorio è basata principalmente sull'agricoltura e sui prodotti tipici come l'"insalata di Lusia IGP" e l'"Aglio Bianco Polesano DOP"[13].
Il comune è sede di un mercato ortofrutticolo all'ingrosso, realizzato nel 1955 su iniziativa della Camera di Commercio di Rovigo con il nome di Centrale Ortofrutticola. Il mercato, che oggi copre una superficie di 45.000 metri quadri e tratta i prodotti del territorio, prevalentemente orticoli, dal 1972 è parte dell'Azienda Speciale per i Mercati Ortofrutticoli di Lusia e Rosolina.
L'abitato è raggiungibile a sud dall'incrocio con la strada regionale SR 88, che attraversa il territorio a sud attraverso Via Marasso e che prende il nome dall'omonima località, congiungendola a nord con Barbona attraverso il ponte sul fiume Adige.
Il sistema del trasporto pubblico della cittadina è servito da una linea extraurbana gestita da Busitalia che la collega con il capoluogo Rovigo e con le principali località sulla direttiva ovest-est, da una parte verso Lendinara, Badia Polesine e la bassa veronese, dall'altra verso Adria ed il delta del Po.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1872? | 1883? | Gio. Battista Lorenzoni | Sindaco | ||
1887 | 1917 | Dante Marchiori | Sindaco | [14] |
- Sindaci eletti dal Consiglio comunale (1946-1994)
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
1946 | 1948 | Luigi Cotta | Partito Comunista Italiano | Sindaco | |
1948 | 1951 | Rodolfo Carotta | Partito Socialista Italiano | Sindaco |
- Sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1994)
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1993 | 1997 | Enrico Patria | Lega Nord | Sindaco | |
1997 | 2002 | Claudio Barison | Lista Civica | Sindaco | |
2002 | 2007 | Sergio Vignaga | Lista Civica (Centro-sinistra) | Sindaco | |
2007 | 2012 | Sergio Vignaga | Lista Civica (Centro-sinistra) | Sindaco | |
2012 | 2017 | Luca Prando | Lista Civica "Lusia Unita" | Sindaco | |
2017 | 2022 | Luca Prando | Lista Civica "Lusia Unita" | Sindaco | |
2022 | in carica | Luca Prando | Lista Civica "Lusia Unita" | Sindaco |
- ^ Comune di Lusia - Statuto.
- ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ a b Lusia, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato, Ufficio araldico, Fascicoli comunali, busta 011, fascicolo 1722.
- ^ Comune di Lusia, Storia del Comune, su comune.lusia.ro.it. URL consultato il 23 febbraio 2021.
- ^ a b Bozzetti di stemma e gonfalone del Comune di Lusia, su ACS, Raccolta dei disegni degli stemmi di comuni e città. URL consultato il 7 ottobre 2024.
- ^ Lusia, Chiese e luoghi di culto, su ilpolesine.com. URL consultato il 23 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2021).
- ^ Campane di Lusia (RO). URL consultato il 25 gennaio 2023.
- ^ Incredibile scoperta: in chiesa quattro antiche tombe, con altrettanti scheletri, su polesine24.it, 12 febbraio 2021. URL consultato il 1º novembre 2021.
- ^ Comune di Lusia, Storia del Comune, su comune.lusia.ro.it. URL consultato il 4 febbraio 2025.
- ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it. - ^ L'insalata di Lusia igp Archiviato il 26 settembre 2013 in Internet Archive.
- ^ Atlante polesano : dizionario alfabetico dei 51 comuni della provincia di Rovigo / a cura di Dario Nicoli ; ideazione e coordinamento di Mauro Tedeschini, 1993, pag. 75-76.
- AA.VV., Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN 88-476-0006-5.
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lusia
- Sito ufficiale, su comune.lusia.ro.it.
- Lusia, su Portale Ufficiale dei Servizi Cultura ed Eventi della Provincia di Rovigo, pronvincia.rovigo.it. URL consultato l'11 settembre 2024.
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