it.wikipedia.org

Sulla lode di sé senza offesa - Wikipedia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sulla lode di sé senza offesa
Titolo originaleΠερὶ τοῦ ἑαυτὸν ἐπαινεῖν ἀνεπιφθόνως
Altri titoliDe se ipsum citra invidiam laudando
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea.
AutorePlutarco
PeriodoI-II secolo
Generesaggio
Sottogeneremorale
Lingua originalegreco antico
SerieMoralia
Modifica dati su Wikidata · Manuale

Sulla lode di sé senza offesa (Περὶ τοῦ ἑαυτὸν ἐπαινεῖν ἀνεπιφθόνως - De se ipsum citra invidiam laudando) è un opuscolo dei Moralia di Plutarco[1].

Il saggio[2] si divide in tre parti principali: l'introduzione, la discussione delle circostanze che giustificano l'autoelogio e dei mezzi che lo rendono accettabile e i consigli per evitarlo quando non è richiesto.

L'autoelogio è offensivo per una serie di ragioni. Lo statista, tuttavia, rischierà di farlo quando, per ottenere un fine degno, dovrà stabilire il proprio carattere con il pubblico e, comunque, dobbiamo fare in modo che l'autoelogio non abbia un carattere "frivolo" e offensivo.

L'autoelogio sfugge alla censura quando chi parla si difende, è sfortunato o è vittima di un'ingiustizia; ancora una volta è accettabile quando viene presentato indirettamente, qualora l'oratore mostri che il contrario del comportamento di cui è accusato sarebbe vergognoso; quando è intrecciato con le lodi del pubblico; quando appare come lode di altri di simile merito; quando il merito è dato in parte al caso e in parte agli dei; quando la lode è già stata introdotta da altri e chi parla la corregge; quando vi include alcune sue mancanze; o quando menziona le difficoltà sopportate per ottenere la lode. Ma il sospetto di vanità è anche evitato quando l'autoelogio è benefico, sicché si potrebbe lodare se stesso per suscitare emulazione nei propri ascoltatori, per controllare i testardi, per intimorire un nemico o per sollevare lo spirito dei suoi amici; e per evitare che il vizio venga lodato, potrebbe persino opporre le sue lodi a quelle degli altri.

Infine vengono dati dei precetti per evitare l'autoelogio fuori tempo: quando sentiamo lodare gli altri, quando raccontiamo qualche nostra fortunata impresa (e soprattutto quando parliamo di lodi ricevute) e censuriamo gli altri. Quelli che bramano la gloria devono stare particolarmente attenti ad astenersi dall'elogiare se stessi quando lodati dagli altri. La migliore precauzione è ricordare la cattiva impressione fatta su di noi dalle lodi che gli altri hanno di se stessi.

Se, come sembra probabile, l'Ercolano a cui è rivolto il saggio è Gaio Giulio Euricle Ercolano Lucio Vibullio Pio[3], l'opuscolo appartiene alla vecchiaia di Plutarco.

In questo saggio Plutarco prende un argomento delle scuole retoriche, "Come lodarsi in modo inoffensivo"[4] e lo tratta da moralista. Né PlatoneAristotele discutono dell'autoelogio, anche se l'approccio più vicino è il passaggio dell'Etica Nicomachea[5] sull'uomo alazōn e su quello eirōn (l'uomo "vanaglorioso" e il "finto modesto"). Questi sono giudicati da Aristotele in base alla verità o falsità delle loro affermazioni, mentre Plutarco suppone il suo statista virtuoso e veritiero e si occupa dei fini che lo giustificano nel lodare se stesso e gli espedienti che, rendendo appetibile l'autoelogio, gli consentono di usarlo in modo da raggiungere questi fini.

Questo adattamento dei precetti retorici a un uso morale porta a un certo allargamento del punto di vista. Così nel primo e più retoricamente elaborato passo del saggio Plutarco parla di "statista"; più tardi parla più in generale di "noi"; di nuovo a volte ha in mente una vera orazione, ma altrove scrive come se la scena dell'autoelogio fosse una normale conversazione. Senza dubbio Plutarco pensava che solo lo statista fosse giustificato a lodare se stesso; in ogni caso l'espansione è abbastanza naturale: i precetti retorici sono stati formulati per il discorso vero e proprio, mentre il moralista si occupa di ogni elogio di sé, anche quando si verifica nella vita quotidiana.

  1. ^ 539A-547F.
  2. ^ N. 85 nel Catalogo di Lampria.
  3. ^ Per il quale si veda Real Encyclopaedie, vol. X , coll. 580-585.
  4. ^ Cfr. L. Radermacher, Studien zur Geschichte der griechischen Rhetorik, II: Plutarchs Schrift de se ipso citra invidiam laudando, in "Rheinisches Museum", LII (1897), pp. 419-424.
  5. ^ IV, 7.

V · D · M

Plutarco
Vite paralleleCoriolano e Alcibiade · Alessandro Magno e Giulio Cesare · Aristide e Catone il Censore · Nicia e Crasso · Demetrio e Antonio · Demostene e Cicerone · Dione e Bruto · Epaminonda e Scipione Perdute. · Pericle e Quinto Fabio Massimo · Cimone e Lucullo · Lisandro e Silla · Licurgo e Numa · Pelopida e Marcello · Filopemene e Flaminino · Focione e Catone l'Uticense · Agesilao e Pompeo · Solone e Publicola · Pirro e Gaio Mario · Teseo e Romolo · Sertorio ed Eumene · Agide & Cleomene e Tiberio Gracco & Gaio Gracco · Lucio Emilio Paolo e Timoleonte · Temistocle e Camillo
Biografie singoleArato · Artaserse · CrateteFrammenti. · EracleFrammenti. · EsiodoFrammenti. · PindaroFrammenti. · AristomeneFrammenti. · Galba · Otone
MoraliaScritti morali: Quomodo adolescens poetas audire debeat · L'arte di ascoltare · Consolazione alla moglie · Precetti coniugali · De amore prolis · Precetti igienici · Il banchetto dei sette savi · De amicorum multitudine · Come distinguere l'adulatore dall'amico · De capienda ex inimicis utilitate · De vitioso pudore · Quomodo quis suos in virtute sentiat profectus · An virtus doceri possit · De virtute morali · Invidia e odio · De cohibenda ira · An vitiositas ad infelicitatem sufficiat · De tranquillitate animi · Animine an corporis affectiones sint peiores · De curiositate · Sulla loquacità · De cupiditate divitiarum · De vitando aere alieno  · Sulla lode di sé senza offesa · Precetti coniugali · Sull'esilio

Scritti eruditi: Apoftegmi spartani · Regum et imperatorum apophthegmata · De mulierum virtutibus · Questioni romane · Questioni greche · Sulla malignità di Erodoto · Confronto tra Aristofane e Menandro · Commento alle Opere e i giorni di EsiodoFrammenti. · Questioni conviviali · Questioni naturali
Scritti religiosi: Su Iside e Osiride · Sulla E a Delfi · De defectu oraculorum · De Pythiae oraculis · De sera numinis vindicta · De divinationeFrammenti. · De Daedalis PlataeensibusFrammenti. · Sulla superstizione · De genio Socratis
Scritti politici: Precetti politici · Sui vecchi in politica · Sulla non educazione del principe · Monarchia, democrazia e oligarchia · Filosofi e principi
Scritti epidittici: De fortuna Romanorum · La fortuna o la virtù di Alessandro · De gloria Atheniensium · De fortuna · De virtute et vitio · Sul mangiare carne
Scritti filosofico-scientifici: Bruta animalia ratione uti · De sollertia animalium · De facie in orbe Lunae · Sul freddo primario · Sull'amore · De amoreFrammenti.

Scritti filosofico-critici: Contro Colote · Non è possibile vivere felici seguendo Epicuro · De latenter vivendo · Questioni platoniche · Sulla procreazione dell'anima nel Timeo · Gli stoici dicono cose più assurde dei poeti · De Stoicorum repugnantiis · Nozioni comuni contro gli stoici
Pseudo-PlutarcoCatalogo di Lampria · De liberis educandis · Consolazione ad Apollonio · Institutio TraianiFrammenti. · De placitis philosophorum · StromateisFrammenti. · De proverbiis Alexandrinorum · Parallela minora · Storie d'amore · Aquane an ignis utilior · De libidine et aegritudine · Utrum pars an facultas animi affectibus subiecta sit · De fato · Epitome sulla procreazione dell'anima · Sulla musica · De Homero · Vite dei dieci oratori
Controllo di autoritàVIAF (EN240520469 · LCCN (ENno2012026072 · GND (DE4406587-5