La Serie A 1999-2000 è stata la 98ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 68ª a girone unico), disputata tra il 28 agosto 1999 e il 14 maggio 2000 e conclusa con la vittoria della Lazio, al suo secondo titolo.
Dopo la sperimentazione del sorteggio integrale avvenuta l'anno prima, Pairetto e Bergamo divennero – con nomina congiunta – i nuovi designatori arbitrali.[1]
Sul piano dell'organico, da segnalare l'esordio assoluto della Reggina.[2]
Da sinistra: il nuovo tandem d'attacco dell'Inter, composto dal neoacquisto Christian Vieri, pagato l'allora cifra-record di 90 miliardi di lire, e dal confermato Ronaldo.
Le operazioni di mercato più rilevanti si concentrarono a Milano, con gli arrivi di Vieri all'Inter e di Ševčenko al Milan:[3] l'italiano, centravanti titolare della nazionale, si accasò in nerazzurro dopo una stagione alla Lazio per la cifra di 90 miliardi di lire, all'epoca il trasferimento più costoso nella storia del calciomercato[4]; l'ucraino fu invece acquistato dai rossoneri dopo essersi fatto notare in patria tra le file della Dinamo Kiev.[5]
Sempre per quanto concerne le due formazioni meneghine, la Beneamata, che scontò il ritiro della storica bandiera e capitano Bergomi,[6] affidò la guida tecnica a Marcello Lippi e completò una corposa campagna-acquisti con gli ingaggi, tra gli altri, del portiere Peruzzi,[7] del nazionale francese Blanc in difesa e di Di Biagio a centrocampo,[6] reparto a cui nella sessione invernale si unirà anche l'ex madridista Seedorf; da par suo, il Diavolo rifinì la mediana campione d'Italia in carica prelevando dalla retrocessa Salernitana il giovane Gattuso.
Il giovane portiere francese Sébastien Frey, rivelazione tra i pali del neopromosso Verona.
La Juventus sostituì Peruzzi con il numero uno dell'Ajax, l'olandese van der Sar, nell'occasione primo portiere straniero della storia bianconera, e tesserò il promettente Zambrotta, messosi in evidenza nel Bari. Il Parma sopperì alla partenza di Enrico Chiesa, ceduto alla Fiorentina, prelevando dall'Udinese il capocannoniere uscente, il brasiliano Amoroso.[8] La Roma, che aveva scelto Fabio Capello come allenatore, puntò in attacco su Montella, mentre i concittadini della Lazio potenziarono il centrocampo con gli innesti degli argentini Simeone e Verón.[9]
In provincia si segnalarono il ritorno del difensore Materazzi al Perugia[10] e, inizialmente sottotraccia, il Bari, che promosse in prima squadra il promettente fantasista della squadra giovanile, Cassano.[11] Una simile linea verde si riscontrò nelle operazioni delle neopromosse: in particolare, il Verona affidò le chiavi della porta al francese Frey, il quale emergerà tra le rivelazioni della stagione,[12][13] mentre la matricola Reggina puntò in attacco sul sierraleonese Kallon.[14]
Il torneo che segnò l'apice dell'epoca delle «sette sorelle»[15] – espressione giornalistica che raggruppava le sette squadre (Fiorentina, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Parma e Roma) ai vertici della Serie A sul finire di quel decennio – si aprì coi nerazzurri a tentare una prima fuga:[16] forti di quattro affermazioni nelle prime cinque uscite,[17][18] gli uomini di Lippi assunsero il comando solitario alla sosta di ottobre.[19] Un avvio incostante delle rivali parve spianare la strada ai meneghini,[20][21] il cui primato fu tuttavia compromesso dalle sconfitte con Venezia – compagine coinvolta sin dall'inizio nella lotta per scampare alla retrocessione –[22] e nel derby milanese.[23]
L'ucraino Andrij Ševčenko, neoacquisto del Milan, all'esordio in Serie A assurse a capocannoniere del torneo con 24 gol.
Alla settima giornata la vetta risultò appannaggio della Lazio, con tre lunghezze di margine sulla Juventus:[24] la rovinosa caduta dei biancocelesti nella stracittadina del 21 novembre 1999 comportò l'aggancio bianconero,[25] con un temporaneo ex aequo registrato a inizio dicembre per l'affacciarsi in testa della Roma.[26] Con l'insidia giallorossa svanita già nel turno seguente,[27] fu la squadra di Eriksson a terminare l'anno solare sul gradino più alto del podio.[28]
Il quadro a ridosso dei vertici segnalò il buon comportamento del Parma in chiave europea,[29] a fronte di una porzione sinistra di classifica nella quale seppero collocarsi anche Bari e Perugia, nonché un discreto Bologna;[30] da segnalare peraltro il cammino di un Lecce che archiviò la fase d'andata appaiato a Udinese e Fiorentina, squadra quest'ultima le cui prestazioni risentirono dell'insorgere di attriti con il tecnico Trapattoni.[31] Fanalino di coda risultò essere il Cagliari, con lieve ritardo da Piacenza e Venezia;[32] assilli di classifica caratterizzarono poi la stagione del Torino,[33] con la matricola Reggina inizialmente in grado di porsi al riparo eguagliando in termini di punti il Verona.
A imprimere una svolta al duello di testa contribuirono i suddetti amaranto,[34] imponendo ai capitolini un pareggio che concorse a indirizzare il titolo d'inverno in favore della Vecchia Signora.[35]
Alessandro Nesta, capitano e simbolo della Lazio di nuovo campione d'Italia dopo 26 anni.
Apparsa in grado di contenere l'assalto laziale,[36] la Juventus fronteggiò invece l'effimero slancio di un Milan prevalso tra l'altro sui romani:[37] i campioni in carica abdicarono tuttavia nel volgere di poche gare, complice la battuta d'arresto che venne loro imposta dai concittadini nerazzurri.[38] Riposti i sogni di gloria dopo un eccellente partenza, gli stessi meneghini – le cui mire stagionali vennero ridefinite con la conquista della quarta posizione – colsero un pareggio sul campo dei biancocelesti frenando ulteriormente questi ultimi:[39] la successiva disfatta degli uomini di Eriksson contro il Verona accrebbe a nove punti il ritardo dai torinesi,[40] da par loro vittoriosi in una stracittadina che inguaiò ulteriormente i granata.[41]
Nella giornata seguente andò invece in scena il derby capitolino, con il successo biancoceleste cui corrispose il passo falso dei bianconeri contro il Milan:[42][43] soltanto una settimana più tardi la Lazio violò il terreno dei sabaudi, limando a tre punti il distacco dalla capolista.[44] Un rocambolesco pari in quel di Firenze sembrò vanificare la rimonta laziale,[45] con la squadra di Ancelotti che raggiunse un gap di cinque lunghezze.[46] Un primo verdetto sancito anzitempo riguardò la condanna di Cagliari e Piacenza, entrambe matematicamente retrocesse a metà aprile dopo i knock-out con Reggina e Perugia.[47]
L'arbitro Pierluigi Collina valuta la praticabilità del campo di Perugia nel convulso epilogo del campionato
A sardi e piacentini si aggiunse, nel terzultimo turno, un Venezia cui risultò fatale la sconfitta coi biancocelesti:[48] il contestuale rovescio dei piemontesi con il Verona assicurò la salvezza ai gialloblù,[49] con il Torino e le pugliesi a battagliare per il medesimo traguardo.[50] Il confronto diretto, in programma la domenica successiva, arrise al Lecce che battendo i granata condannò questi ultimi alla serie cadetta;[51] a persistere nell'incertezza fu invece il dualismo al comando,[52] coi romani portatisi a −2 e ancora in corsa per il titolo.[53]
L'epilogo del campionato venne quindi circoscritto ai 90' finali. Con la Lazio già vittoriosa sulla Reggina, la gara della Juventus in quel di Perugia fu sospesa all'intervallo – col punteggio ancora a reti bianche – per l'impraticabilità del campo dovuta all'incessante pioggia.[54] Malgrado le proteste, bianconere[55] e non,[56] per via di un campo di gara ormai compromesso, l'arbitro Collina autorizzò ugualmente la ripresa del gioco, dopo oltre settanta minuti di attesa:[55][56] quindi una rete di Calori, capitano dei Grifoni, mandò al tappeto gli uomini di Ancelotti, consegnando il tricolore alla Lazio.[57] Per la formazione della capitale si trattò del secondo Scudetto, giunto a ventisei anni di distanza dal precedente.[58]
Con la terza piazza appannaggio del Milan,[59] il quarto posto – anch'esso valevole per la qualificazione ai preliminari di Champions League – fu oggetto di spareggio tra Inter e Parma, entrambe alla quota di 59 punti:[60] l'affermazione dei nerazzurri per 3-1 fornì loro un biglietto per il massimo palcoscenico continentale,[61] con i ducali relegati a ripiegare su una Coppa UEFA cui avevano già ottenuto accesso Roma e Fiorentina.[62]
Distribuzione geografica delle squadre della Serie A 1999-2000
Tre punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti valeva la classifica avulsa, eccetto per l'assegnazione dello Scudetto, dei posti salvezza-retrocessione e qualificazione-esclusione dalla Coppa UEFA/Champions League per i quali era previsto uno spareggio.
Note:
L'Inter si è qualificata al terzo turno eliminatorio di Champions League dopo aver vinto lo spareggio con l'ex aequo Parma.
Il Verona ha rinunciato a partecipare alla Coppa Intertoto, facendo così ammettere il Perugia.
In seguito alle defezioni di Bologna, Reggina, Lecce e Bari, la FIGC è stata costretta a rinunciare al terzo posto in Coppa Intertoto riservato dall'UEFA alle squadre italiane.[73]
Il torneo ebbe inizio il 28 agosto 1999, per concludersi il 14 maggio 2000.[75] Le soste per impegni della Nazionale furono in programma al 5 settembre, 10 ottobre e 14 novembre 1999 mentre la pausa natalizia riguardò il 26 dicembre 1999 e 2 gennaio 2000: l'unico turno infrasettimanale venne inserito in calendario al 6 gennaio 2000.[76]
Gli anticipi del sabato non ebbero luogo nelle ultime 4 giornate, con gli incontri del turno pasquale anticipati al 22 aprile 2000[75]: da segnalare infine l'introduzione di un orario unico, le 15:00, per le gare della domenica pomeriggio.[77]