treccani.it

ESTE, Alfonso d' - Enciclopedia - Treccani

ESTE, Alfonso d'

Luisa Bertoni

Nacque a Ferrara il 10 marzo 1527 dal duca di Ferrara, Reggio e Modena Alfonso I e da Laura Dianti, detta Eustochia ("la sagace", aggettivo senza dubbio appropriato), che il duca ebbe come amante dopo la morte Lucrezia Borgia e che (notizia peraltro sempre smentita dalla Curia) sposò poco prima di morire.

Laura, che secondo le attribuzioni più recenti fu ritratta da Tiziano, da Ludovico Carracci e dal Bastianino, ebbe dal duca nel 1530 anche Alfonsino, che però morì giovanissimo nel 1547, lasciando una figlia naturale, Renea. Il 18 apr. 1532 l'E. fu legittimato dal cardinale Innocenzo Cibo e nel 1533 dallo stesso padre, preoccupato che non avesse a soffrire della nascita illegittima. Dal padre, oltre al feudo di Montecchio, ebbe cospicue proprietà immobiliari, tra cui un palazzo a Ferrara, 7.000 scudi d'oro per arredarlo, nonché un appannaggio di 60 scudi all'anno, "acciò (possa) honoratamente conservare la dignità e nobiltà della Casa d'Este" (Righini, p. 84).

L'E. fu allevato dalla madre nel palazzo di via degli Angeli, allora una delle strade più belle di Ferrara, ed ebbe come precettori Cinzio Giraldi e Pellegrino Moreto; poteva godere dell'ambiente raffinato e colto che si riuniva intorno a Laura, ai cui spettacoli e feste partecipavano gli stessi duchi.

I fratelli Ercole, succeduto al padre nel Ducato, Ippolito e Francesco, nati dal matrimonio di Alfonso I con Lucrezia Borgia, mostrarono ostilità verso i figli della Dianti (chiamavano l'E. "il nostro illustrissimo bastardo": Lazzari, p. 206), ingelositi certamente dalla grande generosità del padre nei loro confronti. Infatti Ercole, succeduto al padre nel 1534, escluse sempre l'E. dagli affari di governo, limitandone l'attività al mestiere delle armi e a qualche missione di rappresentanza. Però l'E., colto (era in particolare appassionato di matematica), intelligente, raffinato e provvisto di larghi mezzi, poté primeggiare nella fastosa vita mondana per la quale era celebre la corte estense.

Nel quadro della politica di equilibrio condotta dagli Este tra Francia e Impero, l'E. fu inviato nel 1546 a fare il suo apprendistato dell'arte militare nelle truppe imperiali e prese parte, come capitano di cavalleria, alla campagna contro la Lega di Smalcalda. Tornato a Ferrara, il 3 genn. 1549 sposò con grande fasto Giulia Della Rovere, figlia di Francesco Maria duca di Urbino, matrimonio che consolidò la sua posizione nobiliare. Da lei l'E. ebbe Alfonso, sposo di Marfisa d'Este, morto in giovane età, Eleonora, moglie di Carlo Gesualdo principe di Venosa e madrigalista, e Cesare.

Nel 1556 Ercole II, dietro le pressioni di Paolo IV Carafa e nella speranza di acquistare Cremona, aderì alla lega antiasburgica formata dal papa e da Enrico II di Francia, divenendo capitano generale della lega e luogotenente del Cristianissimo in Italia. L'impegno militare dell'E., capitano di cavalleria, fu limitato, in quanto gli scopi della lega non coincisero con quelli di Ercole e la sconfitta francese di San Quintino gettò acqua sul momentaneo fuoco antiasburgico degli Este. L'E. si limitò ad attaccare San Martino e Correggio, fedeli all'Impero; successivamente fu incaricato di recarsi alla corte di Francia per chiedere rinforzi. La pace di Cateau-Cambrésis pose fine per il momento ai conflitti.

L'E. tornò a Ferrara e riprese il suo posto a corte. Nel 1559, alla morte di Ercole II, fu inviato a Modena a difenderla da eventuali attacchi stranieri e a curarne il.possesso per il successore Alfonso II. Il 13 ott. 1562 fu investito per nomina imperiale del feudo di Montecchio nel Reggiano, che il padre gli aveva assegnato in appannaggio; l'investitura fu estesa anche ai discendenti e gli fu concesso il diritto di zecca.

A corte l'E. si distinse per le sue doti di raffinato signore. Suo gentiluomo di camera intorno agli anni Settanta era il letterato Alfonso Fontanelli. In occasione del matrimonio di Alfonso Il con Lucrezia de' Medici offrì nel suo palazzo un banchetto con spettacolo e ballo, col quale volle superare ogni altro festeggiamento in onore della coppia e che resta un esempio della lussuosa ricercatezza imperante nella corte estense. Altri banchetti offrì per le successive nozze del duca (che sempre sperava, ma inutilmente, di riuscire ad avere un erede) con Barbara d'Austria (di questo banchetto G. B. Rossetti lasciò una descrizione particolareggiata in Dello scalco, Ferrara 1584) e con Margherita Gonzaga. Sempre nel suo palazzo ferrarese l'E. ricevette, tra gli altri, nel 1566 Ferdinando di Baviera e nel 1569 Carlo d'Austria.

A Confortino, nei pressi di Lagoscuro, in un'isoletta che emergeva in un'ansa del Po, detta Isola del Ponte, l'E. fece costruire una sorta di villaggio in miniatura che costituiva una rarità e un richiamo per i visitatori del Ducato.

Nel 1566 l'E. riprese l'attività militare: in quell'anno seguì Alfonso II alla guerra d'Ungheria e in agosto sfilò con le truppe estensi a Vienna. Ma il piccolo esercito era di nuovo a Ferrara in dicembre, poiché la morte di Solimano I aveva posto fine a un conflitto mai combattuto.

L'anno successivo l'E. fece parte del contingente militare inviato in Francia da Carlo Emanuele di Savoia, per appoggiare Carlo IX contro gli ugonotti. Comandava un manipolo di lance spezzate; la capacità di cui dette prova nel corso delle operazioni gli conquistò il favore del re e la simpatia della regina madre: fu ammesso nel Consiglio privato, precluso agli stranieri; gli venne conferito l'Ordine di S. Michele; al momento del commiato il re gli fece dono di preziose argenterie.

L'ambasciatore E. M. Manolesso così descriveva l'E. ai senatori veneziani: "L'illustrissimo signor don Alfonso... ha vedute molte guerre, ottenne dal re cristianissimo il grado di capitano generale della cavalleria italiana; è signore d'ingegno e valor grande; ebbe dall'illustrissima signora Giulia... doi figlioli maschi; né in questa eccellentissima casa del duca Alfonso sono altri descendenti che questi. Ha 25.000 scudi d'entrata" (Relaz. dagli amb. veneti, I, p. 46).

L'accenno del Manolesso ai figli dell'E. introduce quello che fu il problema più travagliato della vita di Alfonso II e in cui l'E. fu coinvolto direttamente. Impossibilitato ad avere figli per cure errate in età giovanile o per una caduta da cavallo, il duca ben sapeva che il parente maschio più prossimo era Cesare, figlio dell'E.; ma quest'ultimo a sua volta era nato da un'unione che la Chiesa si ostinava a considerare illegittima. Un altro pretendente si presentò nella persona di Filippo, del ramo di San Martino. La questione della successione travagliò la corte di Ferrara dando origine sia a odi duraturi e a pesanti vendette, sia a ostinate ricerche di appoggi esterni. Proprio per trovare alleanze l'E., che ricercava l'appoggio di Firenze, dette in moglie a Cesare Virginia de' Medici, matrimonio che fu celebrato con gran pompa nel 1586.

Ma ad odio profondo erano improntati i rapporti tra l'E. e Lucrezia, sorella di Alfonso II, infelice moglie di Francesco Maria Della Rovere. Pare che il risentimento di Lucrezia avesse avuto origine dall'aver l'E. rivelato al duca la relazione che ella aveva stretto con Ercole Contrari, capitano della guardia ducale e che in seguito alla delazione fu ucciso. Scrive il Muratori (Delle antichità, II, p. 512): "Comune voce era in essa città che questa principessa portasse non leggier odio a don Alfonso d'Este, continuato poi contra l'innocente don Cesare suo figliolo, per certa gagliarda risoluzione presa da esso duca Alfonso nel 1575, la quale, non so come, fu attribuita da Lucrezia a i consigli di don Alfonso". Anche il residente fiorentino a Ferrara Raffaello de' Medici scriveva che Lucrezia si opponeva con ogni mezzo alla successione di Cesare non solo per l'odio che portava al padre, ma anche nel timore di dover tornare a Pesaro. Per vendicarsi dell'E. Lucrezia prese ad appoggiare Cesare Trotti, che si diceva fosse figlio illegittimo di Ercole II e che pretendeva alla mano di Marfisa rimasta vedova nel 1578 di Alfonso, figlio dell'Este.

Interessi personali, screzi familiari (da non dimenticare che anche l'E. aveva sposato una Della Rovere) gettavano una sinistra luce sulla successione di Alfonso.

L'E. non poté vedere suo figlio Cesare duca di Modena e Reggio (fu duca di Ferrara solo dal 1597 al 1598, anno in cui la città tornò alla S. Sede) e continuatore della famiglia. Infatti morì a Ferrara il 10 nov. 1587; l'orazione funebre fu composta da L. Salviati. Alla morte di Giulia (1563) aveva sposato Violante Segni, da cui ebbe Ippolita e Alessandro, futuro cardinale.

Fonti e Bibl.: Sue lettere autografe in Bibl. apost. Vat., Vat. lat. 6183 e 6195; Relaz. degli ambasciatori veneti al Senato, I-II, a cura di A. Segarizzi, Bari 1912-13, ad Indices; Nunziature di Savoia, I, a cura di F. Fonzi, Roma 1960, in Fonti per la storia d'Italia, XLIV, ad Indicem; L. Salviati, Oraz. per la morte di A. d'E. (nozze Manzoni-Ballerini), Ferrara 1878; L. A. Muratori, Delle antichità estensi, II, Modena 1740, ad Indicem; G. Campori, Luigi e Lucrezia d'Este, Torino 1888, pp. 45, 49 s., 63 s.; A. F. Trotti, Appunti sull'isola del Belvedere, in Deputaz. di storia patria ferrarese, II (1889), pp. 26-32; V. Prinzivalli, La devoluz. di Ferrara alla S. Sede, in Atti della Deputaz. ferrarese di storia patria, VIII-X (1896-98), pp. 143 ss.; A. Lazzari, Le ultime tre duchesse di Ferrara, Rovigo 1952, passim; C. Righini, Due donne nel destino di Casa d'Este, Ferrara 1964, pp. 77-137 passim; L. Chiappini, Gli Estensi, Varese 1967, pp. 245 ss.; P. Litta, Le famiglie celebri d'Italia..., sub voce Este, tav. XV.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata