La Società - La società - La storia | Alpina S.p.A.
Fondata nel 1954 col nome di “Società Idroelettrica Alpina”, con la partecipazione di maggioranza de “La Centrale - Società per il finanziamento di imprese elettriche S.p.A.” e di minoranza della “Società Romana di Elettricità S.p.A.” e della “Elettrica SELT – Valdarno S.p.A.”, con lo scopo di consolidare ed ampliare nelle zone alpine il patrimonio di concessioni idroelettriche del gruppo, la società assunse l’attuale denominazione nel 1959.
La Centrale si costituì nel 1925 come holding del principale gruppo elettrico telefonico dell'Italia centrale (SELT Valdarno, Teti) nel quale agivano gli interessi delle famiglie Orlando e Pirelli con il forte sostegno del Credito Italiano. Dalla fondazione e fino al secondo dopoguerra, sotto la guida di Alberto Pirelli e Luigi Bruno, La Centrale consolidò la propria posizione nel settore idroelettrico e telefonico, diventando il maggiore soggetto economico elettrico e telefonico dell’Italia centrale, attuando anche investimenti in società esterne al gruppo ad esempio con la partecipazione al sindacato di blocco della Bastogi insieme a Fiat, Pirelli, Edison, Riunione Adriatica di Sicurtà e Generali.
All’inizio l’attività sociale dell’Alpina fu dedicata prevalentemente allo studio di progetti idroelettrici ed idraulici, per conto delle società elettriche partecipanti. Nel volgere di sei anni l’Alpina propose nuovi schemi di utilizzazione e divenne titolare di domande di concessione idroelettriche per due miliardi di kWh, prevalentemente in impianti alpini ad alta e media caduta, adatti alla produzione di energia elettrica regolata e pregiata.
Criterio fondamentale dei progetti studiati era quello di realizzare l’utilizzazione integrale delle disponibilità idrodinamiche di ogni bacino, eventualmente integrandole con diversione di superi da bacini contermini, e con impianti di pompaggio, unificando gli impianti idroelettrici esistenti del gruppo (bacino di Corlo e bacino di Senaiga sul fiume Cismon) in nuove centrali di grande potenza e riordinando le altre derivazioni d’acqua per usi diversi.
Questi progetti assumevano quindi il carattere di veri e propri piani regolatori delle acque. Tra i più importanti dei molti allora studiati vanno ricordati il Piano regolatore dell’Isarco e affluenti, la completa utilizzazione dei bacini Vanoi – Cismon – Brenta e l’impianto idroelettrico fluviale a bassa caduta di Isola Serafini sul Po.
Nell’imminenza della nazionalizzazione delle imprese elettriche italiane (1962), l’Alpina cercò, attraverso la diversificazione dei campi progettuali e la ricerca su mercati esteri, di prepararsi a superare la prevista crisi di lavoro nel campo idroelettrico.
Così negli anni dal 1957 al 1962, oltre allo sviluppo dei progetti idroelettrici, la cui titolarità fu poi ceduta all’ENEL nel 1962, vennero eseguiti anche progetti di telecomunicazioni, di impianti elettrici e termoelettrici, di opere stradali in Italia, Costa Rica, Panama, Etiopia, Somalia e Yemen.
All’inizio degli anni ‘60 l’Alpina iniziò l’attività nel settore dei progetti autostradali, per conto di società costituite tra enti pubblici periferici (Regioni, Provincie, Comuni, Camere di Commercio), banche di interesse locale e soci privati, che si proponevano di ottenere dallo Stato la concessione di costruire e gestire per trent’anni autostrade a pedaggio, nelle regioni di competenza degli enti pubblici associati. La Centrale, sottoscrivendo le maggiori quote della parte di capitale riservata a soci privati, assumeva il ruolo di socio guida di tali iniziative, facendo eseguire a proprie società collegate ed in primis all’Alpina, a condizioni concorrenziali di mercato, i progetti e parte dei lavori di costruzione.
Così dal 1961 al 1963 l’Alpina studiò progetti preliminari di autostrade in Italia per oltre 1000 km; per 750 km di questi, relativi a cinque autostrade, le società interessate ottennero le concessioni dallo Stato. Dal 1963 al 1975 l’Alpina sviluppò i relativi progetti esecutivi e fornì la propria assistenza in corso d’opera alle concessionarie durante la costruzione delle opere.
Le cinque autostrade sono:
- la Savona Ventimiglia di 113 km;
- la Torino Alessandria Piacenza di 164 km;
- la Sestri Levante Livorno, con diramazione Viareggio Lucca di 145 km;
- la Quincinetto Aosta di 47 km;
- la Roma L’Aquila Teramo con la derivazione Torano Popoli Pescara di 281 km.
In totale, dunque, circa 750 km di autostrade a doppia carreggiata e a quattro o sei corsie.
All’approssimarsi della conclusione del periodo di realizzazione delle autostrade si giunse al progressivo disimpegno de La Centrale dalle attività produttive ed alla sua trasformazione in holding finanziaria.
In questo ambito va vista la cessione da parte de La Centrale della Alpina alla Bastogi nel 1973.
Entrata nel mondo Bastogi l’Alpina operò prevalentemente come società di ingegneria a servizio delle imprese di costruzione del gruppo come la Cogefar, nello sviluppo di progetti per l’edilizia prefabbricata e di infrastrutture di trasporto viarie e ferroviarie.
Un capitolo importante tra le attività non autostradali svolte dall’Alpina in quegli anni è quello relativo all’acquedotto della Romagna (1974-2006) e alla diga di Ridracoli (1974-1983). L’iniziativa nacque su una proposta formulata dall’Alpina al comune di Forlì nel 1963 che ha portato, nel volgere di quarant’anni, al completamento della rete di approvvigionamento idrico di tutta la Romagna. A seguito della iniziale proposta della Alpina fu formato il Consorzio Acque per le provincie di Forlì e Ravenna (oggi Romagna Acque S.p.A.) che consorziava all’epoca 25 comuni dell’area romagnola. Ai fini dell’integrazione degli approvvigionamenti e in previsione dell’espansione della domanda idropotabile, fu prevista la realizzazione dell’acquedotto della Romagna. L’opera comprende una diga ad arco gravità di oltre 100 m di altezza che consente un invaso di 35 x 106 m³, in località Ridracoli sul fiume Bidente, due gallerie di gronda ed una di derivazione per circa 20 km, una centrale idroelettrica con elettrodotto, una condotta di 33 km per l’acqua grezza, un impianto di potabilizzazione da 3 m³/s, vasche di accumulo per 50.000 m³. L’adduzione ai comuni consorziati (tra i quali gli importanti centri di Forlì, Ravenna, Faenza, Cesena, Cervia) si sviluppa su 9 direttrici, mediante condotte con diametro fino a 1 m, per uno sviluppo totale della rete di 230 km, con serbatoi terminali pensili e interrati. Alpina oltre alla progettazione e alla direzione dei lavori della diga e di tutte le opere acquedottistiche ha curato anche gli allacciamenti alla rete dei comuni utenti.
Alla fine degli anni 80 per l’Alpina si chiuse il ciclo nel quale operò come società di ingegneria a servizio di un gruppo economico più ampio e iniziò l’avventura come società di ingegneria pura che opera sul mercato.
Nel 1989 la società fu acquistata da un gruppo di professionisti che avevano deciso di investire il proprio impegno e il proprio lavoro nell’Alpina. Il nuovo assetto proprietario comportò per l’Alpina l’avvio di una stagione di diversificazione e di ampliamento del campo di attività.
Innanzi tutto fu portato all’interno dell’Alpina il patrimonio di esperienze maturate dagli azionisti nel settore delle opere edili di interesse pubblico; lo sviluppo di questo settore ha generato importanti progetti come il nuovo polo universitario (Ecotekne) dell’Università degli studi di Lecce (1990-1994), vari edifici didattici e dipartimentali del Politecnico di Milano (1996-2006), quattro centri commerciali della catena Esselunga (1998-2015), il Park Hyatt di Milano (1998-2004), il teatro dell’opera di Baku in Azerbaijan (2011-2012), i progetti delle opere di urbanizzazione delle aree ex Innocenti, ex OM, ex Marelli, Garibaldi Repubblica e City Life a Milano (1998-2015).
Contemporaneamente Alpina ha rilanciato i settori tradizionali del suo ambito di attività; nel settore idroelettrico ha progettato due dei più importanti impianti idroelettrici che sono stati realizzati in Italia in questi ultimi anni: Pont Ventoux (1992 -2007) in Val di Susa (150 MW, 515 m di salto) e Premadio II (1997 -2003) in Valtellina (75 MW, 670 m di salto); nel settore delle infrastrutture di trasporto ha progettato le opere dell’Aurelia Bis presso Sanremo (1987-2009), un tratto di oltre 30 km della ferrovia ad alta capacità da Novara a Milano (1999-2008), l’autostrada Pedemontana Lombarda (2002-2006) eseguendo inoltre la verifica di conformità della progettazione esecutiva dell’autostrada Brescia Bergamo Milano (2005-2015) per la quale oggi presta la sua consulenza aziendale nella gestione della esecuzione e nella sicurezza relativamente a opere di importo complessivo pari a oltre 1.300 milioni di Euro. Oggi Alpina è progettista di un terzo delle stazioni della linea 5 (2006-2015) e di circa la metà delle stazioni della linea 4 (2011-2015) della metropolitana di Milano.