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Step'anakert - Wikipedia

Khankendi
comune
(AZ) Xankəndi
(HY) Ստեփանակերտ

Khankendi – Stemma

Khankendi – Veduta
Khankendi – Veduta
Localizzazione
StatoAzerbaigian (bandiera) Azerbaigian
DistrettoNon presente
Territorio
Coordinate39°48′55″N 46°45′07″E
Altitudine813 m s.l.m.
Superficie29,12 km²
Abitanti75 000 (2021)
Densità2 575,55 ab./km²
Altre informazioni
Lingueazero
Prefisso+374 97
Fuso orarioUTC+4
ISO 3166-2AZ-XA
Targa22 e 90
Cartografia

Mappa di localizzazione: Azerbaigian

Khankendi

Khankendi

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Khankendi o Step'anakert (in azero Xankəndi, in armeno Ստեփանակերտ) è una città nella regione del Nagorno Karabakh, in Azerbaigian.[1]

La città è stata parte di una comunità urbana a statuto speciale e capitale dell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh dal 1994 fino all'offensiva azera nella regione del 2023.

La città si trova in una valle sulle pendici orientali della catena montuosa del Karabakh, sulla riva sinistra del fiume Qarqarçay (Karkar).[2] L'area che sarebbe diventata Step'anakert era originariamente un insediamento armeno di nome Vararakn.[3] Durante il periodo sovietico, la città divenne la capitale dell'Oblast' autonoma del Nagorno-Karabakh, diventando un centro di attività economica e industriale.[4] Inoltre, la città divenne un focolaio di attività politica, servendo da centro per le manifestazioni armene che chiedevano l'unificazione del Nagorno-Karabakh con l'Armenia. Step'anakert ha subito ingenti danni dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica e lo scoppio della prima guerra del Nagorno Karabakh ed è passata nelle mani degli armeni locali con la creazione della Repubblica dell'Artsakh. La città è un centro regionale di istruzione e cultura, essendo sede dell'Università dell'Artsakh, di scuole musicali e di un palazzo della cultura. L'economia si basa sull'industria dei servizi e ha diverse imprese, tra cui le più importanti sono la lavorazione dei prodotti alimentari, la produzione di vino e la tessitura della seta.[2] Nel 2021, la popolazione di Step'anakert era di circa 75.000 abitanti.[5] Il 29 settembre 2023, è stato riferito che le autorità azere avevano preso il controllo della città, e quasi tutta la popolazione armena era fuggita in Armenia.[6]

La città sorge in una conca nell'altopiano del Karabakh a un'altezza di circa 813 m s.l.m., al centro della Repubblica dell'Artsakh.

Step'anakert, letteralmente: Creata da Step'an o Città di Step'an, deve il suo nome al politico e rivoluzionario armeno bolscevico Step'an Šahowmyan, commissario della Comune di Baku.[7]

Secondo alcune fonti medievali armene il villaggio si sarebbe chiamato inizialmente Vararakn, nome mantenuto fino al 1847, quando fu cambiato in Xankəndi o Khankendi, letteralmente: villaggio del Khan.[8] Secondo fonti azere invece la città sarebbe stata fondata nel XVIII secolo con il nome di Xanın kəndi, poi abbreviato in Xankəndi, per fungere da residenza per i khan del Khanato del Karabakh.[9] Durante la guerra russo-persiana tra il 1804 e il 1813 il khanato fu conquistato dall'Impero russo, anche se la cessione ufficiale avvenne in seguito al trattato di Golestan.

L'insediamento fu ricostruito nel 1917 dopo la Rivoluzione d'ottobre e nel 1923 fu intitolato al rivoluzionario bolscevico di etnia armena Step'an Šahowmyan, commissario della Comune di Baku, giustiziato nel 1918 con gli altri 25 commissari dall'Armata Bianca a Krasnovodsk (oggi Türkmenbaşy). Nello stesso anno, in seguito al pogrom di Šowši, che risultò nella quasi totale distruzione della città, allora capoluogo dell'oblast' autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO), il capoluogo fu spostato a Step'anakert.

Tra gli anni 1920 e 1930 la città cambio radicalmente il suo aspetto grazie sia a un nuovo piano urbanistico, disegnato dall'architetto armeno Aleksandr Tamanian, sia alla sua crescita demografica ed economica.[8][10]

Piazza della Rinascita

Nel 1988 in piazza Lenin (oggi piazza della Rinascita) si riunirono diversi manifestanti che chiedevano l'unificazione della NKAO nella RSS Armena, fortemente osteggiata dagli azeri a cui l'oblast' era stata assegnata nel 1923. Il 20 febbraio il soviet supremo dell'oblast' approvò l'unione, tuttavia questo causò forti scontri tra azeri e armeni in città, tanto da costringere le autorità sovietiche a imporre un coprifuoco.

Con la dichiarazione d'indipendenza dell'Azerbaigian, proclamata il 30 agosto 1991, il governo della neonata repubblica restaurò il nome Xankəndi perseguendo una politica strettamente anticomunista e di azerificazione del territorio dell'ex oblast' autonoma, a maggioranza armena. La Corte suprema sovietica dichiarò inammissibili le decisioni azere e l'oblast' autonoma si dichiarò indipendente proclamando la nascita della Repubblica del Nagorno Karabakh, con capitale Step'anakert, il 2 settembre 1991.

Il 31 gennaio 1992 l'Azerbaigian attaccò quindi la Repubblica del Nagorno Karabakh, dando inizio a un conflitto con l'Armenia che si protrarrà fino al 1994 con la vittoria armena. Utilizzando come base la vicina città di Şuşa, le forze azere assediarono e bombardarono la capitale fino alla perdita della città di Shushi il 9 maggio 1992. Secondo un reportage del settimanale statunitense Time dell'aprile 1992, i bombardamenti furono così violenti che "praticamente pochissimi edifici non avevano subito danni".[11]

La città è stata colpita da pesanti bombardamenti missilistici anche durante la guerra nell'Artsakh del 2020[12].

La chiesa di San Giacomo
Il Palazzo presidenziale
La via principale di Step'anakert

Abitanti censiti (migliaia)

L'unica chiesa precedente all'epoca sovietica di cui si hanno informazioni sembra che risalisse al XIX secolo e fosse stata intitolata a san Giorgio, tuttavia fu demolita nel 1936 e durante il periodo sovietico non rimase in funzione alcuna chiesa in tutta Step'anakert, nonostante gran parte della popolazione fosse di religione armena ortodossa.

La costruzione della prima chiesa cristiana iniziò nel 2006, concludendosi l'anno successivo grazie al finanziamento da parte di un filantropo armenoamericano, Nerses Yepremian. La chiesa, intitolata a san Giacomo, è stata consacrata il 9 maggio 2007 in occasione dell'anniversario della battaglia di Shusha dall'arcivescovo Pargev Martirosyan.[13]

La sede del rettorato dell'Università statale dell'Artsakh

La città è il centro dell'istruzione dell'Artsakh ed è sede di cinque università di cui due statali e tre private:

  • Università statali:
  • Università private:
    • Università Grigor Narekatsi;
    • Università Mesrop Mashtots;
    • Istituto Gyurjyan per le arti applicate.
L'ingresso al Museo Artsakh

La città ospita diversi musei: il Museo statale Artsakh, il Museo dei soldati caduti e il Museo dei soldati dispersi, che contengono immagini, documenti e reperti della guerra del Nagorno Karabakh.

La città ospita la sede del quotidiano nazionale, Azat Artsakh, fondato nel 1923, e della radiotelevisione statale.

Dalla centrale e circolare piazza Šahowmyan (al centro giardino con scenografica fontana) si dipartono verso nord piazza della Rinascita (con il palazzo presidenziale e il parlamento), verso est il lungo viale dei Martiri della Libertà (sulla quale si affacciano molte sedi istituzionali); dalla parte opposta si sviluppa il più elegante viale V. Sargsyan con numerosi negozi. Negli ultimi anni sono sorte nuove zone residenziali intorno al centro ed è stato avviato un progetto di riqualificazione edilizia che ha interessato soprattutto la zona intorno a via Toumanyan (alle spalle del parlamento). Poco fuori dal centro abitato, verso est, sorge il celebre monumento Siamo le nostre montagne, mentre alla periferia occidentale, di fronte all'ospedale repubblicano, sorge il Memoriale di Stepanakert.

Prima della guerra l'economia di Step'anakert si basava principalmente sull'industria alimentare, lavorazione della seta e sulla coltivazione della vite.[14] Dopo la guerra l'economia locale subì pesantissimi danni ma negli ultimi anni, in particolare grazie al supporto economico della diaspora armena, è tornata a registrare qualche miglioramento. Negli ultimi anni la città ha puntato molto sul turismo e sono sorte numerose nuove strutture alberghiere.[15]

L'aeroporto di Step'anakert

La città è servita dall'aeroporto di Step'anakert, nel vicino comune di Xocalı.

Ministero degli affari esteri dell'Artsakh

A causa del riconoscimento limitato dello Stato, sono scoppiate alcune polemiche attorno ai gemellaggi stretti dalla capitale con altre città. Ad esempio nel 2005 quando la città californiana di Montebello ha stabilito un gemellaggio con la capitale dell'Artsakh, l'ambasciatore azero negli Stati Uniti, Hafiz Paşayev, ha scritto una lettera, indirizzata al governatore della California Arnold Schwarzenegger e al sindaco di Montebello Bill Molinari, sostenendo che tale gemellaggio avrebbe potuto acuire le tensioni già presenti nel territorio, vista la delicatezza del processo di pacificazione con l'Armenia.[16] Il sindaco tuttavia ha sostenuto la continuazione del programma di gemellaggio.

Nel 2018 la città brasiliana di Mairiporã ha instaurato un programma di gemellaggio con Step'anakert, ricevendo tuttavia un avviso dal Ministero degli affari esteri, condiviso con la vicina Pilar do Sul, in quanto il Brasile non riconosce l'indipendenza dell'Artsakh.[17]

  • Il parlamento

    Il parlamento

  • Sede della Polizia di Stato

    Sede della Polizia di Stato

  • Hotel Armenia

    Hotel Armenia

  • Palazzo del governo

    Palazzo del governo

  • Piazza Shahumian

    Piazza Shahumian

  • Sede dell'Unione combattenti

    Sede dell'Unione combattenti

  • Scalinata degli innamorati

    Scalinata degli innamorati

  • Stadio repubblicano

    Stadio repubblicano

  1. ^ (EN) Azerbaijan, in The World Factbook, Central Intelligence Agency, 10 ottobre 2023. URL consultato il 17 ottobre 2023.
  2. ^ a b СТЕПАНАКЕРТ • Большая российская энциклопедия - электронная версия, su old.bigenc.ru. URL consultato il 17 ottobre 2023.
  3. ^ Everett-Heath 2019, p. X; Hewsen 2001, p. 265; Adalian 2010, p. 553; Mkrtchyan 1985, pp. 124–125; Mutafian, Chorbajian & Donabédian 1994, p. 139; Kuciukian 2003; Baranchikov 2016, p. 225.
  4. ^ Hewsen, Robert H., Armenia: A Historical Atlas, University of Chicago Press, 2001, p. 265, ISBN 0-226-33228-4.
  5. ^ Drought leads to “unprecedented” water crisis in Stepanakert city | ARMENPRESS Armenian News Agency, su web.archive.org, 2 luglio 2022. URL consultato il 17 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2022).
  6. ^ ‘Centuries of history lost’: Armenians describe journey to safety after Nagorno-Karabakh falls | The Independent, su web.archive.org, 30 settembre 2023. URL consultato il 17 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2023).
  7. ^ Stepanakert, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  8. ^ a b Shahen Mkrtchyan, Ստեփանակերտ (Step'anakert), in Enciclopedia sovietica armena, vol. 11, Erevan, Accademia nazionale armena delle scienze, 1985, pp. 124-124.
  9. ^ (AZ) Dağlıq Qarabağ münaqişəsi (PDF), su files.preslib.az, Libreria presidenziale azera, 2005, p. 123-125. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  10. ^ Robert Hewsen, Armenia: A Historical Atlas, University Chicago Press, 2001, pag. 265, ISBN 0-226-33228-4
  11. ^ (EN) James Carney, Former Soviet Union Carnage in Karabakh, in Time, 13 aprile 1992. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  12. ^ La tregua non regge, ancora bombe su Stepanakert, in AGI.it, 10 ottobre 2020. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  13. ^ (EN) Laura Grigorian, St James Church was opened in Stepanakert, in Armtown.com, 10 maggio 2007. URL consultato il 16 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2012).
  14. ^ Mkrtchyan S. «Ստեփանակերտ» (Step'anakert). Soviet Armenian Encyclopedia. vol. xi. Yerevan, Armenian SSR: Armenian Academy of Sciences, 1985 p. 124
  15. ^ Karabakh.it – Iniziativa Italiana per il Karabakh, su karabakh.it, 18 settembre 2023. URL consultato il 30 settembre 2023.
  16. ^ (EN) Sister City plan runs into snag, in Pasadena Star-News, 20 novembre 2005. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  17. ^ (PT) Lucas Vidigal, Leis aprovadas em SP levam Itamaraty a alertar cidades sobre mal-estar com o Azerbaijão, in G1, 1º febbraio 2019. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  • (HY) Sito istituzionale, su stepanakert.am. URL consultato il 26 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2019).

V · D · M

Conflitto del Nagorno Karabakh
ContestoNagorno Karabakh (Storia) · Deportazione degli azeri dall'Armenia · Dissoluzione dell'Unione Sovietica · Movimento Karabakh (Miac'owm) · Armeni in Azerbaigian · Azeri in Armenia · Relazioni Armenia-Azerbaigian
Prima guerra
del Nagorno Karabakh
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Capi politiciArmenia (bandiera) Armenia (Lewon Ter-Petrosyan · Ṙobert K'očaryan · Serž Sargsyan · Nikol Pashinyan)
Repubblica dell'Artsakh (Artur Mkrtchyan · Ṙobert K'očaryan · Leonard Petrosyan · Arkadi Ghukasyan · Bako Sahakyan · Arayik Harutyunyan)
Azerbaigian (bandiera) Azerbaigian (Ayaz Mütallibov · Abülfaz Elçibay · Heydər Əliyev · İlham Əliyev)
Russia (bandiera) Russia (Unione Sovietica (bandiera) Michail Gorbačëv · Boris El'cin · Vladimir Putin)
Turchia (bandiera) Turchia (Turgut Özal · Recep Tayyip Erdoğan)
Capi militariArmenia (bandiera) Armenia (Vazgen Sargsyan · Gurgen Dalibaltayan · Norat Ter-Grigoryants · Jirair Sefilian · Tiran Khachatryan · Seyran Ohanyan)
Repubblica dell'Artsakh (Samvel Babayan · Kristapor Ivanyan · Arkadij Ter-Tadevosjan · Monte Melkonian · Jalal Harutyunyan · Mikael Arzumanyan)
Azerbaigian (bandiera) Azerbaigian (İsgəndər Həmidov · Rahim Gaziyev · Surat Huseynov · Valeh Barshadly · Mais Barkhudarov · Hikmat Mirzayev · Hikmat Hasanov)
Russia (bandiera) Russia (Unione Sovietica (bandiera) Viktor Poljaničko · Pavel Gračëv · Rustam Muradov)
(Šamil' Basaev)
(Gulbuddin Hekmatyar)
Processo di paceRegole Baker · Accordo di Biškek · Dichiarazione di Teheran · Dichiarazione di Železnovodsk · Gruppo OSCE di Minsk · Processo di Praga · Principi di Madrid · Accordo di cessate il fuoco del 2020 · Operazioni di pace
Documenti internazionaliDichiarazione di Astrachan' · Dichiarazione di Maiendorf · Dichiarazione del vertice di Lisbona della NATO · Risoluzione OIC 10/11 · Risoluzione OIC 10/37 · Risoluzione PACE 1416 · Risoluzione UNGA 62/243 · Risoluzioni ONU (822 · 853 · 874 · 884)
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