Velodromo Vigorelli: storia: campioni
Pedalare sulla Pista Magica
"Se non hai classe, al Vigorelli pedali nel vuoto:
se non conosci l'arte dell'allenamento ti imballi.
Per corrervi al meglio devi fare potenza sulla strada
o a mezzo della ginnastica oppure della pesistica.
Poi torni al Vigorelli e ti ritrovi leggero ed asciutto".
Sono parole di Primo Bergomi, primatista mondiale
e campione d'Italia della velocità. Correre
sull'ellisse magica di via Arona richiede abilità,
allenamento, esperienza, ma al mondo non c'è
nulla in grado di eguagliarla per velocit e scorrevolezza.
Già nell'anno inaugurale, il 1935, il Velodromo
vede il record dell'ora di Giuseppe Olmo, che il
31 ottobre percorse 45,090 km. Da allora saranno
più centocinquanta le migliori prestazioni
mondiali ottenute da corridori singoli o quartetti
di diverse categorie e nazionalità sulle
varie distanze.
I recordman dell'ora
Nel
1942 il Vigorelli serve da centro di smistamento
per l'esercito e il campionissimo Fausto Coppi ci
si allena quando la pista è libera per tentare
il record dell'ora con cui spera (invano) di evitare
di partire per il fronte. E quel record (45,871
km), stabilito il 7 novembre nel Velodromo danneggiato
dai bombardamenti del giorno prima da un Coppi poco
allenato, in maglia di lana e casco di cuoio e feltro
su una bicicletta da americanista con i cerchi piuttosto
sbilenchi e i tubolari di larga sezione, verrà
ricordato per anni come una vera e propria prodezza.
Coppi è detronizzato da Anquetil nel 1956
(46,159 km) su una bicicletta costruita in fretta
e furia da Masi nel suo atelier dopo che quella
del campione francese si è rivelata inadatta
a domare le curve secche della pista milanese. Sceglieranno
il Vigorelli per il loro record sull'ora anche Baldini
(1956), Riviére (1957 e 1958) e Moser (1986)
tra gli uomini e di Vissac (1957), Robinson (1958)
e Jacobs (1958) tra le donne. Oltre all'ora e ai
numerosi primati su distanze inferiori (200, 500m,
1, 5, 20 km) il Vigorelli è anche sede di
alcuni record mondiali dei 100 km: Ambrosini (1954)
e Profeta (1954 e 1955) tra gli uomini e Cressari
(1974), Galli (1985 e 1987) e Spadaccini (1987)
tra le donne.
L'arte della pista
I record offrono uno spettacolo affascinante, una esplorazione totale dei limiti psicologici e atletici del corridore, l'esasperazione della morale dell'uomo solo su cui il ciclismo si fonda, ma la vita del Velodromo è ben più ricca. Il Vigorelli è infatti il teatro per la forma più nobile e elegante del ciclismo, la pista. Un ellisse perfetto calato tra alte, vocianti tribune, lo scintillio dei riflettori, il rumore sordo dei tubolari sulle tessere di legno, il carosello vorticoso dei pistard fasciati da sfavillanti maglie di seta, il suono della campana che annuncia l'ultimo giro, un pubblico dal palato raffinato in grado di intuire e apprezzare l'impasto di forza atletica, senso tattico e astuzia che costruisce il risultato, un mondo un pò clownesco e al contempo bohèmien, fatto di spettacolo, emozioni e mondanità, oltre che dal talento dei campioni.
E' un ciclismo speciale, in cui la bicicletta diventa attrezzo ginnico, la velocità sublima nel surplace per poi esplodere nella sua forma più pura, quasi astratta, nel brevissimo spazio degli undici-dodici secondi che servono a coprire gli ultimi duecento metri. Gli atleti devono possedere acume tattico, intelligenza, riflessi pronti e coraggio. A seconda della tattica scelta dal corridore, la gara assume, pur nei tempi brevissimi, caratteristiche sempre diverse. La sorpresa è quasi sempre l'arma vincente per cui la regola d'oro è una: "parti più tardi possibile, ma sempre un attimo prima del tuo avversario".
Antonio Maspes
Il
milanese Antonio Maspes, con i suoi sette titoli
mondiali della velocità, è primattore
e simbolo di questo mondo. Entra al Vigorelli per
la prima volta a quattordici anni, da appassionato
di motociclette attirato dal rombo di motori che
proviene dal Velodromo, dove si corre una gara di
stayer, in cui i ciclisti raggiungono velocità
impressionanti correndo incollati al rullo di mastodontiche
motociclette guidate da scaltri allenatori. Ne resta
incantato. Nel 1947 trucca il certificato di nascita
per vincere un campionato minore, nello stesso anno
conquista il titolo italiano allievi, nel 1951 è
escluso per ragioni di squadra dai campionati mondiali
che si tengono al Vigorelli, nel 1952 è secondo
alle Olimpiadi di Helsinki nella velocità
tandem (accoppiato a Cesare Pinarello).
Nel 1955, a 23 anni, conquista sulla "sua" pista il primo titolo mondiale della velocità, battendo lo svizzero Plattner e dando l'avvio a una luminosa carriera. Si ripeterà l'anno dopo e poi dal '59 al '62 (ancora al Vigorelli) e nel 1964. E' undici volte campione italiano, conquista un primato mondiale sui 200m e cinque vittorie consecutive al Gp di Parigi. E' esplosivo nello scatto, formidabile nella rimonta, geniale nella tattica e abilissimo nel surplace, la raffinata e ormai dimenticata arte di stare in bilico sui pedali a bicicletta ferma, per costringere l'altro a passare in testa a condurre la volata. Insieme a Maspes in quegli anni gli altri pistard italiani, Beghetto, Bianchetto, Gasparella, Ogna, Pettenella, Sacchi, Gaiardoni, Lombardi, mietono allori al Vigorelli e in tutti i velodromi del mondo sotto la guida di Guido Costa, maestro della pista italiana.
Inseguitori, stayer, americanisti
Accanto
agli sprinter a popolare il Vigorelli con le loro
sfide ci sono gli inseguitori, gli stayer, gli americanisti.
L'inseguimento, specialità varata nel dopoguerra,
ha fruttato 11 titoli al professionismo italiano
tra il 1947 e il 1968. Vi si cimentano oltre ai
pistard anche alcuni stradisti. I nostri maggiori
specialisti, tutti almeno una volta campioni del
mondo, sono stati Fausto Coppi, Antonio Bevilacqua,
Guido Messina, Leandro Faggin e Francesco Moser.
Delle 95 gare di inseguimento disputate tra il 1939
e il 1955 da Fausto Coppi, 32 si tengono al Vigorelli
e in 29 di queste egli risulta vittorioso. Tra gli
stayer ci sono Lohmann, Severgnini, Lacquehay, Elia
Frosio, Franco Giorgetti. Tra gli americanisti Slaats,
Pellenaers, Guerra, Nando Terruzzi, Severino Rigoni.
Molti di questi sono anche ottimi seigiornisti,
e conducono una vita zingaresca correndo sui velodromi
al coperto di tutto il mondo. Tutti sono attori
di un mondo ricco di fascino e di entusiasmi, passioni,
gioie e delusioni di cui il Velodromo Vigorelli
ha costituito per anni il maggiore palcoscenico
mondiale ed è tutt'oggi memoria e simbolo
intramontabile.