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Triossido di selenio - Wikipedia

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Triossido di selenio
Struttura Lewis del triossido di selenio
Struttura Lewis del triossido di selenio
Struttura 3D a sfere-stecche del triossido di silicio
Struttura 3D a sfere-stecche del triossido di silicio
Struttura 3D van der Waals del triossido di silicio
Struttura 3D van der Waals del triossido di silicio
Nome IUPAC
triossido di selenio
Nomi alternativi
anidride selenica, ossido di selenio(VI)
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareSeO3
Massa molecolare (u)126,96
Aspettosolido bianco cristallino igroscopico
Numero CAS13768-86-0 Immagine_3D.
Numero EINECS237-385-1
PubChem115128
SMILES

O=[Se](=O)=O

Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)3,44
Temperatura di fusione118 °C (391 K)
Temperatura di ebollizione165 °C (438 K) (decomposizione)
Indicazioni di sicurezza
Frasi H---
Consigli P---[1]
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Il triossido di selenio o ossido di selenio(VI) (chiamato anche "anidride selenica"[2][3] in testi meno recenti, in analogia ad anidride solforica) è l'ossido del selenio esavalente avente formula molecolare SeO3, in fase gassosa, e Se4O12 in fase solida. Si tratta di un solido bianco igroscopico e molto avido di acqua con la quale reagisce vigorosamente dando l'acido corrispondente, l'acido selenico H2SeO4.[4] In questo comportamento, e nella sua chimica in genere, il triossido di selenio somiglia molto più all'anidride solforica (SO3), che al suo omologo superiore triossido di tellurio (TeO3), il quale è un solido non molecolare,[5] la cui formula è pertanto solo una formula bruta.

L'anidride selenica è un composto termodinamicamente stabile (ΔHƒ° = −184 kJ/mol),[6] sebbene parecchio meno dell'anidride solforica (-396 kJ/mol).[7] A differenza di quest'ultima, è però termodinamicamente instabile rispetto alla decomposizione nel diossido di selenio (SeO2). Tuttavia, a temperatura ambiente è cineticamente stabile: la decomposizione inizia soltanto sopra, a circa 160 °C (ΔHr° = −46 kJ/mol):[8]

{\displaystyle {\ce {2SeO3\to 2SeO2\,+\,O2\uparrow }}}

Questo comportamento si inquadra nella tendenza all'instabilità della valenza massima[9] che si nota negli ultimi elementi del 4° periodo,[10] tendenza che il selenio condivide, in particolare, con i suoi vicini a sinistra e a destra, cioè con l'arsenico e specialmente con il bromo. Tale instabilità si manifesta anche nell'acido corrispondente H2SeO4 e nei suoi sali, i selenati, e tutti quanti questi composti sono ossidanti piuttosto forti, E°(SeO42– / SeO32–) = +1,15 V in ambiente acido; per confronto, questo valore è un po' superiore a quello della coppia Br2 / Br (+1,09 V), ma inferiore a quello della coppia Cl2 / Cl (+1,395 V).[11]

Allo stato solido questo ossido è formato da molecole discrete Se4O12, o (SeO3)4, ossia il tetramero ciclico di SeO3, che è un ciclo a 8 termini composto da 4 unità −O−Se(=O)2–; in esso il selenio è tetracoordinato e tetraedrico (Se sp3); questa forma somiglia da vicino alla forma γ-SO3 dell'anidride solforica allo stato solido, composta di molecole discrete S3O9, cioè il trimero (SO3)3.[12]

Il solido sublima a 100 °C e 40 mbar e queste molecole, nel passaggio in fase vapore, si dissociano parzialmente in monomeri SeO3, in cui il selenio è tricoordinato e la molecola è planare (Se sp2),[13] con simmetria D3h.[14]

In questa molecola il legame Se=O è lungo 168,78 pm;[15] per confronto, il legame S=O in SO3 èdi 141,75 pm; la lunghezza maggiore nel caso del selenio è solo in parte giustificata dal fatto che il raggio covalente di Se (120 pm) è maggiore di quello di S (115 pm).[16] Nel solido, invece, le lunghezze dei legami Se–O nel ciclo sono di 175 pm e 181 pm, mentre quelle dei legami Se=O esociclici sono di 154 pm e 156 pm.[17]

SeO3 è uno di quegli ossidi che non si possono preparare per interazione diretta dell'elemento con l'ossigeno molecolare: la reazione di O2 con il selenio porta, in pratica, solo fino al diossido di selenio;[18] questo fatto è un'altra manifestazione della citata riluttanza del selenio ad assumere la massima valenza, e quindi del potere ossidante del selenio esavalente.[10]

Può essere preparato per distillazione a 150-160 °C dell'acido selenico su anidride fosforica[19] la quale, come disidratante, è ancora più avida di acqua; tuttavia, la reazione è lenta.[8]

Può essere più facilmente preparato per azione dell'anidride solforica su un selenato alcalino:[20]

{\displaystyle {\ce {K2SeO4\,+\,SO3\to SeO3\,+\,K2SO4}}}

Come l'anidride solforica SO3, anche l'anidride selenica SeO3 è avidissima di acqua, e si comporta anch'essa da acido di Lewis. Il primo esempio è già la citata somma di H2O (la base di Lewis) a dare prima l'addotto H2O · SeO3, che poi si riarrangia immediatamente a H2SeO4 per migrazione di un protone.[21][22]

In analogia con SO3, anche SeO3 si scioglie nel suo acido H2SeO4 per dare l'acido piroselenico (diselenico) H2Se2O7 (e anche acidi poliselenici, con SeO3 in maggior quantità), e questo è isostrutturale e isoelettronico di valenza all'acido pirosolforico H2S2O7.[6]

Come la reazione con l'acqua, SeO3 fa una reazione analoga con l'acido fluoridrico liquido, dove si scioglie dando una soluzione limpida, formando l'acido fluoroselenico HSeO3F, del tutto simile all'acido fluorosolforico HSO3F:[19]

{\displaystyle {\ce {SeO3\,+\,HF\to HSeO3F}}}

L'analoga reazione con acido cloridrico, anche se condotta a bassa temperatura (fino a -30 °C), si risolve invece in un'ossidazione del cloro e conseguente riduzione del Se per dare acido selenioso e questo costituisce ancora un esempio in cui si manifesta il potere ossidante di Se(VI):[23][24]

{\displaystyle {\ce {SeO3\,+\,2HCl\to H2SeO3\,+\,Cl2\uparrow }}}

SeO3 reagisce con l'acido fluorosolforico per dare l'analogo acido fluoroselenico e anidride solforica:[25]

{\displaystyle {\ce {SeO3\,+\,HSO3F\to HSeO3F\,+\,SO3}}}

Più classicamente, SeO3 dà addotti con basi di Lewis come piridina e ammine terziarie in genere, ma anche con diossano ed altri eteri;[5] con il dimetil etere forma l'addotto con due molecole: (Me2O)2 • SeO3.[26]

Con ioni ossido provenienti dagli ossidi di metalli alcalini, ne somma una mole e dà direttamente i corrispondenti selenati salini, ad esempio quello di litio:

{\displaystyle {\ce {Li2O\,+\,SeO3\to Li2SeO4}}}

A differenza dell'anidride solforica, con un eccesso di ossido metallico reagisce sommandone 2 moli:[27]

{\displaystyle {\ce {2Li2O\,+\,SeO3\to Li4SeO5}}}

in questo caso il selenio espande il numero di coordinazione da 4 a 5, con una struttura a bipiramide trigonale per lo ione SeO52–[17] ed è una manifestazione della tendenza all'aumento del numero di coordinazione che si ha scendendo lungo un gruppo (qui, S < Se < Te). L'analoga reazione con l'ossido di sodio porta invece a Na4SeO5, dove il selenio è ugualmente pentacoordinato, ma qui la struttura dello ione SeO52– è una piramide a base quadrata.[28]

Questo è uno dei diversi casi in cui si manifesta la quasi parità energetica tra la bipiramide trigonale e la piramide a base quadrata, due geometrie di pentacoordinazione in competizione e facilmente intercambiabili.[29]

Come reagisce con gli ossidi metallici, SeO3 reagisce anche con i loro fluoruri in soluzione di SO2 liquida (-25 °C) dando i fluoroselenati corrispondenti; con i fluoruri dei metalli alcalini (M = Li, Na, K, Rb, Cs) la reazione è:[20]

{\displaystyle {\ce {MF\,+\,SeO3\to MSeO3F}}}

Questi fluoroselenati non risultano essere isostrutturali con i corrispondenti fluorosolfati, sono meno stabili termicamente e, inoltre, in acqua si decompongono.[20]

SeO3 reagisce con il tetrafluoruro di selenio fornendo il fluoruro di selenoile, analogo al fluoruro di solforile SO2F2, e biossido di selenio:[20]

{\displaystyle {\ce {2SeO3\,+\,SeF4\to 2SeO2F2\,+\,SeO2}}}
  1. ^ Scheda del composto su IFA-GESTIS (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2019).
  2. ^ Stefano Masiero, Glossario di Chimica, Alpha Test, 2010.
  3. ^ DIZIONARIO ITALIANO OLIVETTI, su dizionario-italiano.it. URL consultato il 12 agosto 2022.
  4. ^ (DE) Erwin Riedel e Christoph Janiak, Anorganische Chemie, collana De Gruyter Studium, 10. Auflage, De Gruyter, 2022, p. 491, ISBN 978-3-11-069604-2.
  5. ^ a b (EN) Nils Wiberg, Egon Wiberg e Arnold Frederick Holleman, Inorganic Chemistry, Elsevier, 2001, ISBN 0123526515.
  6. ^ a b (EN) N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth-Heinemann, 1997, p. 780, ISBN 0-7506-3365-4.
  7. ^ (EN) M. W. Chase, NIST-JANAF Themochemical Tables, Fourth Edition, 1998, pp. 1–1951. URL consultato il 29 novembre 2023.
  8. ^ a b (EN) N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth-Heinemann, 1997, pp.  780.-781, ISBN 0-7506-3365-4.
  9. ^ Cioè, quella valenza che coinvolge l'impiego nei legami della coppia elettronica 4s2.
  10. ^ a b J. E. Huheey, E. A. Keiter e R. L. Keiter, Chimica Inorganica, Principi Strutture Reattività, Piccin, 1999, p. 912, ISBN 88-299-1470-3.
  11. ^ (EN) N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth-Heinemann, 1997, p.  804., ISBN 0-7506-3365-4.
  12. ^ (EN) Norman Neill Greenwood e Alan Earnshaw, Chemistry of the elements, 2ª ed., Butterworth-Heinemann, 1997, p. 703, ISBN 978-0-7506-3365-9.
  13. ^ SeO3, selenium trioxide, su colby.edu.
  14. ^ (EN) CCCBDB list all species by point group, su cccbdb.nist.gov. URL consultato l'8 giugno 2022.
  15. ^ (EN) N. J. Brassington, H. G. M. Edwards, D. A. Long e M. Skinner, The pure rotational Raman spectrum of SeO3, in Journal of Raman Spectroscopy, vol. 7, n. 3, 1978, pp. 158–160, DOI:10.1002/jrs.1250070310, ISSN 0377-0486 (WC · ACNP).
  16. ^ (EN) Beatriz Cordero, Verónica Gómez e Ana E. Platero-Prats, Covalent radii revisited, in Dalton Transactions, n. 21, 14 maggio 2008, pp. 2832–2838, DOI:10.1039/B801115J. URL consultato il 29 novembre 2023.
  17. ^ a b (EN) Francesco A. Devillanova, Handbook of Chalcogen Chemistry: New Perspectives in Sulfur, Selenium and Tellurium, Royal Society of Chemistry, 2007, ISBN 978-08-540-4366-8.
  18. ^ (EN) Egon Wiberg e Arnold Frederick Holleman, Inorganic Chemistry, Elsevier, 2001, ISBN 0123526515.
  19. ^ a b F. A. Cotton e G. Wilkinson, Chimica Inorganica, 2ª ed., 1974, p. 496.
  20. ^ a b c d (EN) A. J. Edwards, M. A. Mouty e R. D. Peacock, The monofluoroselenates(VI), in Journal of the Chemical Society A: Inorganic, Physical, Theoretical, n. 0, 1º gennaio 1967, pp. 557–560, DOI:10.1039/J19670000557. URL consultato il 12 agosto 2022.
  21. ^ (EN) Edward R. Lovejoy, David R. Hanson e L. Gregory Huey, Kinetics and Products of the Gas-Phase Reaction of SO 3 with Water, in The Journal of Physical Chemistry, vol. 100, n. 51, 1º gennaio 1996, pp. 19911–19916, DOI:10.1021/jp962414d. URL consultato il 21 luglio 2024.
  22. ^ (EN) Guochun Lv, Xiaomin Sun e Chenxi Zhang, Understanding the catalytic role of oxalic acid in SO3; hydration to form H2SO4; in the atmosphere, in Atmospheric Chemistry and Physics, vol. 19, n. 5, 4 marzo 2019, pp. 2833–2844, DOI:10.5194/acp-19-2833-2019. URL consultato il 4 novembre 2024.
  23. ^ (EN) Max Schmidt e Irmgard Wilhelm, Chloroselensäure, in Chemische Berichte, vol. 97, n. 3, marzo 1964, pp. 876–879, DOI:10.1002/cber.19640970335. URL consultato il 12 agosto 2022.
  24. ^ (DE) A. F. Holleman, E. Wiberg e N. Wiberg, Anorganische Chemie, 103ª ed., DE GRUYTER, 2017, p. 722, ISBN 978-3-11-026932-1.
  25. ^ (EN) J. J. Zuckerman (a cura di), Inorganic Reactions and Methods, vol. 3, Wiley - VCH, 1989, p. 112, ISBN 0-471-18656-2.
  26. ^ (DE) L. Richtera, J. Taraba e Jiří Touzžín, The Reaction of Selenium Trioxide with Dialkyl Ethers, in Zeitschrift für anorganische und allgemeine Chemie, vol. 629, n. 4, aprile 2003, pp. 716–721, DOI:10.1002/zaac.200390121. URL consultato l'11 agosto 2022.
  27. ^ (DE) H. Haas e M. Jansen, Synthese und Charakterisierung von Tetralithiumpentaoxoselenat(VI), in Z. anorg. allg. Chem., 626: 1174-1178, 2000, DOI:10.1002/(SICI)1521-3749(200005)626:5<1174::AID-ZAAC1174>3.0.CO;2-R.
  28. ^ (DE) H. Haas e M. Jansen, <755::AID-ZAAC755>3.0.CO;2-L Na4SeO5, ein neues Pentaoxoselenat(VI) – Synthese, Charakterisierung und Vergleich mit isotypem Na4MoO5, Wiley, 2001, DOI:10.1002/1521-3749(200104)627:4<755::AID-ZAAC755>3.0.CO;2-L.
  29. ^ J. E. Huheey, E. A. Keiter e R. L. Keiter, Chimica Inorganica, Principi, Strutture, Reattività, 2ª ed., Piccin, 1999, pp. 499-505, ISBN 88-299-1470-3.

V · D · M

Composti del selenio
Se(0,I)Se3S5
Se(I)Se2S6 · Se2Cl2 · C3H7NO2Se
Se(II)SeS2 · Ag2Se · Al2Se3 · CaSe · Se2-

V · D · M

Seleniuri
H2Se
H2Se2
                                He
Li2Se Be   B CSe2
COSe
(NH4)2Se O F Ne
Na2Se MgSe   Al2Se3 Si PxSey S Cl Ar
K2Se CaSe Sc2Se3 TiSe2 V CrSe
Cr2Se3
MnSe
MnSe2
FeSe CoSe NiSe CuSe ZnSe GaSe
Ga2Se3
GeSe As2Se3
As4Se3
Se Br Kr
Rb2Se SrSe Y2Se3 Zr NbSe2 MoSe2 Tc Ru Rh Pd Ag2Se CdSe In2Se3 SnSe
SnSe2
Sb2Se3 Te I Xe
Cs2Se BaSe * Hf Ta WSe2
WSe3
ReSe2 Os Ir Pt Au HgSe Tl2Se PbSe Bi2Se3 Po At Rn
Fr Ra ** Rf Db Sg Bh Hs Mt Ds Rg Cn Nh Fl Mc Lv Ts Og
 
 
  * La2Se3 Ce2Se3 Pr2Se3 Nd2Se3 Pm Sm2Se3 Eu2Se3 Gd Tb Dy Ho Er2Se3 Tm2Se3 Yb Lu
  ** Ac ThSe2 Pa USe2 Np Pu Am Cm Bk Cf Es Fm Md No Lr
Se(IV)SeCl4 · SeF4 · SeO2 · SeS2 · SeOBr2 · SeOCl2
Se(VI)SeF6 · SeO3 · SeO2F2

V · D · M

Ossidi
D2O
H2O
                                He
Li2O BeO   B2O3 CO
CO2
C2O3
NO · NO2
N2O · N2O3
N2O4 · N2O5
O F2O Ne
Na2O MgO   Al2O3 SiO
SiO2
PO · P2O3
P2O4 · P4O10
SO2
SO3
ClO2 · Cl2O
Cl2O3 · Cl2O4
Cl2O6 · Cl2O7
Ar
K2O CaO Sc2O3 TiO
Ti2O3
TiO2
V2O3
VO2
V2O5
CrO · Cr2O3
CrO2 · CrO3
MnO · Mn3O4
Mn2O3 · Mn5O8
MnO2 · MnO3
Mn2O7
FeO
Fe2O3
Fe3O4
CoO
Co3O4
Co2O3
NiO Cu2O
CuO
ZnO Ga2O
Ga2O3
GeO
GeO2
As2O3
As2O5
SeO2
SeO3
BrO2
Br2O3
Br2O5
Kr
Rb2O SrO Y2O3 ZrO2 NbO
NbO2
MoO2
MoO3
Mo2O3
Tc2O7 Ru2O3 · RuO2
RuO3 · RuO4
Rh2O3
RhO2
PdO AgO CdO In2O3 SnO
SnO2
Sb2O3 TeO
TeO2
TeO3
I2O4 · I2O5
I2O6 · I4O9
XeO3
Cs2O3 BaO * HfO2 Ta2O5 W2O3 · WO2
WO3 · W2O5
ReO2
ReO3
Re2O7
OsO2
OsO4
IrO2
IrO4
PtO2 Au2O3 Hg2O
HgO
Tl2O
Tl2O3
PbO
PbO2
Pb3O4
Bi2O3
BiO2
Bi2O5
PoO
PoO2
PoO3
At Rn
Fr Ra ** Rf Db Sg Bh Hs Mt Ds Rg Cn Nh Fl Mc Lv Ts Og
 
 
  * La2O3 Ce2O3
Ce3O4
CeO2
Pr2O3
PrO2
Pr6O11
Nd2O3 Pm2O3 Sm2O3 Eu2O3 Gd2O3 Tb2O3
Tb4O7
TbO2
Dy2O3 Ho2O3 Er2O3 Tm2O3 Yb2O3 Lu2O3
  ** Ac2O3 ThO
ThO2
PaO2
Pa2O5
UO2 · U2O5
U3O8 · UO3
UO4 · UO6
NpO2 PuO2 Am2O3
AmO2
Cm2O3
CmO2
Bk2O3 Cf2O3
CfO2
Es Fm Md No Lr

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