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Mild Cognitive Impairment - Wikipedia

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Mild Cognitive Impairment
Specialitàneurologia, neuropsicologia e psichiatria
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM331.83
ICD-10F06.7
Sinonimi
Disturbo neurocognitivo minore
Deterioramento cognitivo lieve
Compromissione cognitiva lieve
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Mild Cognitive Impairment (MCI), in italiano compromissione cognitiva lieve, nota anche come disturbo neurocognitivo minore (nel DSM-5) è una condizione diagnosticata agli individui che hanno deficit cognitivi che sono maggiori rispetto a quelli che statisticamente si possono aspettare per la loro età e istruzione, ma che non interferiscono significativamente con le loro attività giornaliere.[1]

Lo si considera come la frontiera o stato di transizione tra l'invecchiamento normale e la demenza (quest'ultima denominata disturbo neurocognitivo maggiore nel DSM-5). Anche se il MCI si può presentare con una grande varietà di sintomi, quando la perdita di memoria diventa il sintomo predominante spesso lo si definisce "MCI amnestico" (a-MCI) e viene visto frequentemente come un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer.[2]

Alcune ricerche suggeriscono che una parte delle persone con MCI tendono a progredire verso una probabile malattia di Alzheimer con un tasso di circa il 10% al 15% per anno.[2] Altre invece rimangono stabili, senza che si verifichi una conversione in demenza.

Inoltre, quando i pazienti hanno deficit in altre funzioni mentali diverse dalla memoria, il disturbo viene classificato come MCI non-amnestico (na-MCI) e si crede che questi individui possano andare incontro più frequentemente alla conversione in altre forme di demenza (ad es. demenza a corpi di Lewy).[3]

La diagnosi di MCI richiede un giudizio clinico molto ponderato[2] attraverso l'osservazione clinica e i test neuropsicologici, a cui si affiancano il neuroimaging e i test ematici (misurazione del ferro, della glicemia, delle vitamine B12, folati, ecc.) per escludere una diagnosi alternativa. Una valutazione complessiva simile la si esegue anche per diagnosticare la malattia di Alzheimer.

La diagnosi di mild cognitive impairment si esegue quando:

  1. Esiste evidenza di un consistente deficit cognitivo
  2. Le funzioni cognitive generali sono preservate
  3. La persona è complessivamente autonoma nelle attività della vita quotidiana

(Arteriosclerotica, Korsakoff, Wernicke)

Esiste una crescente evidenza che suggerisce che anche se i pazienti amnesici con MCI possono non soddisfare i criteri neuropatologici per la malattia di Alzheimer, i pazienti potrebbero trovarsi in uno stato di transizione di una malattia di Alzheimer in evoluzione; i pazienti in questo stato di transizione ipotetico presentavano placche diffuse di amiloide nella neocorteccia e frequenti ammassi neurofibrillari nel lobo temporale mediale.[4]

Si hanno crescenti dimostrazioni di come la risonanza magnetica possa osservare il deterioramento cerebrale, includendo la perdita progressiva di materia grigia nel cervello, dal "mild cognitive impairment" fino alla malattia di Alzheimer conclamata.[5]

Una tecnica nota come la PET con l'aggiunta del tracciante PiB viene utilizzata per mostrare i siti e le forme dei depositi di beta-amiloide nel soggetto vivente utilizzando un marker radioattivo, il carbonio-11 che si lega selettivamente a questo tipo di depositi.[6] Queste tecniche, assieme alla PET con 18F-FDG, possono aiutare grandemente nell'assistenza alla ricerca clinica per ottenere e perfezionare nuove terapie. Nuovi farmaci, marcati con fluoro-18 e quindi più maneggevoli, sono oggi impiegabili in clinica per lo studio delle placche di beta amiloide

Esiste crescente evidenza che una delle aree soggetta per prima alla degenerazione che porta alla malattia di Alzheimer è la corteccia entorinale.[7]

Non esiste alcun trattamento o terapia che si sia dimostrata efficace e/o poco pericoloso per il deterioramento cognitivo lieve (anche se nella pratica clinica si usa prescrivere alte dosi di vitamine del gruppo B: acido folico, cianocobalamina, piridossina, ecc.[8]

Dal momento che la MCI potrebbe rappresentare una sindrome prodromica verso la malattia di Alzheimer clinicamente conclamata, i trattamenti proposti per la malattia di Alzheimer, come gli antiossidanti e gli inibitori dell'acetilcolinesterasi, potrebbero rivelarsi utili. Comunque, alcune potenziali terapie farmacologiche sono ancora sotto indagine.[2] Due farmaci utilizzati nel trattamento della malattia di Alzheimer sono state studiate per la loro capacità di migliorare la MCI oppure di prevenire il progresso verso l'Alzheimer conclamato.

Oggi si conosce che la rivastigmina non si è dimostrata capace di arrestare o rallentare la progressione verso la malattia di Alzheimer oppure di migliorare la memoria in individui con deficit cognitivo lieve,[9] e il donepezil ha mostrato dei benefici minori a corto termine, che però si associavano a significativi effetti collaterali del farmaco.[10]

Una ricerca presso la Case Western Reserve University School of Medicine di Cleveland ha rivelato che il bexarotene ha dimostrato efficacia nel modello murino nella cura dell'Alzheimer, causando nei topi una drammatica riduzione delle placche amiloidi e un miglioramento delle funzioni cognitive. Il farmaco si è rivelato efficace nel ridurre le placche ad una velocità mai raggiunta precedentemente. I primi risultati evidenti si sono verificati fin dalle 6 ore successive alla somministrazione del farmaco. Nelle successive 72 ore dalla somministrazione si era rilevata la cancellazione del 50% delle placche, e la ripresa di certi comportamenti sani e operosi da parte dei topi, come riprendere a costruirsi il nido con dei pezzi di carta.[11][12][13]

Sfortunatamente, però, successivi studi non sono stati in grado di replicare i risultati ottenuti in precedenza[14][15]

Di quattro studi pubblicati da Science il 24 maggio 2013, due hanno riferito una riduzione dell'amiloide solubile e uno un miglioramento della memoria in un modello di topo.[16][17]

Uno studio del 2019 su 36 ratti maschi, in cui era stato indotto l'Alzheimer con scopolamina, ha evidenziato un effetto neuroprotettivo e un miglioramento cognitivo (test del labirinto a bracci radiali) a seguito della somministrazione di bexarotene.[18] L'OAB14, derivato del bexarotene, con un buon profilo di sicurezza, ha migliorato il declino cognitivo, la plasticità sinaptica è ridotto le placche di betamiloide in una popolazione murina.[19]

Essendo il farmaco già testato per l'uso umano, al tempo della prima sperimentazione con esito positivo si prevedeva l'inizio dei test su soggetti umani, entro due mesi da febbraio 2012.[20] Tuttavia, a giugno 2013 tale sperimentazione non è stata effettuata.[14]

Uno studio a doppio cieco condotto nel 2016 su 20 malati di Alzheimer con punteggio del Mini Mental State Examination (MMSE) tra 10 e 20, somministrando 300 mg di bexarotene per 4 settimane, ha dato esito complessivamente negativo.[21]

  1. ^ Petersen RC, Smith GE, Waring SC, Ivnik RJ, Tangalos EG, Kokmen E, Mild cognitive impairment: clinical characterization and outcome, in Arch. Neurol., vol. 56, n. 3, 1999, pp. 303–8, DOI:10.1001/archneur.56.3.303, PMID 10190820.
  2. ^ a b c d Grundman M, Petersen RC, Ferris SH, et al., Mild cognitive impairment can be distinguished from Alzheimer disease and normal aging for clinical trials, in Arch. Neurol., vol. 61, n. 1, 2004, pp. 59–66, DOI:10.1001/archneur.61.1.59, PMID 14732621.
  3. ^ Tabert MH, Manly JJ, Liu X, et al., Neuropsychological prediction of conversion to Alzheimer disease in patients with mild cognitive impairment, in Arch. Gen. Psychiatry, vol. 63, n. 8, 2006, pp. 916–24, DOI:10.1001/archpsyc.63.8.916, PMID 16894068.
  4. ^ Petersen RC, Parisi JE, Dickson DW, et al., Neuropathologic features of amnestic mild cognitive impairment, in Arch. Neurol., vol. 63, n. 5, 2006, pp. 665–72, DOI:10.1001/archneur.63.5.665, PMID 16682536.
  5. ^ Whitwell JL, Shiung MM, Przybelski SA, et al., MRI patterns of atrophy associated with progression to AD in amnestic mild cognitive impairment, in Neurology, vol. 70, n. 7, 2008, pp. 512–20, DOI:10.1212/01.wnl.0000280575.77437.a2, PMID 17898323.
  6. ^ Jack CR, Lowe VJ, Senjem ML, et al., 11C PiB and structural MRI provide complementary information in imaging of Alzheimer's disease and amnestic mild cognitive impairment (PDF), in Brain, vol. 131, Pt 3, 2008, pp. 665–80, DOI:10.1093/brain/awm336, PMID 18263627.
  7. ^ LE SCIENZE:Come l'Alzheimer invade il cervello
  8. ^ Neurologia VITAMINA B12 CONTRO L'ALZHEIMER notizie di salute su Neurologia
  9. ^ Feldman HH, Ferris S, Winblad B, et al., Effect of rivastigmine on delay to diagnosis of Alzheimer's disease from mild cognitive impairment: the InDDEx study, in Lancet Neurol, vol. 6, n. 6, 2007, pp. 501–12, DOI:10.1016/S1474-4422(07)70109-6, PMID 17509485.
  10. ^ Birks J, Flicker L, Donepezil for mild cognitive impairment, in Cochrane Database Syst Rev, vol. 3, 2006, pp. CD006104, DOI:10.1002/14651858.CD006104, PMID 16856114.
  11. ^ Un farmaco contro l'Alzheimer porta rapidi miglioramenti nei topi, su lescienze.it. URL consultato il 10 febbraio 2012.
  12. ^ Alzheimer: un farmaco per il tumore lo fa regredire, su salute.bloglive.it. URL consultato il 10 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2012).
  13. ^ Paige E. Cramer, John R. Cirrito e Daniel W. Wesson, ApoE-Directed Therapeutics Rapidly Clear β-Amyloid and Reverse Deficits in AD Mouse Models, in Science, vol. 335, n. 6075, 23 marzo 2012, pp. 1503–1506, DOI:10.1126/science.1217697. URL consultato il 5 febbraio 2025.
  14. ^ a b Ilaria Vacca, Alzheimer, delude la sperimentazione su animali del bexarotene, in Osservatorio Malattie Rare, 7 Giu 2013.
  15. ^ (EN) Karthikeyan Veeraraghavalu, Can Zhang, Sean Miller, Jasmin K. Hefendehl, Tharinda W. Rajapaksha, Jason Ulrich, Mathias Jucker, David M. Holtzman, Rudolph E. Tanzi Robert Vassar, Sangram S. Sisodia, Comment on “ApoE-Directed Therapeutics Rapidly Clear β-Amyloid and Reverse Deficits in AD Mouse Models”, in Science, vol. 340, n. 6135.
  16. ^ (EN) Update on Bexarotene for Alzheimer's, su science.org. URL consultato il 5 febbraio 2025.
  17. ^ (EN) Babak Tousi, The emerging role of bexarotene in the treatment of Alzheimer’s disease: current evidence, in Neuropsychiatric Disease and Treatment, vol. 11, 5 febbraio 2015, pp. 311–315, DOI:10.2147/NDT.S61309. URL consultato il 5 febbraio 2025.
  18. ^ (EN) Vinay V. Sarode, Sadhana P. Gautam e Nazish U. Sheikh, Evaluation Of Protective Effect Of Bexarotene On Cognitive Impairment In Rats, in International Journal of Pharmaceutical Sciences, vol. 02, n. 02, 3 luglio 2024, pp. 1–1, DOI:10.5281/zenodo.10793085. URL consultato il 5 febbraio 2025.
  19. ^ Chunling Yuan, Xiaoli Guo e Qifan Zhou, OAB-14, a bexarotene derivative, improves Alzheimer's disease-related pathologies and cognitive impairments by increasing β-amyloid clearance in APP/PS1 mice, in Biochimica et Biophysica Acta (BBA) - Molecular Basis of Disease, vol. 1865, n. 1, 1º gennaio 2019, pp. 161–180, DOI:10.1016/j.bbadis.2018.10.028. URL consultato il 5 febbraio 2025.
  20. ^ CWRU researchers: Drug shows promise in reducing Alzheimer’s plaque in brain, su medcitynews.com. URL consultato il 16 febbraio 2012.
  21. ^ Jeffrey L. Cummings, Kate Zhong e Jefferson W. Kinney, Double-blind, placebo-controlled, proof-of-concept trial of bexarotene in moderate Alzheimer’s disease, in Alzheimer's Research & Therapy, vol. 8, n. 1, 29 gennaio 2016, pp. 4, DOI:10.1186/s13195-016-0173-2. URL consultato il 5 febbraio 2025.

V · D · M

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