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Presentazione Aprilia MotoGP 2004

  • ️Mon Mar 22 2004

Un anno duro e decisivo. La RS Cube deve dimostrare di essere un progetto valido, e deve riuscirci combattendo con un budget limitato. In caso contrario potrebbe essere la sua ultima stagione

di Marco Masetti - Interviste di Paola Baronio, Elena Puliti

Ivano Beggio con Byrne e McWilliams (a destra) scopre la nuova RS Cube

Acquario di Genova, uno dei più belli del Mediterraneo (un milione di visitatori ogni anno): non è di pesci che stiamo parlando, ma del momento più sofferto e forse importante della storia di una grande Casa italiana, l’Aprilia.

Siamo lontani dai tempi dell’ pensato da Ivano Beggio al Mugello tre anni fa, alla presentazione della Cube, la prima coraggiosa e poco fortunata sfida nella MotoGp ai grandi costruttori nipponici.

Il tempo, le gare e i risultati infatti hanno dato torto alla tre cilindri italiana e nell’aria c’è un’atmosfera diversa. Il trionfalismo non c’è più, ma Beggio ha il grande pregio di non nascondersi nel momento della difficoltà: "L’anno scorso avevamo un anno di esperienza, due grandi piloti (Haga e Edwards, ndr) e aspettative notevoli. Ma nelle corse ci vuole umiltà e la capacità di non sbagliare, di non fare troppi errori". Già, chi ha sbagliato? Un responsabile è stato individuato ma non lavora più a Noale, anche se il sospetto è che il progetto non sia centrato, nonostante che il tre cilindri derivato dalla Formula Uno stia tentando anche la Honda.

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Sul palco con Beggio c’è Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello sport. Sembra un segno, Aprilia cerca nei grandi vecchi la forza per far risultato in MotoGp e l’esperienza sembra la cura giusta, ad iniziare dai piloti: Jeremy McWilliams ha quarantanni, il "giovane" Shane Byrne 27, eppure, anche a detta della squadra, sono gli uomini giusti. Il primo ha corso in 250, in 500 e in MotoGp, spesso con Aprilia. E`un mix di coraggio e tenacia, ma è anche un valido collaudatore. In lui Jan Witteveen crede ciecamente, anche per far crescere l’altro, campione inglese SBK e due gare vinte da wild card nel mondiale SBK, e Byrne può essere un outsider di alto livello.

Ma a cosa può puntare la RS Cube 2004? "A stare nei primi dieci" dice Beggio, "ma visto il parco dei rivali non sara`impresa facile.“ Di podio si parla, ma nemmeno Beggio sembra crederci troppo. Il presidente non è istrionico come ai tempi dei trionfi, sembra un principe triste, dice Cannavò, e solo il successo può ridargli fiducia...La vittoria é una droga potente, che da assuefazione, restare senza non è facile. Piu`che una presentazione, sembra una seduta psiconalitica...  Beggio dice: "Per vincere il primo titolo del 1992 abbiamo speso un ventesimo di oggi, anche l’anno scorso non è mancato nulla anche a livello di fondi. Forse le scelte erano sbagliate, forse il nostro progetto era talmente innovativo da richiedere più tempo, più idee. Forse buttarci nella mischia tre anni fa è stato un azzardo, eppure tutti i tecnici mi dicevano e mi hanno dicono ancor oggi che il tre cilindri è un’ottima scelta. Witteveen ci crede ancora e io gli do fiducia; in fin dei conti con lui ho vinto 22 titoli mondiali. Il fatto che la Honda dica di realizzarne uno potrebbe essere una tattica per confondere gli avversari".

Bravo Presidente, sai ancora scherzare come sempre. Però Beggio non scherza quando risponde alla domanda di un cronista che gli chiede se questo sarà l’ultimo anno di questo progetto: "La nostra logica è quella di essere vincenti e dopo tre anni non si possono accampare scuse o considerarci debuttanti. Se non va quest’anno potrebbe essere la fine del progetto Cube". L’ingegnere olandese invece ribadisce un’altra verità: "Quest’anno abbiamo a disposizione mezzi limitati e, in queste condizioni, è difficile sviluppare un progetto così sofisticato".

Bene, è il momento delle conclusioni, giusto a tre giorni dall’inizio dei test Irta di Barcellona, quando sarà il dio cronometro a sancire quale sia il gap rispetto alla concorrenza. Ve lo dice uno che c’era il giorno del debutto della Cube e che l`ha sempre seguita (con molto affetto). Di buono nella tre cilindri italiana c’è una casa alle spalle che le corse sa farle e anche vincerle. Ci sono poi due piloti che non saranno Rossi e Biaggi ma che hanno cuore e voglia, un team che sa soffrire e non si arrende mai. Di contro, resto della mia idea: il progetto Cube con le sue valvole pneumatiche, l’elettronica globale, l’erogazione on off come le formula uno non mi convince. Nelle gare di moto la complicazione non paga, troppe variabili rendono difficile il lavoro nei tempi ristretti di un GP. Quindi la strada giusta è quella della razionalità, del ritorno alle origini. Il vero nemico oggi è il tempo e, se vogliamo, l’effettiva difficoltà di sviluppo di un progetto così complesso, con risorse che non sono quelle di Honda e Yamaha.

In ogni caso nel mondiale MotoGp ci sono due tre cilindri bianche (a proposito la moto, con gli sponsor MS e IP senza quel nero funereo delle passate stagioni è molto più bella) guidate da due ragazzi britannici "anema e core", come e più di tanti latini.
Fate il tifo per loro!