Democrazia e politica di potenza
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Passione e tenerezza come forze politiche
Ricerca psicoanalitica, 2023
SOMMARIO.-Per comprendere le forme contemporanee di organizzazione sociale non basta conoscere la geopolitica in corso; è necessario entrare anche nel campo della micropolitica e, in particolare, degli affetti e delle forme di sensibilità che sostengono la costruzione dei legami sociali. I diversi affetti e le forme di sensibilità costruiranno in modi differenti la vita sociale e politica. Nel distinguere il linguaggio della passione dal linguaggio della tenerezza, Ferenczi non intendeva avere una prospettiva politica, ma possiamo usare queste nozioni per pensare alle attuali possibilità di convivenza politica. Paura e odio sono passioni violente e incisive. La tenerezza, invece, costituisce un altro tipo di forza, più fluida e porosa, che apre una superficie più ampia di comunicazione con il mondo esterno. È la forma di sensibilità del bambino, ma anche quella delle relazioni di solidarietà attraverso la perdita di possesso. In questo senso il linguaggio della tenerezza si riferisce alla nozione di vulnerabilità teorizzata da Judith Butler. Non si tratta di difendere la puerilità o l'ingenuità, ma di una forza di non violenza che, se affermata, crea la possibilità di una convivenza politica meno iniqua e più giusta, soprattutto nei paesi immersi in una cultura dell'odio come il Brasile.
La potenza politica tra mare e terra
2020
Recensione a: Alain de Benoist, Julien Freund, <em>Il mare contro la terra. Carl Schmitt e la globalizzazione,</em> Diana Edizioni, Napoli 2019.
ORDINES. Per un sapere interdisciplinare sulle istituzioni europee, 2021
A study on post-truth allows us to think about a classic and fundamental problem in moral and political philosophy, that is the relationship between lie and truth. In this sense, my interest is focused on the position of these two concepts in the political discourse. It is a classic theme, but on this occasion, I am interested in analyzing what we can define today the systemic transcendence of post-truth. The concern for the idea of truth is related to the concern for the foundation of rights, for the possibility and the convenience of thinking about a certain ethical objectivism according to which certain things or certain statements are true from a moral point of view.
Tendenze socialiste e questione del potere
1949
Destra e sinistra poi, pure sapendo che gli stalinisti possono sempre su un ordine tipo 1940 bloccare con un Hitler di domani, li invocherebbero fratelli tanto nelle milizie partigiane che nel ministero. Ma nemmeno tutto questo è sicuro. È infatti accaduto su per giù dal '22 al '45, ma appunto questi politiconi di oggi sono tutti distinti dal non essere impegnati da principii, da programmi o da voti congressuali a comportarsi ancora una volta così. Probabilmente un grande maturo totalitarismo li metterà un giorno tutti d'accordo dando un buon posto ai più "elastici" di ogni sfumatura. Essi sono sempre in attesa di un imprevisto "fantasma", magari quello di Mussolini, cui lanciare il classico, demagogico, unifrontistico questo poi no! I socialisti e rivoluzionari conseguenti credevano invece che questo grido chi entrava nelle file del proletariato lo lanciasse una sola volta e per sempre al regime del Capitale. Più fetente di questo, per noi, non c'è nulla. Per noi, della "class de asen".
Stato e società civile nell'Europa Occidentale, 2006
Quale democrazia? La democrazia rappresentativa dei moderni è cosa ben diversa da quella diretta degli antichi. Come ricorda Giovanni Sartori (1990, p. 41), confondere queste due forme é a dir poco mistificante. Nel caso degli antichi, i cittadini si radunavano in piazza per esprimere il loro consenso (o dissenso) e prendere decisioni imperative, generalmente raggiunte per acclamazione. L’efficienza democratica era garantita dalla rotazione delle cariche pubbliche assegnate seguendo il criterio del sorteggio. Nella polis greca, lo status di cittadino era riconosciuto a poche migliaia di persone lasciando fuori la moltitudine. Era una forma di governo basata sulla disponibilità di tempo, oltre che sulla bassa specializzazione degli incarichi pubblici. In pratica notava Aristotele, chi per vivere aveva bisogno di lavorare, era fuori dalla presa delle decisioni collettive. Nel caso dei moderni, la situazione è assai diversa. La democrazia, «non è fondata sulla partecipazione» - per dirla ancora con Sartori (ibid) - «ma sulla rappresentanza, non presuppone l’esercizio in proprio del potere, ma la delega del potere; non è, insomma, un sistema di autogoverno ma un sistema di controllo e di limitazione del governo». Ciò che cambia tra gli antichi e i moderni non è tanto la titolarità del potere, che resta del popolo, quanto piuttosto le modalità in cui il potere viene esercitato. Non si tratta soltanto del passaggio da una visione micro ad una macro, quanto di ricongiungere l’idea democrazia (in quanto governo del popolo) con la prassi meno democratica della rappresentanza. Il paralmentarsimo, basato sulla sovranità popolare (Dahl, 1989), è il principio guida delle frange liberali progressiste, poco inclini a celebrare tout-court l’ideale democratico: James Madison e Destutt de Tracy consideravano la rappresentanza e il governo rappresentativo come «una nuova invenzione, sconosciuta ai tempi di Montesquieu […] resa praticabile a lungo e su una grande estensione territoriale» (1811); James Mill padre, aggiungeva che la rappresentanza è «la grande scoperta dei tempi moderni» in cui «forse verrà trovata la soluzione di tutte le difficoltà sia specultive che pratiche» al dilemma di quale sia la migliore forma di governo (1820; entrambi citati da Dahl, 1989, 29). Questa trasformazione, nel caso dell’Europa si è realizzata nelle lotte per il parlmentarsimo e nell’allargamento che dal ristretto suffragio ottocentesco ha condotto a quello universale del ‘900. Pare quindi difficile dissentire da Kelsen (1929, 74) quando afferma che «non si può seriamente dubitare che il parlamentarismo non sia l’unica forma reale di democrazia». Se da sempre la parola ‘democrazia’ denota una forma di governo non si può tacere l’aspetto ideale che essa evoca: il suo dover-essere, o come lo ha definito Sartori (45) ‘normativismo perfezionistico’. Dello stesso avviso è John Dunn (1979, 51-2) che ci ricorda come «oggi in politica democrazia è il nome di ciò che non possiamo avere, e che tuttavia non possiamo smettere di volere». È chiaro, infatti, che l’oggetto in questione si compone delle infinite tensioni ideali e teoriche che lo alimentano e che, qualora venissero meno, finirebbero per consegnarci un’immagine disincantata di democrazia, priva della sua forza persuasiva. D’altro canto, a quanti, vedono nella modernità una progressiva rinuncia degli antichi ideali, ‘alti e nobili’, va ricordato che le prassi degli antichi li raggiunsero solo di rado (o forse mai).
La recente grande pandemia da Coronavirus ha evidenziato il problema del rapporto tra “epidemia” e “democrazia”, con difficoltà di tenuta delle forme statali di governo, con più o meno ampie tendenze, anche in paesi con solida tradizione liberale e democratica, a forme di gestione dell’emergenza epidemica in chiave di diritto emergenziale e poteri straordinari.
Democrazia e crescita economica
Democrazia e crescita economica 1/85 Definire e misurare la democrazia Come la democrazia può in teoria influenzare la crescita economica Evidenza empirica Globalizzazione, crisi economica e democrazia Layout 1 Definire e misurare la democrazia Caratteri e storia della democrazia Misurare la democrazia Condizioni della democrazia e fasi del processo di democratizzazione Flussi e riflussi democratici 2 Come la democrazia può in teoria influenzare la crescita economica Redistribuzione, diseguaglianza e crescita Democrazia, diritti di proprietà e crescita Autonomia statale, stabilità politica, istituzioni inclusive e crescita Democrazia, libertà e sviluppo 3 Evidenza empirica Effetto della democrazia sulla crescita economica Transizioni democratiche e crescita economica Il mito della crescita autoritaria Democrazie, regimi autoritari e carestie 4 Globalizzazione, crisi economica e democrazia Giuseppe Vittucci Marzetti Democrazia e crescita economica 2/85