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Seconda lettera di Clemente - Wikipedia

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«Fratelli, dobbiamo pensare a Gesù Cristo come a Dio, come al giudice dei vivi e dei morti; e non dobbiamo sottovalutare la nostra salvezza.»

Seconda lettera di Clemente
Datazione140-160
Attribuzioneanonima
Fontiarmonia dei vangeli di Matteo e Luca
ManoscrittiCodex Alexandrinus
Temasermone sull'auto-controllo, sul pentimento e sul giudizio

La Seconda lettera di Clemente, 2 Clemente o Lettera di Pseudo-Clemente è un testo tradizionalmente attribuito al vescovo di Roma Clemente (88-97), scritto in greco tra il 140 e il 160 e incluso nella cosiddetta letteratura subapostolica. Malgrado il nome, non si tratta di una lettera, ma di un'omelia sull'«autocontrollo, sul pentimento e sul giudizio».[1]

L'autore non ci è in realtà noto, poiché già gli scrittori antichi negavano che Clemente ne fosse l'autore[2]; il collegamento con Clemente è probabilmente legato al fatto che il testo fu presto tramandato nei manoscritti insieme alla Prima lettera di Clemente[3]. Anche il luogo di composizione non è noto con sicurezza: tra le possibili città di origine sono state proposte sia Alessandria d'Egitto che la stessa Corinto.[4]

L'opera è importante anche in quanto testimonia a favore dell'esistenza di un vangelo altrimenti perduto, che sarebbe stato ottenuto armonizzando il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Luca.[5]

La Seconda lettera di Clemente è stata trasmessa assieme alla prima nel Codex Alexandrinus (tardo IV secolo) e nel Codice di Gerusalemme (1056).[1]

  1. ^ a b Robert Grant, The Anchor Bible Dictionary, 1992, v. 1, p. 1061.
  2. ^ Girolamo, De viris illustribus, 15.
  3. ^ G. Mura, La teologia dei Padri, Volume 5, Città Nuova, 1987, pag. 113.
  4. ^ Johannes Quasten, Patrologia, vol. 1, Marietti, 1980, p. 56.
  5. ^ Udo Schnelle, The History and Theology of the New Testament Writings, 1998, p. 355.
  • Christopher M. Tuckett, 2 Clement: Introduction, Text, and Commentary, New York, Oxford University Press, 2012, ISBN 978-0-19-969460-0.

V · D · M

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