Guccini - Francesco Guccini Official
- ️Tue Sep 10 2019
Registrato e mixato presso lo Stone Castle Studio di Carimate (CO) da Ezio De Rosa nell’aprile del 1983, Guccini è l’undicesimo album di Francesco Guccini.
Da Un altro giorno è andato, Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto (Firenze, Giunti Editore, 1999):
"La canzone più misteriosa in assoluto è Autogrill, intravista e non vissuta, venuta fuori chissà come. Nacque a Pavana ed è il resoconto di ciò che non fu mai, ovvero un sogno mai avverato. Parla di una ragazza “bionda senza averne l'aria, quasi triste come i fiori e l'erba di scarpata ferroviaria”. Una ragazza che è più cornice che quadro: ognuno di noi può riempirla dei fantasmi e delle immagini che meglio crede. Era il giusto personaggio per aumentare l'aria di mistero e irrealtà che la canzone indubbiamente ha".
L’album è, per l’autore, “l'impossibilità di viaggiare”. Si può raggiungere ogni parte del mondo in poche ore ma si è condannati a essere sempre turista. Per viaggiare, e al tempo stesso vivere, bisognerebbe avere sei o sette vite, come cantava nell'album Metropolis, in Black-Out (“Avessi sette vite a mano...”).
E allora si diventa tutti Gulliver che, nell'omonima canzone, torna dai suoi viaggi meravigliosi, racconta e la gente non capisce (“Nei vecchi amici che incontrava per la via, in quelle loro anime smarrite sentiva la balbuzie intellettuale e l'afasia di chi gli domandava per capire, ma confondendo i viaggi con la loro parodia, i sogni con l'azione del partire”), perché confonde e distorce le immagini di chi ha viaggiato. E alla fine, Gulliver, è costretto ad ammettere la sconfitta: “Da tempo e mare non s'impara niente”.
Shomèr ma mi-llailah? è una citazione biblica (Isaia 21,11) e significa in ebraico "Sentinella, quanto resta della notte?".
La genesi e il significato di questa canzone sono ben spiegate da Guccini in un’intervista di Brunetto Salvarani pubblicata nel prossimo numero 6 della rivista "Vita e Pensiero", il bimestrale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, del 2009.
È il turno di Shomér ma mi-llailah?, del 1983, tratta dal disco intitolato minimalisticamente Guccini.
Lo spunto mi venne da uno squarcio meraviglioso del profeta Isaia (21, 11-12). Il titolo - letteralmente - si potrebbe tradurre con "Sentinella, che cosa resta della notte?". Mi colpì soprattutto l'invito del profeta a insistere, a ridomandare, a tornare ancora senza stancarsi. Io sono uno sempre in ricerca, curioso di tutto. All'epoca stavo leggendo la traduzione di Isaia proposta da Guido Ceronetti, bellissima, uscita per Adelphi. Non si tratta, però, come qualcuno ha voluto vederci, di un simbolo di carattere sociale e politico, ma piuttosto di un universale antropologico. Isaia, il profeta che di regola minaccia fuoco e fiamme per quanti non seguono le indicazioni divine, a un certo momento della sua vicenda dimostra in pieno la sua profonda apertura umana, in un paio di versetti pieni di speranza: sentinella, a che punto stiamo della notte? Vale a dire, non bisogna stancarsi di porsi delle domande: questa è la cosa più importante fra tutte! Coltivare la curiosità, la sete di ricerca. Non ci si può mai fermare. La sentinella risponde: "La notte sta per finire, ma l'alba non è ancora giunta. Tornate, domandate, insistete!". Potrei avvicinare questo pezzo a Signora Bovary, del 1987, in cui m'interrogo su "cosa c'è in fondo a quest'oggi", "cosa c'è in fondo a questa notte", "cosa c'è proprio in fondo in fondo, quando bene o male faremo due conti"... Qui c'è un'angoscia esistenziale, l'angoscia della notte che non finisce... Anche se non ci sono ancora arrivato, a fare quei due conti... Staremo a vedere!
Con Francesco Guccini (voce e chitarra) hanno suonato in Guccini: Ellade Bandini (batteria), Juan Carlos «Flaco» Biondini, Francesco Guccini, Massimo Luca (chitarre), Claudio Pascoli (sassofoni), Giancarlo Porro (clarini), Maurizio Preti (percussioni), Ares Tavolazzi (chitarre e basso), Vince Tempera (pianoforte e tastiere).
Programmazione computer e tastiere elettroniche: Piero Cairo. Gli arrangiamenti sono stati curati da Vince Tempera, gli arrangiamenti ritmici, invece, da Ellade Bandini, Juan Carlos «Flaco» Biondini, Francesco Guccini, Ares Tavolazzi, Vince Tempera. La produzione è di Renzo Fantini.
L'album è stato distribuito in formato LP, Stereo8, MC e CD.
Gli spartiti di Guccini sono stati pubblicati da Edizioni Musicali La Voce del Padrone.
CURIOSITA'
L’illustrazione di copertina è di Ilvio Gallo.
Nel corso della registrazione di questo album è nata la formazione storica di musicisti che ha accompagnato per trent’anni Guccini nelle esibizioni dal vivo.
Lo rivela lo stesso cantautore in Un altro giorno è andato, Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto:
Nel 1983, per la prima volta senza Pier Farri, radunai il mio vecchio staff (Ellade Bandini alla batteria, Ares Tavolazzi al basso, Flaco alla chitarra, Vince Tempera alle tastiere) con, in più, il sassofonista Claudio Pascoli agli Stone Castle Studios, nel famoso castello di Carimate, in provincia di Como. Si sarebbe rivelata un'idea balzana: un mese rinchiusi là, in un luogo seppur bellissimo, fecero sì che persino le gite a Milano, dicesi Milano, fossero salutate con ovazioni all'americana e cappelli lanciati in aria in stile cowboy. Anche se a Carimate non c'era un cazzo da fare, l'atmosfera era fantastica, tanto che ad Ares Tavolazzi venne un'idea: perché non utilizzare sempre lo stesso gruppo anche nelle esibizioni dal vivo? Mi sembrava fattibile, così creammo anche per i concerti una band fissa che, con poche ma significative eccezioni, mi accompagna ancora oggi.
I versi di Shomèr ma mi-llailah? sono stati scritti in inglese sul muro di Sarajevo da ignoto ammiratore di Guccini. Sotto i versi compare la scritta: Francesco Guccini, poeta italiano.
Nel 1998 Guccini compie un viaggio in Argentina attraversando la Patagonia assieme al duo Patrizio Roversi e Syusy Blady, nella trasmissione Turisti per caso.