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Un ricordo di Michele Prisco, Premio Strega nel ’66

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  • ️Tue Mar 04 2025

Quattordici anni fa, nel novembre 2003, moriva a Napoli Michele Prisco.

Nato a Torre Annunziata nel 1920, vive la sua giovinezza in un ambiente borghese che poi rappresenterà lo sfondo dei suoi libri.

Dopo la laurea in Giurisprudenza e il superamento degli esami da procuratore legale, alla carriera di avvocato preferirà quella di giornalista e scrittore.

Nel ‘42 viene pubblicato – su “La Lettura”, mensile del “Corriere della sera” –  Gli alianti, il suo primo racconto.

Prima di partire militare collabora con “La Gazzetta del Popolo” di Torino e, anche nel corso dei mesi passati al fronte, proseguirà il suo percorso di formazione grazie a commilitoni – con i quali stabilirà ottimi rapporti di amicizia – come gli scrittori Gino Montesanto e Mario Pomilio e il pittore Enrico Accatino.

Alla fine della guerra riprende l’attività giornalistica collaborando con varie testate, sia quotidiane che periodiche.

Nel ‘49 pubblica, La provincia addormentata, il suo primo libro, con cui ottiene la medaglia d’oro per l’opera prima al Premio Strega di quell’anno. L’anno successivo Gli eredi del vento gli farà vincere il Premio Venezia per l’inedito. Nel ‘51 si trasferisce a Napoli, città in cui vivrà per oltre cinquant’anni.

Negli anni Sessanta, insieme a Mario Pomilio, Domenico Rea, Luigi Incoronato, Gianfranco Venè e Leone Pacini Savoj, è fra gli animatori de “Le ragioni narrative”, rivista letteraria di cui sarà anche direttore. Prosegue anche il suo impegno giornalistico come critico letterario e cinematografico e, per circa un decennio, ricoprirà la carica di vice segretario del Sindacato Nazionale Scrittori.

Scrittore molto prolifico e apprezzato sia dalla critica sia dal pubblico, verrà scoperto anche dal cinema, che, nel ’78,  darà vita a una fortunata versione del libro Una spirale di nebbia (Premio Strega 1966): La spirale di nebbia, diretto da Eriprando Visconti.

Nei suoi primi libri (La provincia addormentataEredi del vento, e Figli difficili) Michele Prisco descrive la borghesia partenopea con tutti i suoi limiti e le sue  le sue debolezze, fra cui l’incapacità di proporre per Napoli alternative concrete a una situazione di stagnazione sociale e economica che ne impedisce lo sviluppo. Il seguito lo scrittore, pur continuando a sviscerare il mondo delle classi medie della sua città, cercherà di abbracciare nella sua analisi anche i ceti più popolari, ma nei suoi romanzi non introdurrà quelle connotazioni macchiettistiche e di folklore che saranno tipiche della maggior parte della letteratura napoletana del dopoguerra.

Nel ’96, con Il Pellicano di Pietra, vince il premio Cimitile. 

Fra gli altri libri ricordiamo Fuochi a mare (1957), La dama di piazza (1962), Punto franco (1965), I cieli della sera (1971), con cui vince il premio Napoli, Gli ermellini neri (1975), Il colore del cristallo (1977), Le parole del silenzio (1981), con cui vince il premio Mediterraneo, Lo specchio cieco (1984), che gli vale il premio Giovanni Verga, il premio Hemingway e il premio Fiuggi, I giorni della conchiglia (1989), con cui vince il premio Sirmione Catullo e il premio Rosone d’Oro a Pescara, Terre basse (1992), che gli vale il premio Sila, il premio Il Pane a Castiglion del Lago (PG), il premio Boccaccio, il premio Frontino a Montefeltro (PU, all’epoca PS), e il premio Selezione a Penne (PE), Il cuore della vita (1995), Gli altri (1998), La pietra bianca. Quattro racconti inediti (2003), uscito poco prima della sua scomparsa.

Alcune foto di Michele Prisco sono ammirabili nella mostra fotografica Vita da Strega, curata dall’Archivio Fotografico Riccardi e formata da oltre cinquanta scatti del grande fotografo Carlo Riccardi (classe 1926) degli anni compresi fra il 1957 ed il 1971, in quindici differenti edizioni del Premio Strega. Nella mostra troviamo foto di autori ed autrici quali Giorgio Bassani (Premio Strega 1956 con Cinque storie ferraresi), Elsa Morante (Premio Strega 1957 con L’isola di Arturo), Dino Buzzati (Quaranta racconti – 1958), Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Premio Strega 1959 con Il Gattopardo, da cui, quattro anni dopo, verrà tratto l’omonimo film di Luchino Visconti interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Romolo Valli, Rina Morelli, Serge Reggiani, un giovane Mario Girotti – non ancora Terence Hill -, Giuliano Gemma e da una giovanissima Ottavia Piccolo), Carlo Cassola (Premio Strega 1960 con La ragazza di Bube, da cui, tre anni dopo, verrà tratto l’omonimo film di Luigi Comencini interpretato da Claudia Cardinale e George Chakiris), Raffaele La Capria (Premio Strega 1961 con Ferito a morte, che batté per un solo punto Delitto d’onore di Giovanni Arpino, Ballata levantina di Fausta Cialente, e Le voci della sera di Natalia Ginzburg), Mario Tobino (Il clandestino – 1962), Natalia Ginzburg (Lessico famigliare – 1963), Giovanni Arpino (L’ombra delle colline – 1964),  Paolo Volponi (Premio Strega 1965 con La macchina mondiale), Anna Maria Ortese (Poveri e semplici – 1967), Alberto Bevilacqua (Premio Strega 1968 con L’occhio del gatto), Lalla Romano (Le parole tra noi leggere – 1969), Guido Piovene (Le stelle fredde – 1970), Raffaele Brignetti (La spiaggia d’oro – 1971).

Vita da Strega è anche un libro, intitolato Gli anni d’oro del Premio Strega – Racconto fotografico di Carlo Riccardi (Agr, Roma 2016). Il volume, a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, raccoglie una selezione di oltre novanta foto, una più ampia sintesi della raccolta presente all’interno dell’Archivio Riccardi, e si conclude con un commento di Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione “Maria e Goffredo Bellonci”.

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